Religioni
Avvento: il "toc toc" di Dio alla porta dell'umanità
Riflessione di don Ettore Lestingi, presidente della Commissione Liturgica Diocesana
Andria - giovedì 28 novembre 2024
Domenica 1° dicembre inizia un Nuovo Anno Liturgico che, con l'Avvento, ci prepara immediatamente all'evento storico, e non fiabesco, della venuta di Dio nella storia. Evento, già abbondantemente annunciato dalle vetrine dei negozi addobbati a festa, luminarie ad intermittenza per le strade e pubblicità di panettoni e spumanti, ma che difficilmente tarda ad entrare nel tessuto vitale della nostra gente per fecondarlo con semi di speranza.
Cosa può dire oggi l'Avvento ad una umanità ripiegata su se stessa, chiusa all'inedito, prigioniera della paura, orfana di futuro?
Che Dio, la Grande Speranza, pur estromesso dalla storia, batte fuori alla porta… A tale proposito San Bernardo afferma: "Colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta".
Messo fuori da ogni prospettiva e progettualità umana, da ogni pensiero politico o sistema economico, forse anche da una religiosità ridotta a ruoli e privilegi, Egli, Dio non si stanca di bussare, perché spera nell'uomo e sogna che ci sia qualcuno pronto a sentire il dolce tocco della sua mano…
In quel tempo ha bussato alla porta del Tempio, al cuore di un Sacerdote della classe di Abia, mentre officiava la sua Liturgia, ma non credeva. La sua religiosità profumava di incenso, ma non aveva fede. Ma ciò non fermò Dio che decise di uscire dal Tempio e di entrare nel tempo e così bussò alla porta di una casetta sperduta di Nazaret, al cuore di una fanciulla chiedendole di diventare Porta di ingresso del cielo nella storia.
Lei, adolescente, rapita da grandi sogni non esitò a dire di sì anche se inconsapevole di cosa avrebbe generato quel suo sì…
E così ebbe inizio una grande storia, la storia della Speranza che, come afferma C. Peguy nel suo Portico del Mistero della seconda Virtù "è una bambina inutile…ma che attraverserà i mondi".
La memoria storica del Natale del Signore la viviamo anche nella speranza del compimento della sua promessa: il suo ritorno: venuto nella debolezza della carne lo attendiamo nella grandezza della sua gloria, come compimento e pienezza dell'umanità.
Ma le due venute, nella storia e nella gloria, si realizzano già nell'oggi della vita, perché Dio, già venuto e ancora venturo è sempre il veniente.
Ecco che Egli viene e bussa e il suo bussare non ha la violenza di un ladro che scassina la porta, nè la potenza di un terremoto che polverizza gli stipiti, e nemmeno l'esplosione di una bomba che brucio ed incenerisce ogni cosa, ma la delicatezza di un tocco che ha il sapore e il calore di una carezza.
E' il tocco della mano di un bambino reso orfano da un amore tossico, rimasto solo, in cerca di un cuore ospitale… E' il tocco della mano debole di un povero affamato che non ha più energie nemmeno per bussare. Non pretende tanto, ma le briciole che cadono dalla tua tavola… E' il tocco della mano bruciata dalla calura del sole e dal sale del mare di un migrante in cerca di una patria non solo ospitante ma soprattutto ospitale… E' il tocco della mano gelida di un barbone che ha dimenticato il calore di una coperta…E' il tocco della mano piena di vergogna di chi ha sbagliato e ora e sempre è identificato con il su suo errore che, come lettera scarlatta, lo anticipa, perché altri possano evitarlo, come il campanellino del lebbroso, vittima della lebbra del pregiudizio…
In quella mano c'è Dio che bussa alla porta di casa tua per dirti:
"Svegliati" (Prima Domenica di Avvento) perché non puoi dormire sonni tranquilli sapendo che fuori, nella notte della vita, c'è qualcuno che sta bussando alla tua porta…
"Accogli" (Seconda Domenica di Avvento – Solennità dell'Immacolata) lasciati sorprendere dal nuovo che avanza, dal futuro che bussa al tuo presente, per non vivere più di ricordi ma di speranze. E cancella dal vocabolario il monosillabo no che chiude e scrivi e riscrivi sempre il potente monosillabo sì che apre.
"Cambia", (Terza Domenica di Avvento) perché non puoi continuare a restare ciò che sei, a leccarti le ferite convinto che la speranza che il mondo cambi inizia dal tuo cambiamento.
"Credi" (Quarta Domenica di Avvento) e sarai beato, come beata è stata quell'adolescente di Nazareth che ha creduto alla Parola di Dio che le ha chiesto di svegliarsi per svegliare il mondo, di accogliere per salvare il mondo, di cambiare per cambiare il mondo…
Pronuncia allora il tuo sì. così la speranza entrerà nel mondo
Che cosa è la speranza?
"E' una bambina insignificante, che è nata nel giorno di Natale e continua a parlare con Babbo Gennaio" (C. Peguy).
All'inizio di questo Nuovo Anno Liturgico e in vista dell'apertura della Porta Santa del Giubileo 2025 risuonino forti le parole di San Giovanni Paolo II: "Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo".
Cosa può dire oggi l'Avvento ad una umanità ripiegata su se stessa, chiusa all'inedito, prigioniera della paura, orfana di futuro?
Che Dio, la Grande Speranza, pur estromesso dalla storia, batte fuori alla porta… A tale proposito San Bernardo afferma: "Colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta".
Messo fuori da ogni prospettiva e progettualità umana, da ogni pensiero politico o sistema economico, forse anche da una religiosità ridotta a ruoli e privilegi, Egli, Dio non si stanca di bussare, perché spera nell'uomo e sogna che ci sia qualcuno pronto a sentire il dolce tocco della sua mano…
In quel tempo ha bussato alla porta del Tempio, al cuore di un Sacerdote della classe di Abia, mentre officiava la sua Liturgia, ma non credeva. La sua religiosità profumava di incenso, ma non aveva fede. Ma ciò non fermò Dio che decise di uscire dal Tempio e di entrare nel tempo e così bussò alla porta di una casetta sperduta di Nazaret, al cuore di una fanciulla chiedendole di diventare Porta di ingresso del cielo nella storia.
Lei, adolescente, rapita da grandi sogni non esitò a dire di sì anche se inconsapevole di cosa avrebbe generato quel suo sì…
E così ebbe inizio una grande storia, la storia della Speranza che, come afferma C. Peguy nel suo Portico del Mistero della seconda Virtù "è una bambina inutile…ma che attraverserà i mondi".
La memoria storica del Natale del Signore la viviamo anche nella speranza del compimento della sua promessa: il suo ritorno: venuto nella debolezza della carne lo attendiamo nella grandezza della sua gloria, come compimento e pienezza dell'umanità.
Ma le due venute, nella storia e nella gloria, si realizzano già nell'oggi della vita, perché Dio, già venuto e ancora venturo è sempre il veniente.
Ecco che Egli viene e bussa e il suo bussare non ha la violenza di un ladro che scassina la porta, nè la potenza di un terremoto che polverizza gli stipiti, e nemmeno l'esplosione di una bomba che brucio ed incenerisce ogni cosa, ma la delicatezza di un tocco che ha il sapore e il calore di una carezza.
E' il tocco della mano di un bambino reso orfano da un amore tossico, rimasto solo, in cerca di un cuore ospitale… E' il tocco della mano debole di un povero affamato che non ha più energie nemmeno per bussare. Non pretende tanto, ma le briciole che cadono dalla tua tavola… E' il tocco della mano bruciata dalla calura del sole e dal sale del mare di un migrante in cerca di una patria non solo ospitante ma soprattutto ospitale… E' il tocco della mano gelida di un barbone che ha dimenticato il calore di una coperta…E' il tocco della mano piena di vergogna di chi ha sbagliato e ora e sempre è identificato con il su suo errore che, come lettera scarlatta, lo anticipa, perché altri possano evitarlo, come il campanellino del lebbroso, vittima della lebbra del pregiudizio…
In quella mano c'è Dio che bussa alla porta di casa tua per dirti:
"Svegliati" (Prima Domenica di Avvento) perché non puoi dormire sonni tranquilli sapendo che fuori, nella notte della vita, c'è qualcuno che sta bussando alla tua porta…
"Accogli" (Seconda Domenica di Avvento – Solennità dell'Immacolata) lasciati sorprendere dal nuovo che avanza, dal futuro che bussa al tuo presente, per non vivere più di ricordi ma di speranze. E cancella dal vocabolario il monosillabo no che chiude e scrivi e riscrivi sempre il potente monosillabo sì che apre.
"Cambia", (Terza Domenica di Avvento) perché non puoi continuare a restare ciò che sei, a leccarti le ferite convinto che la speranza che il mondo cambi inizia dal tuo cambiamento.
"Credi" (Quarta Domenica di Avvento) e sarai beato, come beata è stata quell'adolescente di Nazareth che ha creduto alla Parola di Dio che le ha chiesto di svegliarsi per svegliare il mondo, di accogliere per salvare il mondo, di cambiare per cambiare il mondo…
Pronuncia allora il tuo sì. così la speranza entrerà nel mondo
Che cosa è la speranza?
"E' una bambina insignificante, che è nata nel giorno di Natale e continua a parlare con Babbo Gennaio" (C. Peguy).
All'inizio di questo Nuovo Anno Liturgico e in vista dell'apertura della Porta Santa del Giubileo 2025 risuonino forti le parole di San Giovanni Paolo II: "Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo".