Territorio
Bosco di Finizio, Verdi: «Manca una cultura ambientale vera»
Alcune considerazioni e suggerimenti del coordinatore cittadino Nicola Montepulciano
Andria - martedì 4 aprile 2017
11.40
Oggetto di recente di un acceso dibattito politico, le polemiche sulla situazione relativa al Bosco di Finizio, non si smorzano mai. Ma c'è chi allo sterile rimbalzo di responsabilità preferisce fare, invece, considerazioni e dare qualche suggerimento per la futura gestione. È il caso del coordinamento dei Verdi di Andria, rappresentato da Nicola Montepulciano che, in una nota, stigmatizza l'atteggiamento della politica che a suo dire «continua a creare solo conflitti nel tentativo becero di affermare una posizione predominante di una parte politica rispetto ad un'altra, magari nel maldestro tentativo di strappare qualche consenso o peggio di difendere l'indifendibile, a sostegno solo dell'aspetto economico piuttosto che ambientale».
«In nessun comunicato si è considerata la grande valenza ambientale che quel rimboschimento rappresenta, né, tanto meno, ci si è preoccupati di indicarne un'adeguata gestione ecologica. Ed è questo che ci interessa non la difesa degli aspetti speculativi, i contratti, le vicende burocratiche e giudiziarie. Perciò ci permettiamo di dare qualche suggerimento tecnico sulla futura gestione. Il bosco di Finizio non è naturale, ma artificiale, essendo un rimboschimento realizzato, circa 40 anni fa, a conifere e non solo, e come tale va trattato. Ha bisogno di cure particolari. E' paragonabile ad una coltivazione ad uliveto, a piante da recisione, a particolare produzione di pregio etc, dove la presenza di conduttori specializzati è essenziale. Un bosco artificiale a conifere nel territorio andriese è soggetto ad una lentissima quanto delicatissima evoluzione dovuta al fenomeno della "rinaturalizzazione", e significa che, pian piano, attraverso delicati interventi fatti, gratuitamente, dalla Natura, si insediano piante tipiche del territorio in cui è stato attuato un rimboschimento. Significa anche un probabile, augurabile ritorno alle condizioni ambientali che vi sarebbero state prima degli sconsiderati interventi dell'uomo: tagli, incendi, pascolo eccessivo, caccia, etc. La pianta boschiva del nostro territorio è la specie quercina roverella (Quercus pubescens Willd, 1805) che da noi forma boschi puri, cioè di sole roverelle. Con questa specie sta avvenendo la "rinaturalizzazione", fenomeno osservato in tutti i rimboschimenti nel nostro territorio. Con un particolare. In un rimboschimento realizzato vicino ad un bosco di querce roverelle si registra la presenza di numerose plantule quercine che non in quello più lontano. Quello realizzato a Castel del Monte ne presenta moltissime perché ad centinaio di metri vi è un bosco rado di querce. Pochissime a Finizio. Ed è questo l'aspetto che bisogna curare nei due rimboschimenti, e negli altri. Si vieta la caccia, il pascolo per non danneggiare il delicato sviluppo delle plantule. Anche la frequentazione umana viene ridotta il più possibile. Per questo - prosegue l'esponente dei Verdi - si realizzano discreti percorsi pedonali obbligati e si impediscono attività dannosissime quali corse campestri, ciclocross, motocross, pic-nic. Suggeriamo un modo molto semplice per favorire lo sviluppo più veloce delle plantule quercine spontanee che, per vari motivi, legati all'ambiente in cui nascono, crescono lentamente e spesso deperiscono. Molto vicine a queste si inserisce nel terreno un tubo di cartone pressato per introdurre una modestissima quantità d'acqua, che così va direttamente alle radici. In un rimboschimento è sufficiente trattare in questo modo 7-8 plantule ( o di più, se è possibile ), ad una distanza minima di 10m l'un l'altra, per 3 o 4 anni. L'acqua va introdotta 1 o 2 volte alla settimana nel periodo che va da maggio ad agosto. Attorno ad ogni plantula così trattata vanno tolte tutte le piante conifere, grandi o piccole che siano e più ancora gli eventuali eucalipti perché sono piante che succhiano acqua da tutte le parti togliendola alle piante vicino, facendole deperire. I risultati sono sorprendenti perché dopo 3 o 4 anni le quercine possono superare anche i 2 m di altezza, dopodiché non avranno più bisogno di aiuto. Dopo altri anni ancora, queste cominceranno a produrre ghiande dalle quali nasceranno nuove plantule. Questo per le generazioni future. E per i piccolissimi di oggi. Anche noi, però, compresi questi ultimi, stiamo già godendo molti vantaggi. E' un modo, inoltre, per lasciare un pezzo di mondo migliore di quanto lo abbiamo trovato».
«Come si può notare, le spese sono molto ma molto contenute. Ciò detto, si possono fare tante considerazioni. Ci limitiamo a queste: manca una cultura ambientale vera e spesso predominano interessi e speculazioni di vario genere. Lo stesso Bosco Finizio è attrattivo di finanziamenti che lo rendono appetibile», conclude Montepulciano.
«In nessun comunicato si è considerata la grande valenza ambientale che quel rimboschimento rappresenta, né, tanto meno, ci si è preoccupati di indicarne un'adeguata gestione ecologica. Ed è questo che ci interessa non la difesa degli aspetti speculativi, i contratti, le vicende burocratiche e giudiziarie. Perciò ci permettiamo di dare qualche suggerimento tecnico sulla futura gestione. Il bosco di Finizio non è naturale, ma artificiale, essendo un rimboschimento realizzato, circa 40 anni fa, a conifere e non solo, e come tale va trattato. Ha bisogno di cure particolari. E' paragonabile ad una coltivazione ad uliveto, a piante da recisione, a particolare produzione di pregio etc, dove la presenza di conduttori specializzati è essenziale. Un bosco artificiale a conifere nel territorio andriese è soggetto ad una lentissima quanto delicatissima evoluzione dovuta al fenomeno della "rinaturalizzazione", e significa che, pian piano, attraverso delicati interventi fatti, gratuitamente, dalla Natura, si insediano piante tipiche del territorio in cui è stato attuato un rimboschimento. Significa anche un probabile, augurabile ritorno alle condizioni ambientali che vi sarebbero state prima degli sconsiderati interventi dell'uomo: tagli, incendi, pascolo eccessivo, caccia, etc. La pianta boschiva del nostro territorio è la specie quercina roverella (Quercus pubescens Willd, 1805) che da noi forma boschi puri, cioè di sole roverelle. Con questa specie sta avvenendo la "rinaturalizzazione", fenomeno osservato in tutti i rimboschimenti nel nostro territorio. Con un particolare. In un rimboschimento realizzato vicino ad un bosco di querce roverelle si registra la presenza di numerose plantule quercine che non in quello più lontano. Quello realizzato a Castel del Monte ne presenta moltissime perché ad centinaio di metri vi è un bosco rado di querce. Pochissime a Finizio. Ed è questo l'aspetto che bisogna curare nei due rimboschimenti, e negli altri. Si vieta la caccia, il pascolo per non danneggiare il delicato sviluppo delle plantule. Anche la frequentazione umana viene ridotta il più possibile. Per questo - prosegue l'esponente dei Verdi - si realizzano discreti percorsi pedonali obbligati e si impediscono attività dannosissime quali corse campestri, ciclocross, motocross, pic-nic. Suggeriamo un modo molto semplice per favorire lo sviluppo più veloce delle plantule quercine spontanee che, per vari motivi, legati all'ambiente in cui nascono, crescono lentamente e spesso deperiscono. Molto vicine a queste si inserisce nel terreno un tubo di cartone pressato per introdurre una modestissima quantità d'acqua, che così va direttamente alle radici. In un rimboschimento è sufficiente trattare in questo modo 7-8 plantule ( o di più, se è possibile ), ad una distanza minima di 10m l'un l'altra, per 3 o 4 anni. L'acqua va introdotta 1 o 2 volte alla settimana nel periodo che va da maggio ad agosto. Attorno ad ogni plantula così trattata vanno tolte tutte le piante conifere, grandi o piccole che siano e più ancora gli eventuali eucalipti perché sono piante che succhiano acqua da tutte le parti togliendola alle piante vicino, facendole deperire. I risultati sono sorprendenti perché dopo 3 o 4 anni le quercine possono superare anche i 2 m di altezza, dopodiché non avranno più bisogno di aiuto. Dopo altri anni ancora, queste cominceranno a produrre ghiande dalle quali nasceranno nuove plantule. Questo per le generazioni future. E per i piccolissimi di oggi. Anche noi, però, compresi questi ultimi, stiamo già godendo molti vantaggi. E' un modo, inoltre, per lasciare un pezzo di mondo migliore di quanto lo abbiamo trovato».
«Come si può notare, le spese sono molto ma molto contenute. Ciò detto, si possono fare tante considerazioni. Ci limitiamo a queste: manca una cultura ambientale vera e spesso predominano interessi e speculazioni di vario genere. Lo stesso Bosco Finizio è attrattivo di finanziamenti che lo rendono appetibile», conclude Montepulciano.