Scuola e Lavoro
«Autobiografia a Scuola»: una proposta formativa
Aiutare gli alunni a raccontarsi, attraverso il corso del Prof Sabino Calabrese. Primo appuntamento, oggi alle ore 16 al I Circolo Oberdan
Andria - giovedì 28 febbraio 2013
10.00
Oggi, alle ore 16 al I Circolo didattico Oberdan, si terrà il primo incontro del percorso formativo intitolato L' auto-bio-grafia a scuola Per un nuovo approccio didattico – educativo. A condurre il corso, che durerà fino a giugno, sarà il Prof. Sabino Calabrese, formatore esperto in narrazione autobiografica, diplomato presso la libera Università di Anghiari e allievo del prof. Duccio Demetrio e caposcuola del pensiero autobiografico in Italia.
L'approccio autobiografico è entrato a pieno titolo nelle pratiche del lavoro di comunità con finalità diverse: coesione sociale, animazione culturale, ricerca e progettazione sociale, interventi sociali mirati al cambiamento.
In particolare gli insegnanti, mediante la scrittura autobiografica, sono rinviati alla propria esperienza professionale e all'esperienza di altri docenti per trarne orientamento di lavoro; ciò significa incontrare se stessi, gli altri e la possibilità di ri-significare i 'luoghi' cognitivi ed emotivi della propria professione e le relazioni che ivi si costruiscono.
Soprattutto è urgente dare voce a una professionalità che oggi rischia di essere messa tra parentesi; essere insegnanti significa essere assediati da esigenze sociali, educative e didattiche sempre più complesse; significa, da un lato, correre di continuo il rischio della irrilevanza e del disconoscimento sociale; dall'altro esporsi a diventare 'parafulmine' di tutte le intemperie che attraversano la vita collettiva, familiare e personale degli alunni.
Narrare e narrarsi con gli altri, per questo motivo, è fonte insostituibile di sviluppo di consapevolezze, di apprendimento dalla propria e altrui storia, è fonte di conoscenza oltre i confini dei saperi scientifico-disciplinari consolidati.
Nell'autobiografia a scuola, per parte sua, l'alunno viene invitato a raccontarsi non perché lo si voglia conoscere meglio, (il che costituirebbe comunque di per sé un risultato), ma per aiutarlo - e aiutarci – a riflettere, a ricostruire e dunque a riconoscere come apprende mentre apprende, come acquisisce le conoscenze. Accade così che l'alunno che racconta e l'insegnante-biografo che ascolta si trovino entrambi impegnati a far emergere momenti nodali e conflittuali, aspetti e associazioni inedite o dimenticate, insomma quanto di sé spesso blocca il riconoscimento di essere, da parte dello studente, il protagonista, quindi il responsabile, colui che costruisce e non semplicemente subisce il processo formativo che pur gli appartiene.
L'approccio autobiografico è entrato a pieno titolo nelle pratiche del lavoro di comunità con finalità diverse: coesione sociale, animazione culturale, ricerca e progettazione sociale, interventi sociali mirati al cambiamento.
In particolare gli insegnanti, mediante la scrittura autobiografica, sono rinviati alla propria esperienza professionale e all'esperienza di altri docenti per trarne orientamento di lavoro; ciò significa incontrare se stessi, gli altri e la possibilità di ri-significare i 'luoghi' cognitivi ed emotivi della propria professione e le relazioni che ivi si costruiscono.
Soprattutto è urgente dare voce a una professionalità che oggi rischia di essere messa tra parentesi; essere insegnanti significa essere assediati da esigenze sociali, educative e didattiche sempre più complesse; significa, da un lato, correre di continuo il rischio della irrilevanza e del disconoscimento sociale; dall'altro esporsi a diventare 'parafulmine' di tutte le intemperie che attraversano la vita collettiva, familiare e personale degli alunni.
Narrare e narrarsi con gli altri, per questo motivo, è fonte insostituibile di sviluppo di consapevolezze, di apprendimento dalla propria e altrui storia, è fonte di conoscenza oltre i confini dei saperi scientifico-disciplinari consolidati.
Nell'autobiografia a scuola, per parte sua, l'alunno viene invitato a raccontarsi non perché lo si voglia conoscere meglio, (il che costituirebbe comunque di per sé un risultato), ma per aiutarlo - e aiutarci – a riflettere, a ricostruire e dunque a riconoscere come apprende mentre apprende, come acquisisce le conoscenze. Accade così che l'alunno che racconta e l'insegnante-biografo che ascolta si trovino entrambi impegnati a far emergere momenti nodali e conflittuali, aspetti e associazioni inedite o dimenticate, insomma quanto di sé spesso blocca il riconoscimento di essere, da parte dello studente, il protagonista, quindi il responsabile, colui che costruisce e non semplicemente subisce il processo formativo che pur gli appartiene.