Cronaca
Arresto bis De Benedictis. Sparò con il mitra dal balcone a Capodanno
Il 30 dicembre 2020 il magistrato di Molfetta, dal balcone di casa di Serafino, esplose in aria raffiche di mitra
Andria - venerdì 14 maggio 2021
16.50
È il 30 dicembre 2020, la vigilia di Capodanno, quando sul balcone di casa del caporal maggiore dell'Esercito Italiano, Antonio Serafino, in quel di Ruvo di Puglia, nel barese, partono raffiche di mitraglietta: a sparare - secondo la pubblica accusa - sono Serafino e l'allora gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis.
Il rumore della sventagliata di mitra è registrato dalla microspia posizionata nell'autovettura di Serafino (parcheggiata proprio sotto casa del militare) che, poco prima, ha registrato anche i colloqui in macchina tra il giudice e il militare.
È quanto riportato nell'ordinanza di custodia cautelare notificata in carcere all'ex giudice De Benedictis e al militare, in servizio all'ufficio Passaporti della Brigata Pinerolo di Bari, accusati di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, del relativo munizionamento e di ricettazione.
Il 31 dicembre Serafino, parlando con un vicino di casa, conferma - secondo gli investigatori - di aver sparato con la mitraglietta dicendo: «Hai visto ieri che mazzata si sentiva?». Nelle circa 40 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare vi sono altre intercettazioni dalle quali si evince che i due andavano a provare le armi in una campagna, sempre a Ruvo di Puglia.
Serafino, un giorno, va a provare una pistola che poi nasconde sotto un masso e ne parla con De Benedictis. I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Bari ascoltano la conversazione e vanno a sequestrare la pistola.
In alcune altre intercettazioni, del gennaio 2021, De Benedictis, sempre in auto con Serafino, dice di voler spostare l'arsenale, forse perché forse stavano nascendo dissapori tra Serafino e Antonio Tannoia, l'imprenditore che nascondeva le armi in una dependance della sua villa, ad Andria: «Quello ci può vendere» dice il caporale al giudice. Ad un certo punto De Benedictis dice: «Così vai a portare in giro 70mila cartucce, bombe a mano, 5 mitragliatori e 4 fucili d'assalto?».
In un'altra intercettazione sempre l'allora gip fa riferimento sia al deposito delle armi, che chiama "pozzo", sia alla disponibilità di 53 mitragliatrici e 82 pistole. Dagli atti emerge che ad un certo punto De Benedictis compra un mitragliatore croato 'Agram 200B' e dice al caporale: «Quando ricevo qualcosa di pesante da lui la devo portare per forza», facendo riferimento al deposito di Tannoia.
Dagli atti emerge che i due avevano acquistato e stavano aspettando la consegna di un mitragliatore M12. Nel provvedimento restrittivo il gip di Lecce definisce Serafino e De Benedictis «autentici trafficanti in armi da guerra».
Il rumore della sventagliata di mitra è registrato dalla microspia posizionata nell'autovettura di Serafino (parcheggiata proprio sotto casa del militare) che, poco prima, ha registrato anche i colloqui in macchina tra il giudice e il militare.
È quanto riportato nell'ordinanza di custodia cautelare notificata in carcere all'ex giudice De Benedictis e al militare, in servizio all'ufficio Passaporti della Brigata Pinerolo di Bari, accusati di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, del relativo munizionamento e di ricettazione.
Il 31 dicembre Serafino, parlando con un vicino di casa, conferma - secondo gli investigatori - di aver sparato con la mitraglietta dicendo: «Hai visto ieri che mazzata si sentiva?». Nelle circa 40 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare vi sono altre intercettazioni dalle quali si evince che i due andavano a provare le armi in una campagna, sempre a Ruvo di Puglia.
Serafino, un giorno, va a provare una pistola che poi nasconde sotto un masso e ne parla con De Benedictis. I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Bari ascoltano la conversazione e vanno a sequestrare la pistola.
In alcune altre intercettazioni, del gennaio 2021, De Benedictis, sempre in auto con Serafino, dice di voler spostare l'arsenale, forse perché forse stavano nascendo dissapori tra Serafino e Antonio Tannoia, l'imprenditore che nascondeva le armi in una dependance della sua villa, ad Andria: «Quello ci può vendere» dice il caporale al giudice. Ad un certo punto De Benedictis dice: «Così vai a portare in giro 70mila cartucce, bombe a mano, 5 mitragliatori e 4 fucili d'assalto?».
In un'altra intercettazione sempre l'allora gip fa riferimento sia al deposito delle armi, che chiama "pozzo", sia alla disponibilità di 53 mitragliatrici e 82 pistole. Dagli atti emerge che ad un certo punto De Benedictis compra un mitragliatore croato 'Agram 200B' e dice al caporale: «Quando ricevo qualcosa di pesante da lui la devo portare per forza», facendo riferimento al deposito di Tannoia.
Dagli atti emerge che i due avevano acquistato e stavano aspettando la consegna di un mitragliatore M12. Nel provvedimento restrittivo il gip di Lecce definisce Serafino e De Benedictis «autentici trafficanti in armi da guerra».