Associazioni
Anche il Centro Zenith interviene sulla scomparsa di Gianna
«Un'anima fragile spesso derisa da una cultura retrograda», sottolinea il professor Forunato
Andria - lunedì 18 gennaio 2021
14.04
«C'è un vecchio adagio intriso di luoghi comuni assolutamente inaccettabile che recita : "Quando si nasce si è tutti belli. Quando ci si sposa si è tutti bravi. Quando si muore si è tutti buoni" ».
Scrive in una nota il professor Antonello Fortunato, responsabile del Centro Zenith.
«Mi sembra accada sempre così quando la nostra comunità, per lavarsi la coscienza dalla sua insensibilità, accompagna il feretro di chi ormai non c'è più e magari in vita avrebbe voluto la stessa attenzione. Sto parlando di Gianna che girava nelle strade di Andria prigioniero di un corpo che non sentiva suo. Sto parlando di un'anima fragile spesso derisa e insultata da una cultura retrograda e beffarda che non ha rispetto per la dignità di ogni persona. Sto parlando di Gianna che oggetto di scherno era la rappresentazione visiva della nostra limitata accettazione della diversità.
Amata città. Così non va bene. Che senso ha ridere e deturpare la vita quando è vita e poi abbandonarsi ad una malinconica reminiscenza di ciò che fu. Abbiamo il dovere di tutelare la vita sempre, soprattutto quando palpita nel cuore, quando è attiva, quando chiede con la sua voce e i suoi gesti di essere salvata, quando con i suoi pensieri desidera essere bella e realizzata. Sapete quante volte al nostro centro Zenith si sono avvicinate persone distrutte dall'indifferenza generale. È sempre stato doloroso ascoltarle e sempre difficile recuperare la loro voglia di vivere. Difendiamo la vita sempre, ovunque e dovunque prima dei titoli di coda».
Scrive in una nota il professor Antonello Fortunato, responsabile del Centro Zenith.
«Mi sembra accada sempre così quando la nostra comunità, per lavarsi la coscienza dalla sua insensibilità, accompagna il feretro di chi ormai non c'è più e magari in vita avrebbe voluto la stessa attenzione. Sto parlando di Gianna che girava nelle strade di Andria prigioniero di un corpo che non sentiva suo. Sto parlando di un'anima fragile spesso derisa e insultata da una cultura retrograda e beffarda che non ha rispetto per la dignità di ogni persona. Sto parlando di Gianna che oggetto di scherno era la rappresentazione visiva della nostra limitata accettazione della diversità.
Amata città. Così non va bene. Che senso ha ridere e deturpare la vita quando è vita e poi abbandonarsi ad una malinconica reminiscenza di ciò che fu. Abbiamo il dovere di tutelare la vita sempre, soprattutto quando palpita nel cuore, quando è attiva, quando chiede con la sua voce e i suoi gesti di essere salvata, quando con i suoi pensieri desidera essere bella e realizzata. Sapete quante volte al nostro centro Zenith si sono avvicinate persone distrutte dall'indifferenza generale. È sempre stato doloroso ascoltarle e sempre difficile recuperare la loro voglia di vivere. Difendiamo la vita sempre, ovunque e dovunque prima dei titoli di coda».