Politica
Autonomia differenziata: "Pericolo per l'Unità Nazionale e l'economia delle regioni più deboli"
Nota dei consiglieri comunali Vincenzo Coratella (M5S) e Michele Di Lorenzo (PD)
Andria - lunedì 24 giugno 2024
13.54
Circa l'adozione da parte del parlamento della legge sull'Autonomia differenziata, ecco una nota dei consiglieri omunali Vincenzo Coratella (M5S) e Michele Di Lorenzo (PD).
"L'autonomia differenziata: un pericolo per l'Unità Nazionale e l'economia delle regioni più deboli. I consiglieri comunali Vincenzo Coratella e Michele Di Lorenzo esprimono una ferma opposizione all'autonomia differenziata, che considerano una minaccia significativa per il principio di unità e indivisibilità della Repubblica, come sancito dalla Costituzione Italiana. Questa riforma rischia di creare delle vere e proprie enclave regionali, dove il potere pubblico si concentra e le ricchezze locali vengono preservate a discapito della solidarietà e della perequazione nazionale. L'autonomia differenziata, recentemente approvata come legge, prevede il trasferimento di competenze alle Regioni su diverse materie, ma senza garantire i Livelli essenziali di prestazione (Lep).
Questo significa che le regioni più ricche come Veneto e Lombardia, guidate rispettivamente da Zaia e Fontana, sono già pronte a negoziare il trasferimento delle prime competenze, creando così un sistema in cui alcune aree del paese avranno maggiori poteri e risorse a scapito delle regioni più deboli. Si tratta di un modello che mina la solidarietà e la cooperazione. La riduzione significativa del fondo per la perequazione infrastrutturale è stata solo il primo segnale delle conseguenze negative dell'autonomia differenziata. La riforma cristallizzerà il divario tra le regioni italiane, smantellando il modello regionale solidale e cooperativo delineato dai padri costituenti. Il rischio è quello di frammentare ulteriormente l'unità nazionale e di perpetuare disparità economiche e sociali tra le diverse aree del paese. Dopo la pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale, le regioni dovranno deliberare in base ai loro statuti le richieste di trasferimento di competenze da inviare al governo. La riforma prevede che i Lep siano definiti entro due anni e finanziati integralmente, senza generare nuovi o maggiori oneri per il bilancio pubblico. Questo potrebbe portare a tagli in altre aree di spesa o aumenti di entrate, aggravando ulteriormente le disparità tra le regioni. Le regioni più deboli rischiano di non ricevere i finanziamenti necessari per garantire servizi essenziali, mentre le regioni più ricche potrebbero beneficiare di maggiori risorse e poteri. È fondamentale informare i cittadini italiani su quanto sta avvenendo.
La conoscenza e la consapevolezza di queste dinamiche sono essenziali per difendere l'unità e l'indivisibilità del nostro Paese. L'invito pressante da rivolgere a tutti i cittadini, le istituzioni locali e le forze politiche è quello di unirsi nella difesa del principio di solidarietà nazionale e di respingere con forza qualsiasi forma di autonomia differenziata che possa compromettere l'unità della Repubblica Italiana. Si impegnano a proporre un documento che possa fare sentire la voce auspicabilmente unanime del Consiglio Comunale di Andria nelle sedi istituzioni regionali e nazionali.
"L'autonomia differenziata: un pericolo per l'Unità Nazionale e l'economia delle regioni più deboli. I consiglieri comunali Vincenzo Coratella e Michele Di Lorenzo esprimono una ferma opposizione all'autonomia differenziata, che considerano una minaccia significativa per il principio di unità e indivisibilità della Repubblica, come sancito dalla Costituzione Italiana. Questa riforma rischia di creare delle vere e proprie enclave regionali, dove il potere pubblico si concentra e le ricchezze locali vengono preservate a discapito della solidarietà e della perequazione nazionale. L'autonomia differenziata, recentemente approvata come legge, prevede il trasferimento di competenze alle Regioni su diverse materie, ma senza garantire i Livelli essenziali di prestazione (Lep).
Questo significa che le regioni più ricche come Veneto e Lombardia, guidate rispettivamente da Zaia e Fontana, sono già pronte a negoziare il trasferimento delle prime competenze, creando così un sistema in cui alcune aree del paese avranno maggiori poteri e risorse a scapito delle regioni più deboli. Si tratta di un modello che mina la solidarietà e la cooperazione. La riduzione significativa del fondo per la perequazione infrastrutturale è stata solo il primo segnale delle conseguenze negative dell'autonomia differenziata. La riforma cristallizzerà il divario tra le regioni italiane, smantellando il modello regionale solidale e cooperativo delineato dai padri costituenti. Il rischio è quello di frammentare ulteriormente l'unità nazionale e di perpetuare disparità economiche e sociali tra le diverse aree del paese. Dopo la pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale, le regioni dovranno deliberare in base ai loro statuti le richieste di trasferimento di competenze da inviare al governo. La riforma prevede che i Lep siano definiti entro due anni e finanziati integralmente, senza generare nuovi o maggiori oneri per il bilancio pubblico. Questo potrebbe portare a tagli in altre aree di spesa o aumenti di entrate, aggravando ulteriormente le disparità tra le regioni. Le regioni più deboli rischiano di non ricevere i finanziamenti necessari per garantire servizi essenziali, mentre le regioni più ricche potrebbero beneficiare di maggiori risorse e poteri. È fondamentale informare i cittadini italiani su quanto sta avvenendo.
La conoscenza e la consapevolezza di queste dinamiche sono essenziali per difendere l'unità e l'indivisibilità del nostro Paese. L'invito pressante da rivolgere a tutti i cittadini, le istituzioni locali e le forze politiche è quello di unirsi nella difesa del principio di solidarietà nazionale e di respingere con forza qualsiasi forma di autonomia differenziata che possa compromettere l'unità della Repubblica Italiana. Si impegnano a proporre un documento che possa fare sentire la voce auspicabilmente unanime del Consiglio Comunale di Andria nelle sedi istituzioni regionali e nazionali.