michele palumbo
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Commento

"Ancora un pensiero per l'anniversario di Michele Palumbo"

Riflessione di Gennaro Piccolo, referente del Centro Igino Giordani

A un anno dal ritorno alla Casa del Padre, domenica 11 marzo sarà celebrato l'anniversario della dipartita del giornalista Michele Palumbo, la cui scomparsa ha lasciato un enorme vuoto nel cuore di tanti. Gennaro Piccolo, referente del Centro Igino Giordani, lo ricorda in una significativa riflessione: «Mi ha colpito imbattermi in un pensiero del filosofo francese André Comte-Sponville: "Il silenzio e l'eternità vanno congiunti: nulla da dire, nulla da attendere, perché tutto è presente".

Non riesco a dirlo bene, ma quel 'silenzio, quell'eternità che vanno congiunti, perché tutto è presente', mi ha riportato intensamente al ricordo del caro amico Michele Palumbo, alla sua vita, alle sue 'Preghiere Laiche'.

Forse per la coincidenza dell'anniversario della sua partenza per il cielo? Forse che il pensiero è di un filosofo come lui? Che come lui si definisce 'laico fedele'?— Sta di fatto che sento adamantina la certezza che Michele 'è' 'in quell'Eternità' e per questo continuamente lo sentiamo tutti famigliarmente 'presente'!....altro che "scomparso o addirittura perduto", come umanamente si suole dire!

E' bello che in questi ultimi tempi, incontrando diversi giovani che mi confidano di essere 'non credenti', li rassicuro proprio con un pensiero carpito dalla frequentazione con Michele: "alla fine della vita, Dio non ci chiederà se abbiamo creduto ma se siamo stati credibili"!

Un pensiero - quest'ultimo - che mi porto stretto nell'anima come una delle più preziose 'lezioni' di Michele.

Mi affascina pensare che lassù Michele abbia incontrato colleghi filosofi e giornalisti di diverse convinzioni: cattolici, laici, agnostici, non praticanti, indifferenti, atei, come: Baudelaire con il suo chiedere a Dio della sua eternità Inaccessibile al dolore umano; Rimbaud che vuole superare la fede della sua infanzia e si sente schiavo del suo battesimo; Nietzsche che scaglia la sua maledizione contro il Cristianesimo; Majakovskij che vuole sputare dalla sua bocca il corpo di Cristo; Hemingway che intona il suo blasfemo "Padre Nostro": Nada nostro che sei nel nada! Giornalisti cattolici come Igino Giordani col suo ritenere lo 'scrivere la più alta forma di sacerdozio regale'; Spartaco Lucarini col suo 'segreto di giornalista'; Guglielmo Boselli maestro di vita e di giornalismo; il filosofo-teologo Giuseppe Maria Zanghì col suo cogliere e mostrare –"dalla filosofia alla teologia, dall'arte alla letteratura, dalla politica alla transdisciplina dei saperi che nel Vangelo di Gesù non vi è soltanto un messaggio spirituale, religioso….ma anche culturale, umanistico, storico".

Commuove 'assai' immaginare la bellezza, l'ampiezza, l'altezza, la profondità del dialogo intercorso tra loro!......e di come, certamente, senza ciascuno perdere la propria identità ma in una profonda unità di pensiero— avranno riconosciuto che "il solo Dio cristiano "permette l'ateismo" consente cioè all'uomo questa estrema libertà; che solo il Dio cristiano è capace di questa follia d'amore!.....che quella dell'ateo è la più dolorosa ricerca di Dio!

Caro Michele, che dirti se non ancora un grande grazie per quello che sei stato e sei per noi tuoi concittadini e non solo! Che dirti se non che, per il tuo primo 'Anniversario nell'Eternità',volevo farti un dono ma non ho trovato di meglio che alcuni pensieri di quel tuo collega e mio amico Spartaco Lucarini. Sono sicuro poi, che ti fa contento se ne faccio partecipe a tanti tuoi giovani e meno giovani colleghi per augurare loro un cammino di luce nel mondo della comunicazione e della vita. Ciao Michè!».

Il "segreto" di un giornalista

"Il mio segreto è che non vedo i fatti, ma le persone che vi sono coinvolte. Non le sfrutto, cerco di amarle come sono. Succede che mi dicono tante cose, anche più di quelle che io domando loro. Anche persone note, della Chiesa, della politica, me le sono fatte amiche così. Questo non me l'ha suggerito il mestiere. Me l'ha suggerito l'amore. Per la gente, queste persone sono importanti per le cariche che ricoprono. Per me invece sono importanti perché persone, fratelli. Qualcuno mi ha raccontato le sue cose più intime, e io ho potuto dire ad alcuni di loro qualcosa che li aiutasse a riprendere fiducia. Il mio segreto è che mi sono fatto un chiostro dentro l'anima: ci vado ad abitare appena posso. Nel mio chiostro metto le mie preoccupazioni, di quelli che avvicino per la Chiesa, per l'umanità". (Spartaco Lucarini)
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