Attualità
Cane sbranato trovato ai piedi di Castel del Monte: attacco di cani inselvatichiti o di un lupo?
E' accaduto nei giorni scorsi. Coldiretti aveva lanciato l'allarme sulla presenza di questi predatori
Andria - martedì 14 luglio 2020
8.42
E' accaduto nei giorni scorsi proprio ai piedi del maniero federiciano. Un cane di grossa taglia è stato ritrovato sbranato da alcuni dei sorveglianti di Castel del Monte, poco prima che il maniero riaprisse al pubblico. Le condizioni in cui si trovava il povero animale facevano propendere per un attacco di più animali. Immediatamente sul posto sono giunti da Andria, allertati dal Comando della Polizia Locale, dipendenti della Sangalli che hanno provveduto non solo a rimuovere la carcassa dell'animale ma a ripulire la zona, prima dell'arrivo dei turisti. Ma chi era stato ad attaccare ed a ridurre in quelle condizioni il cane randagio?
Purtroppo, nei giorni scorsi Coldiretti Puglia aveva sottolineato come l'episodio della turistica aggredita da un lupo a Lecce riproponeva la preoccupante proliferazione di lupi, cani inselvatichiti e ibridi in molte parti della nostra regione. Infatti, la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti sulla Murgia barese e tarantina e sul Gargano, tanto da far chiedere in più di una occasione non solo più controlli ma anche azioni di contenimento.
"Nel giro di dieci anni i lupi si sono moltiplicati, mettendo a rischio non solo gli animali nelle stalle e al pascolo, ma anche la vita stessa di agricoltori e pastori. In Puglia sono enormi le perdite registrate in campagna causate dalla fauna selvatica, con un danno pari ad oltre 11,5 milioni di euro. Sono essenziali misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l'allevamento è l'attività principale, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze pugliesi, come la pecora 'Gentile' di Altamura o la 'Moscia' leccese. Il problema dei grandi carnivori sta diventando insostenibile ed è necessario trovare una soluzione in tempi rapidi", denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. "Il tema ormai ingestibile della fauna selvatica e dei predatori – insiste il presidente Muraglia - va affrontato ai massimi livelli con una strategia congiunta tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Puglia per stabilire le misure da adottare a tutela delle aziende agricole e zootecniche".
Le prede o spariscono perché i lupi le portano via o vengono azzannate alla giugulare e lasciate morte in loco - riferisce Coldiretti Puglia - oppure se ne ritrovano solo brandelli e i numeri la dicono lunga sulla necessità di innalzare il livello di allerta e programmare efficaci attività di riequilibrio della fauna selvatica che mette a repentaglio la stessa incolumità delle persone. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa la Coldiretti Puglia – i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti.
Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le aree zootecniche e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – afferma Coldiretti Puglia - aree straordinarie come la Murgia barese e tarantina e il Gargano muoiono, l'ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.
Negli ultimi anni si è reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. La resistenza degli agricoltori è al limite – spiega la Coldiretti – è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione.
Del resto, questa situazione si somma ai problemi di sovrappopolamento di numerose altre specie selvatiche, dai cinghiali agli storni, dai cormorani alle lepri, che si moltiplicano in una situazione di assoluta mancanza di adeguate misure di programmazione necessaria per evitare il conflitto con il lavoro agricolo.
Solo da gennaio a settembre 2019 – conclude Coldiretti Puglia - i lupi hanno attaccato, ferito e ucciso pecore, agnelli, mucche, vitelli, capre, suini, asini, cavalli, per un totale di 510 capi, sulla base delle denunce degli allevatori.
Inutile dire che questo episodio è il primo di questo genere che accade proprio sotto il maniero federiciano, in una zona dove la presenza dei turisti è praticamente continua. Negli anni scorsi gli attacchi erano avvenuti in qualche ovile dell'altopiano murgiano, tra Andria, Corato Spinazzola e Minervino, ma mai in una zona così aperta e popolata.
Purtroppo, nei giorni scorsi Coldiretti Puglia aveva sottolineato come l'episodio della turistica aggredita da un lupo a Lecce riproponeva la preoccupante proliferazione di lupi, cani inselvatichiti e ibridi in molte parti della nostra regione. Infatti, la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti sulla Murgia barese e tarantina e sul Gargano, tanto da far chiedere in più di una occasione non solo più controlli ma anche azioni di contenimento.
"Nel giro di dieci anni i lupi si sono moltiplicati, mettendo a rischio non solo gli animali nelle stalle e al pascolo, ma anche la vita stessa di agricoltori e pastori. In Puglia sono enormi le perdite registrate in campagna causate dalla fauna selvatica, con un danno pari ad oltre 11,5 milioni di euro. Sono essenziali misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l'allevamento è l'attività principale, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze pugliesi, come la pecora 'Gentile' di Altamura o la 'Moscia' leccese. Il problema dei grandi carnivori sta diventando insostenibile ed è necessario trovare una soluzione in tempi rapidi", denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. "Il tema ormai ingestibile della fauna selvatica e dei predatori – insiste il presidente Muraglia - va affrontato ai massimi livelli con una strategia congiunta tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Puglia per stabilire le misure da adottare a tutela delle aziende agricole e zootecniche".
Le prede o spariscono perché i lupi le portano via o vengono azzannate alla giugulare e lasciate morte in loco - riferisce Coldiretti Puglia - oppure se ne ritrovano solo brandelli e i numeri la dicono lunga sulla necessità di innalzare il livello di allerta e programmare efficaci attività di riequilibrio della fauna selvatica che mette a repentaglio la stessa incolumità delle persone. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa la Coldiretti Puglia – i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti.
Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le aree zootecniche e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – afferma Coldiretti Puglia - aree straordinarie come la Murgia barese e tarantina e il Gargano muoiono, l'ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.
Negli ultimi anni si è reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. La resistenza degli agricoltori è al limite – spiega la Coldiretti – è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione.
Del resto, questa situazione si somma ai problemi di sovrappopolamento di numerose altre specie selvatiche, dai cinghiali agli storni, dai cormorani alle lepri, che si moltiplicano in una situazione di assoluta mancanza di adeguate misure di programmazione necessaria per evitare il conflitto con il lavoro agricolo.
Solo da gennaio a settembre 2019 – conclude Coldiretti Puglia - i lupi hanno attaccato, ferito e ucciso pecore, agnelli, mucche, vitelli, capre, suini, asini, cavalli, per un totale di 510 capi, sulla base delle denunce degli allevatori.
Inutile dire che questo episodio è il primo di questo genere che accade proprio sotto il maniero federiciano, in una zona dove la presenza dei turisti è praticamente continua. Negli anni scorsi gli attacchi erano avvenuti in qualche ovile dell'altopiano murgiano, tra Andria, Corato Spinazzola e Minervino, ma mai in una zona così aperta e popolata.