Banca Popolare di Bari
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Banca Popolare di Bari, adesso i sindacati chiedono tavolo di confronto

In una lettera aperta i dipendenti lamentano pressioni e clima di paura. Intanto mercoledì question time al Parlamento con il ministro Tria

La vicenda della Banca Popolare di Bari non ha avuto ripercussioni solo da un punto di vista economico per le decine di migliaia di azionisti o clienti stessi dell'istituto bancario, ma anche per i lavoratori del Gruppo. Una vicenda che sta assumendo sempre più connotati preoccupanti con le associazioni a difesa dei consumatori sul piede di guerra,


Per questo le Segreterie delle organizzazioni sindacali di FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN hanno scritto una lettera aperta il cui contenuto riceviamo e pubblichiamo.
"Dopo i nostri ripetuti comunicati nonché solleciti verbali fatti nell'ambito delle varie trattative svolte nel corso del 2018 - rimasti senza esito per inerzia aziendale - ci vediamo costretti a ritornare sul tema delle pressioni commerciali che hanno raggiunto un livello talmente parossistico da sconfinare, in talune occasioni, nel grottesco. Gli esorbitanti budget assegnati sembrano ignorare il contesto economico nonché la situazione aziendale che stiamo vivendo e si aggiungono alle quotidiane, ossessive e multiple richieste, di rapporti, schede, pianificazioni, riunioni sia telefoniche che fisiche (queste ultime spesso comportano anche un notevole dispendio economico per la Banca!), che - secondo taluni dovrebbero servire a spronare al raggiungimento di stellari risultati ma che, nella realtà, vanno a mortificare (per i toni usati ed i contenuti espressi) la professionalità dei colleghi, facendo altresì perdere loro un sacco di tempo.
La principale leva motivazionale utilizzata è quella della paura, ingenerata da becere minacce di licenziamento, assurdi richiami all'inadempienza contrattuale e vili inviti alla delazione. Eppure gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo hanno sempre dimostrato di sapersi sacrificare per il bene comune e collettivo, dimostrato una capacità di coesione che ora l'Azienda sembra quasi disprezzare e considerandola come fosse semplice atto dovuto. Il momento, ci rendiamo conto, è particolarmente delicato ma non si può tirare troppo la corda; non vanno sottovalutate le conseguenze che questo clima di tensione genera sulla salute dei lavoratori con impliciti rischi professionali e reputazionali che andrebbero poi a ricadere anche sulla Banca.
E' sempre stata intenzione di queste sigle il mettere in piedi un ragionamento che parta dall'organizzazione del lavoro e dalla valorizzazione del personale dal punto di vista gestionale, formativo e professionale per tendere ad un risultato che sia soddisfacente per tutti i soggetti coinvolti e che veda la Banca, finalmente, coerente con sé stessa e con il suo Codice Etico. Le pressioni commerciali attualmente imposte non hanno nulla di etico poiché minano la salute e l'autostima delle colleghe e dei colleghi. Vi rinnoviamo quindi l'invito a stigmatizzare ufficialmente e con immediatezza chi si renda protagonista, a qualsiasi livello, di comportamenti vessatori, richiedendo la immediata cessazione di tali condotte, anche sanzionandole, nei casi più gravi. Inoltre, essendo già trascorso quasi un anno dalle nostre precedenti richieste ufficiali (lettere aperte del 7 e 8 Novembre 2017) ed in vista delle ardue e delicate sfide che ci attendono, chiediamo nuovamente l'apertura URGENTE di un tavolo di confronto così come previsto dall' "Accordo Nazionale su Politiche Commerciali e Organizzazione del Lavoro" dell' 8/2/2017".

E intanto per domani, mercoledì 31 ottobre alle ore 15 la deputata 5 Stelle Francesca Anna Ruggiero porrà un question time al ministro Tria proprio su Banca Popolare di Bari e Banca Carige.
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