Antonio Modugno
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Cronaca

Antonio Modugno va in pensione: «Io, al servizio dei cittadini e delle istituzioni»

64 anni, il colonnello lascia dopo 41 anni di servizio. Sulla condanna: «Confido nella vera giustizia in cui ho sempre creduto»

30 aprile, ultimo giorno di lavoro per Antonio Modugno, comandante della Polizia Locale di Terlizzi: 64 anni, nato a Bari, ha lasciato un incarico che ha diretto con polso fermo e grandi capacità, teoriche e operative. E dopo 41 anni di servizio ha tolto la divisa che ha indossato per la prima volta all'età di soli 23 anni.

Era, infatti, il 1982, quando è entrato a far parte del corpo di Polizia Locale di Bari, prima di diventare, nel 1990, applicato alla sezione di polizia giudiziaria della Polizia Locale presso la Procura circondariale di Bari e alla Procura presso il Tribunale di Bari. Lavoro, ma anche studio che lo ha portato, nel 1993, a laurearsi in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari e, infine, a conseguire la specializzazione in Polizia Locale presso l'Università degli Studi di Trento.

Quindi, dopo aver maturato l'importanza e la responsabilità di indossare una divisa, che non è assolutamente un automatismo, la scalata gerarchica che lo ha portato, nel 1994, quale vincitore di concorso pubblico, ad assumere il comando del corpo di Polizia Locale di Casamassima, prima di Conversano, Turi, Trani, Andria, Cisternino, Trinitapoli, Locorotondo, Massafra e, infine, Terlizzi, dove il suo lavoro è sempre stato teso alla sicurezza, cercando di trovare le soluzioni.

Colto e appassionato del suo lavoro (a quello, poi, si sono aggiunti gli incarichi, anche su scala nazionale, dell'associazione nazionale che unisce i comandanti e gli ufficiali di Polizia Locale), ha saputo trattare tutti con la massima disponibilità. Non solo tutore della sicurezza, ma un gentiluomo cui rivolgersi sempre.

Curriculum lungo il suo, ma soprattutto qualità investigative e umane come pochi. Chi è stato, per la Polizia Locale, Antonio Modugno?

«Spero di essere stato, nei miei 41 anni di servizio, un punto di riferimento per tutti i cittadini che avevano una necessità. Ho lavorato per la Polizia Locale, ma ho ricoperto, per circa 10 anni, anche il prestigioso incarico di presidente della delegazione pugliese dell'associazione nazionale comandanti e ufficiali di Polizia Locale e successivamente, per ulteriori 10 anni, il ruolo di consigliere nazionale della medesima associazione di Roma, mentre attualmente sono componente del collegio nazionale dei Revisori dei Conti».

Quale è stato il suo motto?

«Semplice agente di Polizia Locale, funzionario di Polizia Locale e dirigente di Polizia Locale sempre ed esclusivamente al servizio dei cittadini e delle istituzioni».

Quali erano le prerogative della Polizia Locale quando è entrato in servizio e quali quelle che ha rincorso sino all'ultimo giorno di lavoro?

«La Polizia Locale indiscussa Polizia di prossimità è sempre stata caratterizzata quale istituzione fondamentale per l'Ente locale territoriale di eccellenza e cioè il Comune. Quindi, le prerogative sono state e a mio avviso lo sono a tutt'oggi quelle di essere riferimento essenziale e inequivocabile dello Stato nei confronti del cittadino».

Com'è cambiata la Polizia Locale nel corso di questi anni?

«Sicuramente, dal 1982 al 2023, il ruolo della Polizia Locale è cambiato, chiaramente la svolta è stata nel 1986 con l'introduzione della legge quadro nazionale n. 65 e successivamente, per quello mi ha visto protagonista, unitamente ad altri illustri colleghi dell'approvazione della legge regionale della Puglia n. 37/2011 la quale ha prodotto negli Enti locali pugliesi, uno spirito innovativo e sicuramente più moderno per le esigenze che i cittadini e le istituzioni richiedono ai corpi di Polizia Locale».

Gli anni in divisa hanno segnato la sua vita professionale. Decine gli episodi che potrebbe ricordare, fra gli altri uno che ricorda con orgoglio.

«Gli innumerevoli episodi che hanno contraddistinto la mia vita professionale sono svariati ma mi è difficile poter indicare quello che ricordo con maggiore orgoglio. Certamente, le centinaia di operazioni di polizia giudiziaria, di polizia edilizia e polizia ambientale hanno segnato positivamente la mia carriera».

Il ricordo più brutto.

«Il 2 febbraio 2023, giornata nella quale ho preso atto della sentenza di condanna in primo grado che mi ha comminato il Tribunale collegiale di Trani».

Antonio Modugno ha chiuso la propria carriera lavorativa con una condanna in primo grado al termine di un'indagine condotta da un sostituto procuratore anch'esso condannato, con sentenza definitiva. Cosa ne pensa di tutto ciò?

«I fatti oramai sono ben noti a tutti e come un qualsiasi cittadino, rispetto la legge e le sentenze. Non gioisco per la sentenza definitiva in Cassazione che vede condannati due pubblici ministeri responsabili di atti gravissimi nei miei confronti, ma come ben noto il Consiglio Superiore della Magistratura a Roma ha agito e provveduto in merito e quindi come cittadino mi sento parzialmente soddisfatto. Per quanto mi riguarda, e concludo, la mia vicenda processuale che mi ha creato nocumento lavorativo, familiare e personale è in itinere e quindi, confido nella vera giustizia in cui ho sempre creduto e per la quale ho dedicato tutta la mia vita professionale, ricevendo il plauso di tantissimi pubblici ministeri e capi di ben quattro Procure della Repubblica».
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