Eventi e cultura
Chiara Leonetti debutta ad Andria con la mostra “Passato e Futuro delle tecniche artistiche”
L’intervista alla disegnatrice andriese, le cui opere sono esposte presso il Museo Diocesano “San Riccardo”
Andria - venerdì 24 dicembre 2021
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"Passato e Futuro delle tecniche artistiche" è il primo evento espositivo per la ventiseienne disegnatrice Chiara Leonetti, le cui opere sono, in questi giorni, esposte nel Museo Diocesano "San Riccardo" di Andria. Nata nella città federiciana, ma che per ragioni di studio prima e lavorative poi, Chiara vive, ormai da anni, a Milano: città in cui ha conseguito la laurea in Product Design, presso la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA).
Una delle sue rappresentazioni grafiche è divenuta, nei giorni scorsi, immagine di copertina del nuovo libro "Un bambino non speciale" di Berardino Dino Leonetti, stimato oncologo, medico di medicina generale, nonché padre dell'artista andriese. I disegni di Chiara, basati sulla filosofia dell'inganno percettivo, rappresentano il mondo delle chimere o degli animali che, mediante raffinati espedienti, saltano improvvisamente nella vita reale, disorientando lo spettatore. La loro spiccata originalità, ci ha spinti, noi della redazione di AndriaViva, a dedicarle uno spazio per conoscere più da vicino il suo percorso formativo, oltre che lasciarci guidare, dalle parole dell'artista, nel stravagante mondo del disegno.
1. Ciao Chiara, parlami un po' di te. Qual è stata la tua esperienza formativa?
La mia esperienza formativa ha subito alcuni cambi di rotta negli anni. Sin da piccola amavo disegnare e riprodurre ciò che vedevo intorno a me o sui libri illustrati. Mi sono diplomata all'Istituto d'Arte Federico II Stupor Mundi di Corato e a 19 anni mi sono trasferita a Milano per frequentare la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Qui però mi laureo in Product Design, inizio a lavorare nel mondo del design e della grafica allontanandomi dalla mia passione per il disegno a mano libera. Con il passare degli anni però l'esigenza di comunicare tramite le immagini e liberare la mia indole artistica si è fatta sempre più forte, tanto da farmi desiderare una carriera come illustratrice. In questo la pandemia è stata determinante perché mi ha permesso di soffermarmi sul presente e scegliere la strada giusta per il futuro. Ho quindi deciso di seguire un corso di specializzazione in illustrazione che mi ha dato gli strumenti per iniziare una nuova carriera.
2. Nei tuoi disegni esposti nel Museo Diocesano di Andria, cosa esattamente rappresenti e qual è il messaggio che intendi trasmettere?
La mostra collettiva "Passato e Futuro delle tecniche artistiche" per la quale ho esposto le mie opere, si è posta l'obiettivo di raccontare un viaggio nel tempo e di mostrare l'evoluzione delle tecniche artistiche più antiche legate alla ricerca di nuovi soggetti, linguaggio estetico e significato.
Le tre incisioni che ho realizzato per questa occasione incarnano l'unione di due elementi che mi stanno particolarmente a cuore. Il primo riguarda la tecnica: l'incisione a puntasecca su plexiglas. Si tratta di una tecnica di stampa molto antica che ho scoperto da poco e che permette di toccare con mano tutte le fasi di realizzazione dell'opera: l'incisione della matrice, l'inchiostrazione e infine la scoperta del risultato in stampa. In generale amo disegnare su carta o con tecniche tradizionali, e sono particolarmente attratta dagli strumenti che mi permettono di mantenere un contatto con la materia. Il secondo elemento è il contenuto: il mondo delle chimere o animali mescolati. Mi diverte disegnare animali, cercare di coglierne l'anima e il carattere dallo sguardo e dalle espressioni. In questo periodo creativo e di evoluzione inizio a sperimentare l'unione di più animali fra loro, giocare con le texture, enfatizzarne le dimensioni, immaginare nuove specie e nomi. In questo caso ho voluto "sfruttare" le texture dei coleotteri, di natura estremamente affascinanti, e incastonare nella loro trama lo sguardo di animali che presentano forme e giochi di colore simili. Questo con l'obiettivo di creare un'illusione ottica e di permettere al visitatore di perdersi nelle opere.
3. Hai già in passato esposto altre opere?
Ammetto con enorme emozione che questo è il mio debutto, la prima mostra a cui prendo parte. Ho fatto molti passi nell'ultimo anno e in un modo o nell'altro ho avuto la conferma di essere sulla buona strada. La possibilità di esporre le mie opere mi rende felice, è un tassello in più per la mia crescita artistica. Per questo ringrazio di cuore Genny Pietrangelo che ha curato la mostra con grande talento e professionalità e che ha voluto fortemente la mia presenza.
4. Cosa è per te l'arte? Quali sono i tuoi riferimenti artistici?
Questa è una domanda che può sembrare semplice a volte. Credo che l'arte sia la più alta forma di comunicazione, qualunque sia il suo scopo. Nel tempo è stata usata per raccontare la realtà, portare dei messaggi e raccontare storie tramandandole nei secoli, per liberare l'anima e rendere tangibile ciò che alcuni uomini erano in grado di immaginare. Per me è un'eterna scoperta, uno strumento che mi permette di osservare il mondo attraverso gli occhi e le mani altrui. Non ho la presunzione di pensare che la mia sia arte, ma ciò di cui sono sicura è che i miei lavori mi permettono di scoprire me stessa scavando ogni giorno un po' più in profondità e, perché no, di lasciare un segno del mio passaggio. Potrei elencare molti artisti e molte opere che hanno lasciato un segno dentro di me, ma ciò che mi affascina maggiormente sono i loro schizzi preparatori, i bozzetti, disegni veloci ed espressivi che precedono l'opera compiuta. Ad esempio, ho molto da imparare dai lavori preparatori di Vermeer, Rembrandt, Magritte, Mattotti, Munari... mi incuriosisce capire cosa c'è sotto le opere finite, qual è il processo mentale e artistico che l'artista compie per arrivare a quel risultato.
5. Da che cosa trai ispirazione per i tuoi disegni?
Il mio lavoro è una costante ricerca di fonti d'ispirazione, di immagini che mi permettano di comporre disegni sempre nuovi. Faccio molta ricerca, cerco di arricchire ogni giorno il mio "archivio visivo" e di immagazzinare informazioni. Osservo molto la realtà, la natura, i lavori di altri artisti e approfondisco gli aspetti che mi catturano maggiormente. In questo la mia indole curiosa e la metodologia di progettazione appresa in accademia giocano un ruolo importante. Mi hanno insegnato a non fermarmi davanti a ciò che apprezzo, restando in superficie, ma a ricercare sempre connessioni nuove. Cerco di assorbire le mie intuizioni, sperimentare, lavorare su soggetti diversi. In questo momento ho un'ossessione per i dettagli e per i contrasti di luci e ombre: la loro complessità è un come rebus che mi diverto a risolvere!
6. Qual è l'opera in cui ti identifichi maggiormente?
L'opera che in questo momento mi rappresenta di più è senza dubbio la copertina che ho realizzato per il libro Un bambino non speciale scritto e pubblicato da mio padre, Berardino Leonetti. Oltre ad avere un valore affettivo, la realizzazione di quest'opera ha costituito, per me, un lavoro di pensiero a 360° che includeva l'analisi e la comprensione del testo (l'ampiezza e la varietà dello spettro autistico), la sua traduzione in immagine (un banco di pesci tutti diversi tra loro), la scelta della tecnica più adatta a rappresentare il soggetto scelto (matita e acquerello) e, in ultimo, l'aggiunta della mia "firma", del mio stile… tutti questi elementi devono dialogare tra loro affinché l'immagine sia leggibile da tutti, e sento di esserci riuscita!
7. Progetti futuri?
Ho tanti desideri per il futuro. In questo momento sto lavorando a un albo scritto e illustrato da me, che rappresenta il viaggio onirico di una bambina accompagnata da animali strambi attraverso paesaggi surreali mai visti prima. Per il momento non posso raccontare altro ma posso dire che è un progetto ambizioso, in cui credo molto.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 31 dicembre dalle ore 9:30 alle ore 12:30 e dalle ore 16:00 alle ore 20:00, presso il Museo Diocesano "San Riccardo".
Vi proponiamo qui una serie di suoi disegni.
Una delle sue rappresentazioni grafiche è divenuta, nei giorni scorsi, immagine di copertina del nuovo libro "Un bambino non speciale" di Berardino Dino Leonetti, stimato oncologo, medico di medicina generale, nonché padre dell'artista andriese. I disegni di Chiara, basati sulla filosofia dell'inganno percettivo, rappresentano il mondo delle chimere o degli animali che, mediante raffinati espedienti, saltano improvvisamente nella vita reale, disorientando lo spettatore. La loro spiccata originalità, ci ha spinti, noi della redazione di AndriaViva, a dedicarle uno spazio per conoscere più da vicino il suo percorso formativo, oltre che lasciarci guidare, dalle parole dell'artista, nel stravagante mondo del disegno.
1. Ciao Chiara, parlami un po' di te. Qual è stata la tua esperienza formativa?
La mia esperienza formativa ha subito alcuni cambi di rotta negli anni. Sin da piccola amavo disegnare e riprodurre ciò che vedevo intorno a me o sui libri illustrati. Mi sono diplomata all'Istituto d'Arte Federico II Stupor Mundi di Corato e a 19 anni mi sono trasferita a Milano per frequentare la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Qui però mi laureo in Product Design, inizio a lavorare nel mondo del design e della grafica allontanandomi dalla mia passione per il disegno a mano libera. Con il passare degli anni però l'esigenza di comunicare tramite le immagini e liberare la mia indole artistica si è fatta sempre più forte, tanto da farmi desiderare una carriera come illustratrice. In questo la pandemia è stata determinante perché mi ha permesso di soffermarmi sul presente e scegliere la strada giusta per il futuro. Ho quindi deciso di seguire un corso di specializzazione in illustrazione che mi ha dato gli strumenti per iniziare una nuova carriera.
2. Nei tuoi disegni esposti nel Museo Diocesano di Andria, cosa esattamente rappresenti e qual è il messaggio che intendi trasmettere?
La mostra collettiva "Passato e Futuro delle tecniche artistiche" per la quale ho esposto le mie opere, si è posta l'obiettivo di raccontare un viaggio nel tempo e di mostrare l'evoluzione delle tecniche artistiche più antiche legate alla ricerca di nuovi soggetti, linguaggio estetico e significato.
Le tre incisioni che ho realizzato per questa occasione incarnano l'unione di due elementi che mi stanno particolarmente a cuore. Il primo riguarda la tecnica: l'incisione a puntasecca su plexiglas. Si tratta di una tecnica di stampa molto antica che ho scoperto da poco e che permette di toccare con mano tutte le fasi di realizzazione dell'opera: l'incisione della matrice, l'inchiostrazione e infine la scoperta del risultato in stampa. In generale amo disegnare su carta o con tecniche tradizionali, e sono particolarmente attratta dagli strumenti che mi permettono di mantenere un contatto con la materia. Il secondo elemento è il contenuto: il mondo delle chimere o animali mescolati. Mi diverte disegnare animali, cercare di coglierne l'anima e il carattere dallo sguardo e dalle espressioni. In questo periodo creativo e di evoluzione inizio a sperimentare l'unione di più animali fra loro, giocare con le texture, enfatizzarne le dimensioni, immaginare nuove specie e nomi. In questo caso ho voluto "sfruttare" le texture dei coleotteri, di natura estremamente affascinanti, e incastonare nella loro trama lo sguardo di animali che presentano forme e giochi di colore simili. Questo con l'obiettivo di creare un'illusione ottica e di permettere al visitatore di perdersi nelle opere.
3. Hai già in passato esposto altre opere?
Ammetto con enorme emozione che questo è il mio debutto, la prima mostra a cui prendo parte. Ho fatto molti passi nell'ultimo anno e in un modo o nell'altro ho avuto la conferma di essere sulla buona strada. La possibilità di esporre le mie opere mi rende felice, è un tassello in più per la mia crescita artistica. Per questo ringrazio di cuore Genny Pietrangelo che ha curato la mostra con grande talento e professionalità e che ha voluto fortemente la mia presenza.
4. Cosa è per te l'arte? Quali sono i tuoi riferimenti artistici?
Questa è una domanda che può sembrare semplice a volte. Credo che l'arte sia la più alta forma di comunicazione, qualunque sia il suo scopo. Nel tempo è stata usata per raccontare la realtà, portare dei messaggi e raccontare storie tramandandole nei secoli, per liberare l'anima e rendere tangibile ciò che alcuni uomini erano in grado di immaginare. Per me è un'eterna scoperta, uno strumento che mi permette di osservare il mondo attraverso gli occhi e le mani altrui. Non ho la presunzione di pensare che la mia sia arte, ma ciò di cui sono sicura è che i miei lavori mi permettono di scoprire me stessa scavando ogni giorno un po' più in profondità e, perché no, di lasciare un segno del mio passaggio. Potrei elencare molti artisti e molte opere che hanno lasciato un segno dentro di me, ma ciò che mi affascina maggiormente sono i loro schizzi preparatori, i bozzetti, disegni veloci ed espressivi che precedono l'opera compiuta. Ad esempio, ho molto da imparare dai lavori preparatori di Vermeer, Rembrandt, Magritte, Mattotti, Munari... mi incuriosisce capire cosa c'è sotto le opere finite, qual è il processo mentale e artistico che l'artista compie per arrivare a quel risultato.
5. Da che cosa trai ispirazione per i tuoi disegni?
Il mio lavoro è una costante ricerca di fonti d'ispirazione, di immagini che mi permettano di comporre disegni sempre nuovi. Faccio molta ricerca, cerco di arricchire ogni giorno il mio "archivio visivo" e di immagazzinare informazioni. Osservo molto la realtà, la natura, i lavori di altri artisti e approfondisco gli aspetti che mi catturano maggiormente. In questo la mia indole curiosa e la metodologia di progettazione appresa in accademia giocano un ruolo importante. Mi hanno insegnato a non fermarmi davanti a ciò che apprezzo, restando in superficie, ma a ricercare sempre connessioni nuove. Cerco di assorbire le mie intuizioni, sperimentare, lavorare su soggetti diversi. In questo momento ho un'ossessione per i dettagli e per i contrasti di luci e ombre: la loro complessità è un come rebus che mi diverto a risolvere!
6. Qual è l'opera in cui ti identifichi maggiormente?
L'opera che in questo momento mi rappresenta di più è senza dubbio la copertina che ho realizzato per il libro Un bambino non speciale scritto e pubblicato da mio padre, Berardino Leonetti. Oltre ad avere un valore affettivo, la realizzazione di quest'opera ha costituito, per me, un lavoro di pensiero a 360° che includeva l'analisi e la comprensione del testo (l'ampiezza e la varietà dello spettro autistico), la sua traduzione in immagine (un banco di pesci tutti diversi tra loro), la scelta della tecnica più adatta a rappresentare il soggetto scelto (matita e acquerello) e, in ultimo, l'aggiunta della mia "firma", del mio stile… tutti questi elementi devono dialogare tra loro affinché l'immagine sia leggibile da tutti, e sento di esserci riuscita!
7. Progetti futuri?
Ho tanti desideri per il futuro. In questo momento sto lavorando a un albo scritto e illustrato da me, che rappresenta il viaggio onirico di una bambina accompagnata da animali strambi attraverso paesaggi surreali mai visti prima. Per il momento non posso raccontare altro ma posso dire che è un progetto ambizioso, in cui credo molto.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 31 dicembre dalle ore 9:30 alle ore 12:30 e dalle ore 16:00 alle ore 20:00, presso il Museo Diocesano "San Riccardo".
Vi proponiamo qui una serie di suoi disegni.