Acinellatura
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Cronaca

Bracciante morta in un vigneto, l'autopsia conferma: fu infarto

Prime certezze nell'inchiesta della Procura di Trani sui fatti di luglio

La morte della bracciante agricola di San Giorgio Jonico (nel Tarantino), la 49enne Paola Clemente, avvenuta il 13 luglio scorso nelle campagne di Andria, è stata causata da «una sindrome coronarica acuta in paziente affetta da riferita ipertensione (in trattamento) e da riferita familiarità per cardiopatia». In altre parole, la donna aveva già dei problemi che hanno portato all'infarto rivelatosi mortale, così come riferito dagli stessi parenti. È quanto emerge dall'autopsia eseguita dal medico legale Alessandro Dell'Erba, con la consulenza del tossicologo Roberto Gagliano Candela, sul corpo riesumato il 25 agosto in seguito alla denuncia della famiglia.

Esclusa la presenza di sostanze tossiche nel fegato, si è invece accertato che, nei tre-quattro giorni precedenti al decesso, la donna aveva accusato «cervicalgia e brachialgia» e per questo assumeva antidolorifici. Stessi sintomi che avrebbe accusato - stando alle testimonianze delle colleghe riportate nella relazione medico-legale - anche il 13 luglio dalle 3 di mattina, quando era in viaggio sul pullman da San Giorgio Jonico verso Andria. La morte avvenne alle 8,30.

La donna, che era stata assunta per il lavoro stagionale di acinellatura dell'uva attraverso un'agenzia interinale, non era stata sottoposta a visita medica preventiva. Ma - come si legge nelle conclusioni dell'autopsia - «non è possibile affermare con possibilità prossima allo zero che le eventuali risultanze emerse dalla stessa avrebbero potuto sconsigliare e/o differentemente orientare l'attività lavorativa della Clemente».

Nel registro degli indagati il pm della Procura di Trani, Alessandro Pesce, nei mesi scorsi ha iscritto per i reati di omicidio colposo e omesso controllo sette persone. Oltre a Ciro Grassi (proprietario del bus che portò Paola Clemente in campagna il 13 luglio), Salvatore Filippo Zurlo (l'autista) e Luigi Terrone (titolare dell'azienda Ortofrutta Meridionale di Corato, che aveva ingaggiato le operaie stagionali), sono indagati anche Pietro Bello (barese, direttore dell'agenzia Inforgroup di Noicattaro che aveva mandato Paola a lavorare in campagna) e Gianpietro Marinaro (il ragioniere dell'agenzia, originario di Mola di Bari e residente a San Giorgio Jonico); e poi le sorelle Maria Lucia Marinaro e Giovanna Marinaro di Monteiasi (nel Tarantino), la prima moglie di Grassi e la seconda ritenuta una delle "capo-squadra" in campagna.
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