Chiara Lubich e la Pace
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Chiara Lubich e la Pace

Gennaro 'Gino' Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria, condivide uno scritto di Chiara Lubich

Il 17 dicembre 1996 Chiara Lubich a Parigi veniva insignita del "Premio Unesco per l'Educazione alla Pace". Vista la dolorosa attualità, qui di seguito offriamo alcuni stralci del discorso da lei tenuto.

"Oggi il mondo è caratterizzato da tensioni: fra sud e nord; nel Medio Oriente, nell'Africa; da guerre, minacce di nuovi conflitti (fra Russia e Ucraina, ndr). E' così. Eppure, nonostante tutto, oggi, paradossalmente, sembra che il mondo tenda all'unità e quindi alla pace: è un segno dei tempi. Come si potrebbe pensare la pace e l'unità del mondo senza la visione di tutta l'umanità come una sola famiglia? E come vederla tale senza la presenza di un Padre per tutti? Aprire il cuore a Dio Padre, che non abbandona certo i figli al loro destino, ma li vuole accompagnare, custodire, aiutare. Egli non lascia alla sola iniziativa degli uomini il rinnovamento della società ma se ne rende cura.

Certo, per chiunque si accinga oggi a spostare le montagne dell'odio e della violenza, il compito è immane e pesante. Ma ciò che è impossibile a milioni di uomini isolati e divisi, pare diventi possibile a gente che ha fatto dell'amore scambievole, della comprensione reciproco, dell'unità, il movente essenziale della propria vita. E perché questo? C'è un perché. E qui appare, per noi cristiani, in tutta la sua luminosità e drammaticità, una parola che il mondo non vuole sentire pronunciare, perché ritenuta stoltezza, assurdità, non senso. Questa parola è croce. Non si fa nulla di buono, di utile, di fecondo al mondo senza conoscere, senza sapere accettare la fatica, la sofferenza, in una parola senza la croce. Non è uno scherzo impegnarsi a portare la pace! Occorre coraggio, occorre saper patire.

Se più uomini accettassero la sofferenza per amore, la sofferenza che richiede l'amore, essa potrebbe diventare la più potente arma per donare all'umanità la sua più alta dignità: quella di sentirsi non tanto un insieme di popoli l'uno accanto all'altro, spesso in lotta fra di loro, ma un solo popolo. Oggi uomini e donne di tutto il mondo, lentamente ma decisamente stanno tentando di essere germi di un popolo nuovo, di un mondo di pace, più solidale soprattutto verso i più piccoli e i più poveri. Che Dio Padre voglia fecondare questi nostri sforzi, con quelli di quanti sono impegnati all'eccelso fine della Pace".
  • centro igino giordani
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