Enti locali
Canili svuotati e strade piene? Polemica tra Oipa, M5S e amministrazione
Oipa: «Vogliamo risposte concrete»
Andria - mercoledì 18 gennaio 2017
12.47
Qualche giorno fa il Movimento 5 Stelle e la sezione cittadina dell'Organizzazione Internazionale Protezione Animali avevano espresso, in una nota, le loro perplessità sulla problematica relativa al fenomeno del randagismo e della gestione canili privati e rapporti con il Comune. Nel tentativo di fare chiarezza, avevano rivolto tali quesiti al Primo cittadino:
- Qual è la situazione attuale dei cani randagi già in custodia al Comune di Andria?
- Quali sono le strutture attualmente utilizzate?
- Quali iniziative per le adozioni sono in atto da parte del Comune?
- Se un cittadino segnala un randagio pericoloso si può intervenire?
- La polizza assicurativa prevista dalla legge a carico del Comune è stata rinnovata?
Interpellato, il Sindaco Giorgino risponde con tali parole: «Si tratta di una problematica di carattere amministrativo e giuridico che gli uffici stano affrontando; si è tenuta infatti una conferenza sui servizi. Bisogna cercare di intervenire tempestivamente e laddove non sia possibile riuscire a sanare tale problematica di carattere amministrativo giuridico, sarà possibile utilizzare altri strumenti previsti dalla legge e permettere la riammissione dei cani sul territorio».
Ma non tarda ad arrivare il commento dei Pentastellati: «Già nel 2014 i veterinari della ASL avevano segnalato al sindaco Nicola Giorgino che c'era un problema sull'idoneità delle strutture che ospitavano i cani – afferma Giuseppe d'Ambrosio - Giorgino lo chiama oggi, nel 2017, "problema amministrativo-giuridico" e minaccia addirittura una ordinanza per la riammissione dei cani sul territorio; cioè, un sindaco ed una amministrazione incapaci, non riuscendo a risolvere il problema, vorrebbero far pagare questa loro incapacità ai cittadini ed ai poveri cani».
Non maggiormente accomodanti sono le affermazioni dell'Associazione Oipa, che repentinamente risponde: «Una città di più di 100mila abitanti non può non avere neanche un canile. Inoltre, facciamo notare che l'ambulatorio Asl è ospitato all'interno di una delle due strutture oggi chiuse, pertanto attualmente ad Andria non vengono più effettuate sterilizzazioni, il che è folle data l'enorme entità del problema randagismo! E' evidente che se non si sterilizza a tappeto il problema del randagismo ad Andria non potrà che aumentare esponenzialmente: per ogni cane che, con enormi difficoltà, cerchiamo di far adottare, nasce una nuova cucciolata a causa dei randagi non sterilizzati. Noi volontari cerchiamo di svuotare il mare con un cucchiaino – queste le parole dense di amarezza della delegata Mariangela Abbasciano, che propone un nuovo interrogativo - In mancanza di una struttura autorizzata in cui spostare i cani attualmente ospiti dei rifugi ai quali è stata revocata l'autorizzazione, quale sarà il destino di questi cani? C'è l'ipotesi che vengano spostati fuori provincia (o addirittura fuori regione), con costi di trasferimento a carico della collettività, per non parlare del fatto che noi volontari, dopo averli curati, seguiti e accuditi per anni, ne perderemmo le tracce. Altra scellerata ipotesi sarebbe la reimmissione sul territorio. Lasciamo immaginare ai cittadini cosa vuol dire reimmettere sul territorio oltre 250 cani che oggi sono detenuti in canile, per molti dei quali tra l'altro questo sarebbe un vero e proprio maltrattamento, considerato che dopo anni di vita in canile difficilmente sarebbero in grado di cavarsela da soli per strada, per non parlare dei cani anziani e malati che necessitano di terapie impossibili da somministrare se venissero reimmessi sul territorio. Su questi reali problemi avremmo voluto delle risposte concrete!».
- Qual è la situazione attuale dei cani randagi già in custodia al Comune di Andria?
- Quali sono le strutture attualmente utilizzate?
- Quali iniziative per le adozioni sono in atto da parte del Comune?
- Se un cittadino segnala un randagio pericoloso si può intervenire?
- La polizza assicurativa prevista dalla legge a carico del Comune è stata rinnovata?
Interpellato, il Sindaco Giorgino risponde con tali parole: «Si tratta di una problematica di carattere amministrativo e giuridico che gli uffici stano affrontando; si è tenuta infatti una conferenza sui servizi. Bisogna cercare di intervenire tempestivamente e laddove non sia possibile riuscire a sanare tale problematica di carattere amministrativo giuridico, sarà possibile utilizzare altri strumenti previsti dalla legge e permettere la riammissione dei cani sul territorio».
Ma non tarda ad arrivare il commento dei Pentastellati: «Già nel 2014 i veterinari della ASL avevano segnalato al sindaco Nicola Giorgino che c'era un problema sull'idoneità delle strutture che ospitavano i cani – afferma Giuseppe d'Ambrosio - Giorgino lo chiama oggi, nel 2017, "problema amministrativo-giuridico" e minaccia addirittura una ordinanza per la riammissione dei cani sul territorio; cioè, un sindaco ed una amministrazione incapaci, non riuscendo a risolvere il problema, vorrebbero far pagare questa loro incapacità ai cittadini ed ai poveri cani».
Non maggiormente accomodanti sono le affermazioni dell'Associazione Oipa, che repentinamente risponde: «Una città di più di 100mila abitanti non può non avere neanche un canile. Inoltre, facciamo notare che l'ambulatorio Asl è ospitato all'interno di una delle due strutture oggi chiuse, pertanto attualmente ad Andria non vengono più effettuate sterilizzazioni, il che è folle data l'enorme entità del problema randagismo! E' evidente che se non si sterilizza a tappeto il problema del randagismo ad Andria non potrà che aumentare esponenzialmente: per ogni cane che, con enormi difficoltà, cerchiamo di far adottare, nasce una nuova cucciolata a causa dei randagi non sterilizzati. Noi volontari cerchiamo di svuotare il mare con un cucchiaino – queste le parole dense di amarezza della delegata Mariangela Abbasciano, che propone un nuovo interrogativo - In mancanza di una struttura autorizzata in cui spostare i cani attualmente ospiti dei rifugi ai quali è stata revocata l'autorizzazione, quale sarà il destino di questi cani? C'è l'ipotesi che vengano spostati fuori provincia (o addirittura fuori regione), con costi di trasferimento a carico della collettività, per non parlare del fatto che noi volontari, dopo averli curati, seguiti e accuditi per anni, ne perderemmo le tracce. Altra scellerata ipotesi sarebbe la reimmissione sul territorio. Lasciamo immaginare ai cittadini cosa vuol dire reimmettere sul territorio oltre 250 cani che oggi sono detenuti in canile, per molti dei quali tra l'altro questo sarebbe un vero e proprio maltrattamento, considerato che dopo anni di vita in canile difficilmente sarebbero in grado di cavarsela da soli per strada, per non parlare dei cani anziani e malati che necessitano di terapie impossibili da somministrare se venissero reimmessi sul territorio. Su questi reali problemi avremmo voluto delle risposte concrete!».