Vita di città
Andria capitale di lotte e diritti: la CGIL riparte dai "braccianti"
Forte: «Un luogo storico», Robles: «Serve coscienza democratica»
Andria - venerdì 7 novembre 2014
12.58
Non un luogo qualsiasi, non un tema qualsiasi ma la volontà precisa di ricordare per rilanciare il futuro. Questo lo scopo del convegno regionale di studio Dalla capitale dei contadini poveri: la lunga lotta per il lavoro, i diritti e la democrazia voluto dalla CGIL di Barletta Andria Trani all'interno della Camera del Lavoro di Andria intitolata proprio a Giuseppe Di Vittorio, sindacalista di Cerignola a capo di un forte e variegato movimento bracciantile che riuscì a trovare compattezza e successo. Proprio la Città di Andria fu sconvolta da rivolte cruente tra contadini e latifondisti che culminò con l'uccisione delle sorelle Porro e che ha visto un dopoguerra complesso per un territorio che viveva d'agricoltura: «Questo è un luogo storico - ha detto Gianni Forte, Segretario Regionale della CGIL - questa sede è nata agli inizi del '900 quando la CGIL muoveva i suoi primi passi, è credo una delle sedi più antiche della Puglia. E' stato scelto proprio perchè questo è un luogo simbolico che ha contributo pesantemente al cambiamento di questa regione».
Una lotta senza quartieri fatta da contadini poveri ma dalla grande dignità e lungimiranza: «Le lotte del tempo erano generose battaglie su tematiche di grande rilievo come per esempio le irrigazioni o i piani colturali o per conquistare il diritto di negoziare con gli imprenditori le trasformazioni agrarie - ha detto ancora Gianni Forte - attraverso queste battaglie siamo arrivati all'agricoltura moderna che in questa fase sta conoscendo un momento importante. Quelle battaglie, infatti, hanno avuto un senso ed il sacrifico di migliaia di persone che hanno lottato non è stato assolutamente vano». Ma la lotta dei braccianti agricoli è profondamente cambiata proprio come le lotte sindacali: «Proprio Di Vittorio diceva che quelle battaglie erano forme di primitivismo sindacale dettate dalla disperazione e dalla miseria - ha detto ancora Gianni Forte - in quel momento prendeva il sopravvento l'esasperazione e le forme di lotta erano incontrollate e dettate dall'improvvisazione. Oggi c'è più razionalità ma è diventato anche più complicato, non sempre si riesce a portare a casa il risultat. Spesso bisogna combattere contro la compatibilità della lotta tra diversi livelli, quello regionale, nazionale ed europeo. Ma la CGIL - conclude Forte - si è contraddistinta per la strenua difesa dei lavoratori e continuerà a farlo. Diciamo che è cambiato il modo ma non lo spirito di lotta».
Storia del territorio, origini del sindacato in Puglia e lotte dei braccianti, il tutto a pochi giorni dal 57° anniversario dalla morte di Giuseppe Di Vittorio: «Quello che ha rappresentato storicamente il percorso fatto dalla massa bracciantile - ha detto Vincenzo Robles, docente di Storia Contemporanea presso l'Università di Foggia - era la mancanza ancora di una coscienza sindacale che, soltanto dopo grandi sforzi, è diventata tale. Il problema è che questi luoghi storici non devono essere semplicemente dei musei, ma devono diventare luoghi di cultura e di approfondimento storico. Se oggi ricordassimo solo avvenimenti del passato correremmo il rischio di fare solo gli accademici. Oggi serve una coscienza democratica, oggi non parliamo più di ideologie distinte ma di come salvaguardare la dignità di tutti gli uomini. E questi convegni, in questo spirito, sono i benvenuti».
In mattinata, particolarmente importante anche l'intervento di Luciana Castellina, giornalista e scrittrice nonché cofondatrice de "Il Manifesto" che ha ricordato le trasformazioni della Città di Andria: «Andria è profondamente cambiata da quando ho vissuto in prima persona alcuni momenti delle proteste bracciantili - ha detto Luciana Castellina - ricordo Piazza Catuma ed il fervore in quel luogo divenuto simbolo di lotte e battaglie virulente, ricordo la poca lucidità di molte battaglie ma ricordo anche la genuinità e la forza di quegli uomini presenti per difendere quelli che sarebbero diventati i propri diritti. Oggi la situazione è profondamente diversa ma credo che quei simboli e soprattutto quello spirito sia rimasto ad aleggiare in questi luoghi profondamente diversi».
Una lotta senza quartieri fatta da contadini poveri ma dalla grande dignità e lungimiranza: «Le lotte del tempo erano generose battaglie su tematiche di grande rilievo come per esempio le irrigazioni o i piani colturali o per conquistare il diritto di negoziare con gli imprenditori le trasformazioni agrarie - ha detto ancora Gianni Forte - attraverso queste battaglie siamo arrivati all'agricoltura moderna che in questa fase sta conoscendo un momento importante. Quelle battaglie, infatti, hanno avuto un senso ed il sacrifico di migliaia di persone che hanno lottato non è stato assolutamente vano». Ma la lotta dei braccianti agricoli è profondamente cambiata proprio come le lotte sindacali: «Proprio Di Vittorio diceva che quelle battaglie erano forme di primitivismo sindacale dettate dalla disperazione e dalla miseria - ha detto ancora Gianni Forte - in quel momento prendeva il sopravvento l'esasperazione e le forme di lotta erano incontrollate e dettate dall'improvvisazione. Oggi c'è più razionalità ma è diventato anche più complicato, non sempre si riesce a portare a casa il risultat. Spesso bisogna combattere contro la compatibilità della lotta tra diversi livelli, quello regionale, nazionale ed europeo. Ma la CGIL - conclude Forte - si è contraddistinta per la strenua difesa dei lavoratori e continuerà a farlo. Diciamo che è cambiato il modo ma non lo spirito di lotta».
Storia del territorio, origini del sindacato in Puglia e lotte dei braccianti, il tutto a pochi giorni dal 57° anniversario dalla morte di Giuseppe Di Vittorio: «Quello che ha rappresentato storicamente il percorso fatto dalla massa bracciantile - ha detto Vincenzo Robles, docente di Storia Contemporanea presso l'Università di Foggia - era la mancanza ancora di una coscienza sindacale che, soltanto dopo grandi sforzi, è diventata tale. Il problema è che questi luoghi storici non devono essere semplicemente dei musei, ma devono diventare luoghi di cultura e di approfondimento storico. Se oggi ricordassimo solo avvenimenti del passato correremmo il rischio di fare solo gli accademici. Oggi serve una coscienza democratica, oggi non parliamo più di ideologie distinte ma di come salvaguardare la dignità di tutti gli uomini. E questi convegni, in questo spirito, sono i benvenuti».
In mattinata, particolarmente importante anche l'intervento di Luciana Castellina, giornalista e scrittrice nonché cofondatrice de "Il Manifesto" che ha ricordato le trasformazioni della Città di Andria: «Andria è profondamente cambiata da quando ho vissuto in prima persona alcuni momenti delle proteste bracciantili - ha detto Luciana Castellina - ricordo Piazza Catuma ed il fervore in quel luogo divenuto simbolo di lotte e battaglie virulente, ricordo la poca lucidità di molte battaglie ma ricordo anche la genuinità e la forza di quegli uomini presenti per difendere quelli che sarebbero diventati i propri diritti. Oggi la situazione è profondamente diversa ma credo che quei simboli e soprattutto quello spirito sia rimasto ad aleggiare in questi luoghi profondamente diversi».