Associazioni
Ambiente e territorio, variante della S.P.2 ex 231: quali vantaggi e svantaggi per la città di Andria?
Nota di Benedetto Miscioscia e del Consiglio Direttivo del Laboratorio Verde Fareambiente cittadino
Andria - martedì 23 maggio 2023
07.30
Il completamento, se pur parziale, della variante, indicata erroneamente come tangenziale ovest della S.P. 2 ex 231 e la questione dello studio progettuale della viabilità a futuro servizio del nuovo complesso ospedaliero di Andria, merita una seria e profonda riflessione. Da ragionevoli e realisti ambientalisti non fondamentalisti, non possiamo che partire da una valutazione dei vantaggi e degli svantaggi che il nuovo tracciato stradale procurerebbe a beneficio delle comunità del territorio, tenuto conto che ebbe la sua primogenitura ben 32 anni fa con l'avvio dei lavori, poi sospesi che, inspiegabilmente, non venne inserito nel redigendo PRG del 1992.
La questione, nasce per questo e va affrontata con realismo e pragmatismo, partendo dall'esempio della prima variante dei primi anni '80 che liberò Andria dal traffico veicolare extraurbano dall'ex macello a via Corato. Fatta questa premessa, passiamo ai nostri giorni in cui la variante, al di là dei pregiudizi e dei preconcetti, viene considerata un'opera inutile e impattante per il territorio per il conseguente consumo di territorio e l'espianto di migliaia di alberi di olivo che non porterebbe giovamento alla città. Precisato che gli alberi di ulivo, per legge, devono essere ricollocati in altre zone anche limitrofe, come avvenuto per esempio per l'Andria-Trani, consideriamo miopi e strumentali le semplicistiche valutazioni fin qui sentite e lette, stante la situazione pericolosa in cui versa l'attuale tracciato che, peraltro, oltre ad allontanare ulteriormente il traffico veicolare dalla città, consentirebbe di eliminare la "pericolosa" interferenza con gli attuali insediamenti produttivi e commerciali presenti e futuri compresi tra il km. 48 e il km. 52 (nuovo tracciato a quattro corsie), tenuto conto che l'area interessata dall'attuale tracciato, è destinata agli insediamenti agro alimentari (D3) che, in un'ottica di un futuro sviluppo, potrebbe rappresentare un ulteriore rischio per la circolazione e la sicurezza stradale del traffico veicolare di percorrenza da e per Canosa di Puglia sulla direttrice Bari-Foggia.
L'avversione al nuovo tracciato, sarebbe determinata, secondo alcuni, anche per un'ipotetica interferenza con un'area d'interesse archeologico. Una preoccupazione che, a ben vedere, non ci sembra riguardi direttamente l'area ad alta valenza archeologica come la collina di Santa Barbara, la "RUDAS" indicata nella Tabula Peutingeriana, ricca di reperti e di storia, dimenticata e abbandonata alla furia devastatrice di trasformazioni fondiarie che, col tempo, hanno alterato la sua conformazione e, probabilmente, colpevolmente cancellato in gran parte, le tracce ed un tesoro archeologico di una antica città risalente ad almeno tremila anni fa, per il quale, a dire il vero, non ci risulta vi siano stati sino ad oggi, particolari interessamenti di altre associazioni ambientaliste e di tutela, per la sua salvaguardia e promozione. Da ambientalisti pragmatici del fare, prima ancora di opporci ad una infrastruttura stradale che ammodernerebbe e migliorerebbe la circolazione in sicurezza, proponiamo un bilanciamento del consumo del territorio, se si ha a veramente a cuore il contenimento del consumo del suolo, incominciando a ridimensionare il vigente "mega" PRG, per sottrarre ad una probabile cementificazione selvaggia, decine e decine di ettari di oliveti e vigneti, a partire da quelli situati lungo la direttrice per Castel del Monte, destinati dal vigente PRG, all'insediamento di strutture turistico ricettive e non solo. In questo modo, potremmo rendere un servizio concreto alla comunità andriese liberando non solo i terreni agricoli da vincoli edilizi ma anche i tanti cittadini andriesi, "obbligati" a pagare "sine die" l'IMU.
Opporsi alla realizzazione di un'opera infrastrutturale stradale a quattro corsie che migliorerebbe la circolazione stradale non solo sotto il profilo della sicurezza, agevolando un più rapido raggiungimento del nuovo ospedale da parte delle comunità di Canosa, Minervino Murge e Spinazzola e, prospetticamente, eliminare l'interferenza del traffico veicolare con le future aree a sviluppo agroalimentare, significa non mostrare quella sufficiente lungimiranza percettiva sulle reali esigenze future di cui il territorio e la comunità andriese avrebbero bisogno. Così facendo, riteniamo che si possa correre il rischio che, al di là di contenziosi giudiziari, oltre al danno per la perdita del finanziamento e, conseguentemente, la mancata realizzazione dell'opera stradale, potremmo ritrovarci a subire la beffa, in caso di soccombenza, di dover affrontare eventuali risarcimenti milionari che ricadrebbero immancabilmente sull'intera comunità andriese. Tutto questo a vantaggio di chi?
La questione, nasce per questo e va affrontata con realismo e pragmatismo, partendo dall'esempio della prima variante dei primi anni '80 che liberò Andria dal traffico veicolare extraurbano dall'ex macello a via Corato. Fatta questa premessa, passiamo ai nostri giorni in cui la variante, al di là dei pregiudizi e dei preconcetti, viene considerata un'opera inutile e impattante per il territorio per il conseguente consumo di territorio e l'espianto di migliaia di alberi di olivo che non porterebbe giovamento alla città. Precisato che gli alberi di ulivo, per legge, devono essere ricollocati in altre zone anche limitrofe, come avvenuto per esempio per l'Andria-Trani, consideriamo miopi e strumentali le semplicistiche valutazioni fin qui sentite e lette, stante la situazione pericolosa in cui versa l'attuale tracciato che, peraltro, oltre ad allontanare ulteriormente il traffico veicolare dalla città, consentirebbe di eliminare la "pericolosa" interferenza con gli attuali insediamenti produttivi e commerciali presenti e futuri compresi tra il km. 48 e il km. 52 (nuovo tracciato a quattro corsie), tenuto conto che l'area interessata dall'attuale tracciato, è destinata agli insediamenti agro alimentari (D3) che, in un'ottica di un futuro sviluppo, potrebbe rappresentare un ulteriore rischio per la circolazione e la sicurezza stradale del traffico veicolare di percorrenza da e per Canosa di Puglia sulla direttrice Bari-Foggia.
L'avversione al nuovo tracciato, sarebbe determinata, secondo alcuni, anche per un'ipotetica interferenza con un'area d'interesse archeologico. Una preoccupazione che, a ben vedere, non ci sembra riguardi direttamente l'area ad alta valenza archeologica come la collina di Santa Barbara, la "RUDAS" indicata nella Tabula Peutingeriana, ricca di reperti e di storia, dimenticata e abbandonata alla furia devastatrice di trasformazioni fondiarie che, col tempo, hanno alterato la sua conformazione e, probabilmente, colpevolmente cancellato in gran parte, le tracce ed un tesoro archeologico di una antica città risalente ad almeno tremila anni fa, per il quale, a dire il vero, non ci risulta vi siano stati sino ad oggi, particolari interessamenti di altre associazioni ambientaliste e di tutela, per la sua salvaguardia e promozione. Da ambientalisti pragmatici del fare, prima ancora di opporci ad una infrastruttura stradale che ammodernerebbe e migliorerebbe la circolazione in sicurezza, proponiamo un bilanciamento del consumo del territorio, se si ha a veramente a cuore il contenimento del consumo del suolo, incominciando a ridimensionare il vigente "mega" PRG, per sottrarre ad una probabile cementificazione selvaggia, decine e decine di ettari di oliveti e vigneti, a partire da quelli situati lungo la direttrice per Castel del Monte, destinati dal vigente PRG, all'insediamento di strutture turistico ricettive e non solo. In questo modo, potremmo rendere un servizio concreto alla comunità andriese liberando non solo i terreni agricoli da vincoli edilizi ma anche i tanti cittadini andriesi, "obbligati" a pagare "sine die" l'IMU.
Opporsi alla realizzazione di un'opera infrastrutturale stradale a quattro corsie che migliorerebbe la circolazione stradale non solo sotto il profilo della sicurezza, agevolando un più rapido raggiungimento del nuovo ospedale da parte delle comunità di Canosa, Minervino Murge e Spinazzola e, prospetticamente, eliminare l'interferenza del traffico veicolare con le future aree a sviluppo agroalimentare, significa non mostrare quella sufficiente lungimiranza percettiva sulle reali esigenze future di cui il territorio e la comunità andriese avrebbero bisogno. Così facendo, riteniamo che si possa correre il rischio che, al di là di contenziosi giudiziari, oltre al danno per la perdita del finanziamento e, conseguentemente, la mancata realizzazione dell'opera stradale, potremmo ritrovarci a subire la beffa, in caso di soccombenza, di dover affrontare eventuali risarcimenti milionari che ricadrebbero immancabilmente sull'intera comunità andriese. Tutto questo a vantaggio di chi?