Politica
Caos Provincia, Bruno: «Non utilizzare questa vicenda per arrivismi»
La consigliera di Provincia Civica racconta il suo Consiglio Provinciale
BAT - sabato 30 gennaio 2016
1.18
«Si è concluso da poche ore un Consiglio Provinciale kafkiano. Era stato convocato qualche giorno addietro, con 9 punti all'ordine del giorno, molti dei quali riguardanti debiti fuori bilancio derivanti dall'amministrazione Ventola. Nel frattempo, recentemente, è scoppiata la querelle politica tutta legata al tesseramento al PD del Presidente della Provincia Francesco Spina. Il Presidente stamattina si è presentato dimissionario, rimettendo ai consiglieri la decisione in ordine al futuro del governo dell'Ente, dopo averli ragguagliati su una serie di provvedimenti indifferibili e importanti per i territori, che sarebbero penalizzati dallo scioglimento del Consiglio (opera Bonomo, assistenza scolastica, edilizia scolastica, vicende ambientali, mobilità del personale ecc...)». Inizia così il racconto del Consiglio Provinciale di ieri di Giovanna Bruno, Consigliere Provinciale di Provincia Civica. In aula, però, erano presenti solo i 5 consiglieri di centro-sinistra e due della "ex" maggioranza di centro destra. Dopo le parole del Presidente, il dibattito politico si è aperto con l'intervento della consigliera provinciale avv. Giovanna Bruno di Provincia Civica che ha così stigmatizzato quanto stava accadendo: «Ad ottobre del 2014 ho partecipato alla competizione provinciale in seno ad una lista che era il raggruppamento di Scelta Civica e di liste civiche presenti nei diversi Comuni - ha detto Giovanna Bruno - Si era scelto di non apparentarsi a nessuno dei due candidati Presidente (Spina e Cascella), nella convinzione che la Legge Del Rio intendesse la gestione di un Ente di secondo livello quale la Provincia, non come terreno di scontro tra partiti, ma come condivisione territoriale di servizi alle Comunità».
«Ai consigli comunali era stato affidato il compito di scegliere i propri rappresentanti per formare il Consiglio Provinciale e quindi ci si auspicava che anche sul Presidente ci potesse essere condivisione e non frazionamento. Occorreva uno scatto di maturità politica che nessuno, oserei dire, ha avuto. Si fecero le liste, si litigò per eleggere questo o quel Presidente. Solo la nostra lista rimase fuori da questa diatriba e riuscì ad eleggere con la sottoscritta un proprio rappresentante. Ho mantenuto sempre questa terzietà, decidendo volta per volta, nell'interesse dei territori, se votare favorevolmente un provvedimento o astenermi o votare contro. Sempre ho anteposto gli interessi delle Comunità, consapevole della responsabilità politica che ricoprivo e ricopro in quell'assise provinciale. Responsabilità, è bene sottolinearlo, gratuita: i Consiglieri, il Presidente e i Sindaci non percepiscono alcun emolumento, anzi a nostre spese ci muoviamo nel territorio della BAT ed a nostre spese facciamo tutto ciò che è di ausilio e supporto alla nostra funzione. Personalmente ho sempre contestato al Presidente l'errore di aver attribuito deleghe a sette consiglieri, creando di fatto una maggioranza ed una opposizione che invece la legge Del Rio non prevedeva per come strutturata. Il Presidente è stato ingabbiato da quella stessa maggioranza che lo ha eletto e che oggi non si è nemmeno presentata in aula perché non condivide il passaggio di Spina al PD».
«Comprensibile, ci mancherebbe; ma una domanda sorge spontanea: come mai quei consiglieri di centro destra non hanno detto una parola sul passaggio (un anno fa) di Spina a coordinatore delle liste Emiliano? Come mai hanno continuato a tenere per sé le deleghe loro attribuite e solo ieri le hanno rimesse nelle mani del Presidente? E perché non si sono dimessi loro da consiglieri? È chiaro che queste sono tutte dinamiche interne ad una parte politica, così come tutte interne al PD sono le polemiche sul tesseramento delle scorse ore. Una cosa è certa: la Provincia, fin tanto che esiste, deve essere governata per risolvere le tante problematiche territoriali. Il segretario generale della Provincia ha spiegato in aula che le dimissioni singole del Presidente non determinano lo scioglimento del Consiglio Provinciale, così come se io mi dimettessi da singolo consigliere, anche solo come forma di protesta rispetto a questa strana situazione, non otterrei altro se non di essere surrogata dal primo dei non eletti dopo di me. Pertanto, ove ci fosse realmente la volontà di sciogliere il consiglio, se gli altri 11 consiglieri e il Presidente condividessero tale impostazione, dovremmo questa mattina presentare le nostre dimissioni irrevocabili al Prefetto per determinare lo scioglimento e la conseguente nomina di un Commissario. Altrimenti, se qualcuno pensa di utilizzare questa vicenda per arrivismi riposizionamenti o formazione di nuovi equilibri politici, io non ci sto, supportata dal gruppo che ha contribuito ad eleggermi. Continuerò a svolgere il mio ruolo, metterò a disposizione le mie competenze senza deleghe o robe del genere, mi metterò in dialogo o in contestazione nell'esclusivo interesse delle Comunità, nel tentativo (purtroppo sempre più difficile) di dare dignità alla politica. I balletti di poltrone o i rimpasti o i trasversalismi non fanno parte del mio dna politico, così come non mi appartiene scappare davanti alle responsabilità. Qualcuno oggi mi diceva che avrei fatto meglio a non presentarmi in aula per rimanere fuori da questa polemica. No, non è da me fuggire: io in aula ci sono stata a rimarcare con determinazione la mia idea e a dare un contributo per non lasciare l'Ente in balia di se stesso. E gli altri...dov'erano? Quelli che dovevano approvare i debiti fuori bilancio, che fine hanno fatto?"».
«Ai consigli comunali era stato affidato il compito di scegliere i propri rappresentanti per formare il Consiglio Provinciale e quindi ci si auspicava che anche sul Presidente ci potesse essere condivisione e non frazionamento. Occorreva uno scatto di maturità politica che nessuno, oserei dire, ha avuto. Si fecero le liste, si litigò per eleggere questo o quel Presidente. Solo la nostra lista rimase fuori da questa diatriba e riuscì ad eleggere con la sottoscritta un proprio rappresentante. Ho mantenuto sempre questa terzietà, decidendo volta per volta, nell'interesse dei territori, se votare favorevolmente un provvedimento o astenermi o votare contro. Sempre ho anteposto gli interessi delle Comunità, consapevole della responsabilità politica che ricoprivo e ricopro in quell'assise provinciale. Responsabilità, è bene sottolinearlo, gratuita: i Consiglieri, il Presidente e i Sindaci non percepiscono alcun emolumento, anzi a nostre spese ci muoviamo nel territorio della BAT ed a nostre spese facciamo tutto ciò che è di ausilio e supporto alla nostra funzione. Personalmente ho sempre contestato al Presidente l'errore di aver attribuito deleghe a sette consiglieri, creando di fatto una maggioranza ed una opposizione che invece la legge Del Rio non prevedeva per come strutturata. Il Presidente è stato ingabbiato da quella stessa maggioranza che lo ha eletto e che oggi non si è nemmeno presentata in aula perché non condivide il passaggio di Spina al PD».
«Comprensibile, ci mancherebbe; ma una domanda sorge spontanea: come mai quei consiglieri di centro destra non hanno detto una parola sul passaggio (un anno fa) di Spina a coordinatore delle liste Emiliano? Come mai hanno continuato a tenere per sé le deleghe loro attribuite e solo ieri le hanno rimesse nelle mani del Presidente? E perché non si sono dimessi loro da consiglieri? È chiaro che queste sono tutte dinamiche interne ad una parte politica, così come tutte interne al PD sono le polemiche sul tesseramento delle scorse ore. Una cosa è certa: la Provincia, fin tanto che esiste, deve essere governata per risolvere le tante problematiche territoriali. Il segretario generale della Provincia ha spiegato in aula che le dimissioni singole del Presidente non determinano lo scioglimento del Consiglio Provinciale, così come se io mi dimettessi da singolo consigliere, anche solo come forma di protesta rispetto a questa strana situazione, non otterrei altro se non di essere surrogata dal primo dei non eletti dopo di me. Pertanto, ove ci fosse realmente la volontà di sciogliere il consiglio, se gli altri 11 consiglieri e il Presidente condividessero tale impostazione, dovremmo questa mattina presentare le nostre dimissioni irrevocabili al Prefetto per determinare lo scioglimento e la conseguente nomina di un Commissario. Altrimenti, se qualcuno pensa di utilizzare questa vicenda per arrivismi riposizionamenti o formazione di nuovi equilibri politici, io non ci sto, supportata dal gruppo che ha contribuito ad eleggermi. Continuerò a svolgere il mio ruolo, metterò a disposizione le mie competenze senza deleghe o robe del genere, mi metterò in dialogo o in contestazione nell'esclusivo interesse delle Comunità, nel tentativo (purtroppo sempre più difficile) di dare dignità alla politica. I balletti di poltrone o i rimpasti o i trasversalismi non fanno parte del mio dna politico, così come non mi appartiene scappare davanti alle responsabilità. Qualcuno oggi mi diceva che avrei fatto meglio a non presentarmi in aula per rimanere fuori da questa polemica. No, non è da me fuggire: io in aula ci sono stata a rimarcare con determinazione la mia idea e a dare un contributo per non lasciare l'Ente in balia di se stesso. E gli altri...dov'erano? Quelli che dovevano approvare i debiti fuori bilancio, che fine hanno fatto?"».