Territorio
Chiusura Euronics, Cgil Bat: «Atteggiamento inaccettabile»
Salta in provincia il tavolo di concertazione per l'assenza della proprietà
Andria - mercoledì 11 febbraio 2015
16.36
Non ci sta la CGIL rispetto all'assenza della proprietà del punto vendita di Euronics ad Andria al tavolo di concertazione convocato dalla Provincia di Barletta Andria Trani per cercare una soluzione alla vertenza dei 23 lavoratori che dal 1 marzo saranno disoccupati. «Ci troviamo di fronte ad un atteggiamento inaccettabile – commentano Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat e Tina Prasti, segretaria Filcams Cgil Bat – da parte della proprietà che decide di affrontare, anzi sarebbe più corretto dire non affrontare, la questione della chiusura dello store ubicato nel centro commerciale Mongolfiera di Andria e soprattutto di non interessarsi del futuro dei venti lavoratori che dal primo marzo saranno in mezzo ad una strada. La Torre in una missiva inviata alla Provincia spiega che non partecipa all'incontro non per mancanza di volontà ma perché allo stato non esistono condizioni favorevoli per il rilancio del punto vendita. Dice, inoltre, di scrivere con molto 'rammarico', peccato che facendo saltare il tavolo con la sua assenza non ha neanche provato ad incontrare le istituzioni, il Presidente Francesco Spina ed il Sindaco di Andria Nicola Giorgino, che tra l'altro ringraziamo per l'interesse mostrato, e non ha neanche voluto tentare con loro e con noi di affrontare la questione. Tutti insieme avremmo potuto trovare delle soluzioni, o almeno provarci».
«È evidente che la proprietà non era interessata ad occuparsi della vicenda. È altrettanto evidente che il fine ultimo per loro non è il lavoro ma il profitto, il mero profitto. Anzi, si è tentato di far cadere le responsabilità della stessa chiusura sui lavoratori quando, probabilmente, le cause della chiusura del negozio sono riconducibili alla gestione dello stesso. Inoltre, La Torre parla anche del ricorso al contratto di solidarietà che, a suo dire, non avrebbe sortito gli effetti sperati, dimenticando però di aggiungere che lo stesso contratto di solidarietà è stato ridotto al minimo negli ultimi mesi e completamente sospeso nel mese di dicembre. Evidentemente le cose non andavano poi così male. La chiusura di un punto vendita costituisce sempre una sconfitta per un imprenditore, scrive La Torre nella missiva. Per un dipendente rappresenta, invece, un autentico dramma, aggiungiamo noi, del quale la proprietà, non presentandosi al tavolo, ha dimostrato di non volersi occupare. Ma noi ed i lavoratori non ci arrediamo – spiegano i due sindacalisti – e stiamo valutando anche la possibilità di scioperare: un'azione che certamente non creerebbe un disagio all'azienda, visto che ormai gli scaffali sono vuoti e quindi non c'è null'altro da vendere, ma solo ed esclusivamente agli stessi addetti che così rimarcherebbero il concetto di non avere alcuna intenzione di gettare la spugna, cosa che non hanno mai fatto continuando, invece, a lavorare con impegno e dando prova di grande maturità, nonostante la spada di Damocle dei licenziamenti».
«È evidente che la proprietà non era interessata ad occuparsi della vicenda. È altrettanto evidente che il fine ultimo per loro non è il lavoro ma il profitto, il mero profitto. Anzi, si è tentato di far cadere le responsabilità della stessa chiusura sui lavoratori quando, probabilmente, le cause della chiusura del negozio sono riconducibili alla gestione dello stesso. Inoltre, La Torre parla anche del ricorso al contratto di solidarietà che, a suo dire, non avrebbe sortito gli effetti sperati, dimenticando però di aggiungere che lo stesso contratto di solidarietà è stato ridotto al minimo negli ultimi mesi e completamente sospeso nel mese di dicembre. Evidentemente le cose non andavano poi così male. La chiusura di un punto vendita costituisce sempre una sconfitta per un imprenditore, scrive La Torre nella missiva. Per un dipendente rappresenta, invece, un autentico dramma, aggiungiamo noi, del quale la proprietà, non presentandosi al tavolo, ha dimostrato di non volersi occupare. Ma noi ed i lavoratori non ci arrediamo – spiegano i due sindacalisti – e stiamo valutando anche la possibilità di scioperare: un'azione che certamente non creerebbe un disagio all'azienda, visto che ormai gli scaffali sono vuoti e quindi non c'è null'altro da vendere, ma solo ed esclusivamente agli stessi addetti che così rimarcherebbero il concetto di non avere alcuna intenzione di gettare la spugna, cosa che non hanno mai fatto continuando, invece, a lavorare con impegno e dando prova di grande maturità, nonostante la spada di Damocle dei licenziamenti».