Attualità
Aggressioni e insulti via social contro il sindaco Giovanna Bruno: altre attestazioni di solidarietà
Dalla Commissione Pari Opportunità e dall'Associazione RiscoprirSi
Andria - martedì 10 settembre 2024
14.33
Piena solidarietà alla Sindaca, vittima di violenze verbali sui social network. viene espressa a titolo personale dall'avv. Savina Vitti, presidente della Commissione Pari Opportunità della Città di Andria e di alcuni componenti della commissione, ovvero Lilla Bruno, Patrizia Lomuscio, Rosanna Maldera, Luigia Fortunato, Giovanni Zinfollino e Giuseppe Pistillo.
«L'enorme effetto di "cassa di risonanza" di commenti impropriamente propagati attraverso i social network – si legge in una nota condivisa anche dall'assessora alle Pari Opportunità Viviana Di Leo - può risultare alquanto pericoloso ogniqualvolta l'oggetto del messaggio diffuso abbia carattere denigratorio ed infamante nei confronti del suo destinatario. È ciò che è accaduto alla nostra Sindaca, avv.ta Giovanna Bruno, vittima sul suo profilo social pubblico di violenze verbali, inaccettabili espressioni, ancor più se rivolte ad una prima cittadina, esposta in prima linea ad innumerevoli responsabilità in virtù del proprio operato, svolto in difesa e a tutela dei cittadini e della comunità locale. Le frasi espresse in danno della Sindaca hanno rappresentato atti di disprezzo e di offesa alla dignità anche di tutte le altre donne. I toni, ma soprattutto i contenuti, esulano dal lessico politico e sono totalmente estranei alla democrazia e alla libertà di espressione; non è stato offeso soltanto l'onore e il decoro della Sindaca della Città di Andria con frasi irripetibili e sessiste, ma quelle espressioni sono una ferita profonda per tutte e tutti coloro che si riconoscono nei valori fondamentali del nostro Paese. Le parole non uccidono, certo, ma sono la cartina di tornasole della nostra Comunità. Le parole non sono neutre, le parole possono essere usate in un modo o nell'altro. Quando le parole grondano odio hanno la terribile potenza di determinare comportamenti: non sono solo l'espressione di un pensiero, ma possono spingere altri ad agire.
Le parole d'odio in rete, il cosidetto hate speech online, rappresentano oggi un fenomeno esteso e trasversale ed in pole position, nella classifica drammatica dell'odio online e nel mirino degli hater, si posizionano le donne a prescindere dal ruolo anche pubblico che rivestono. Come è possibile che, senza alcun reale motivo, una persona diventi un vero e proprio oggetto di persecuzione? Alle radici c'è sempre un clima d'odio che attende solo un bersaglio su cui concentrarsi, alimentato a volte da una consapevole propaganda senza scrupoli. È un circuito perverso che può alimentarsi fino a condizionare le esistenze dei singoli e della collettività, fino a segnare persino il destino della storia politica e civile del Paese. Nella battaglia per il contrasto dell'odio in rete tutti possono scendere in campo – conclude la nota - dove la moderazione dei social network e dei portali d'informazione non arriva, quando l'intervento delle autorità non è abbastanza repentino, è importante che gli utenti del web, persone comuni, facciano ciò che possono per dire no all'odio in rete. Fare qualcosa, non restare a guardare, significa affermare che discriminazione e violenza sul web non sono tollerabili; significa non far sentire sole le vittime dell'odio. Vuol dire anche compiere un gesto concreto per promuovere la rimozione dei contenuti ritenuti inaccettabili e proporre una forma di comunicazione civile e costruttiva. Non bisogna rinunciare all'idea che questo nostro Paese, e non solo il nostro, sia costituito per la stragrande maggioranza da persone che rifiutano la logica dell'odio e pensano che invece sia possibile, di nuovo, vivere in una società aperta, inclusiva, ordinata, giusta socialmente, attenta ai temi ambientali e ai diritti sociali e civili delle persone.
Altra testimonianza di solidarietà giunge dalle socie dell'Associazione RiscoprirSi, dall'équipe del Centro Antiviolenza RiscoprirSi, dall'équipe del Centro Uomini Autori di Violenza Flexus e dalla Presidente del sodalizio dr.ssa Patrizia Lomuscio.
«Apprendiamo dalla stampa delle aggressioni e degli insulti sessisti subiti dalla Sindaca Avv. Giovanna Bruno sulla sua pagina social istituzionale. Esprimiamo vicinanza e solidarietà nei confronti della Sindaca e invitiamo tutta la cittadinanza a NON tollerare e condannare fermamente qualsiasi modalità aggressiva di comunicazione nei confronti delle Istituzioni e delle persone tutte, in particolare nei confronti delle donne che rimangono il bersaglio principale. "Troia, puttana, sfigata, zoccola, mignotta, scrofa" sono soltanto alcuni degli epiteti offensivi rivolti alle donne sulle piattaforme social. Ancora una volta, per sette anni di seguito, le donne si confermano l'obiettivo principale di chi aggredisce, offende e scredita le persone sui social. Lo dice Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, che ha pubblicato la "Mappa dell'intolleranza", realizzata in collaborazione con quattro atenei italiani che hanno raccolto e analizzato ben 629.151 tweet prodotti tra gennaio e ottobre 2022. Gli attacchi verbali offensivi sui social colpiscono soprattutto le donne che esercitano il potere, politico o economico. Nessuna legittimazione a qualsiasi forma di violenza, nessuna giustificazione!»
«L'enorme effetto di "cassa di risonanza" di commenti impropriamente propagati attraverso i social network – si legge in una nota condivisa anche dall'assessora alle Pari Opportunità Viviana Di Leo - può risultare alquanto pericoloso ogniqualvolta l'oggetto del messaggio diffuso abbia carattere denigratorio ed infamante nei confronti del suo destinatario. È ciò che è accaduto alla nostra Sindaca, avv.ta Giovanna Bruno, vittima sul suo profilo social pubblico di violenze verbali, inaccettabili espressioni, ancor più se rivolte ad una prima cittadina, esposta in prima linea ad innumerevoli responsabilità in virtù del proprio operato, svolto in difesa e a tutela dei cittadini e della comunità locale. Le frasi espresse in danno della Sindaca hanno rappresentato atti di disprezzo e di offesa alla dignità anche di tutte le altre donne. I toni, ma soprattutto i contenuti, esulano dal lessico politico e sono totalmente estranei alla democrazia e alla libertà di espressione; non è stato offeso soltanto l'onore e il decoro della Sindaca della Città di Andria con frasi irripetibili e sessiste, ma quelle espressioni sono una ferita profonda per tutte e tutti coloro che si riconoscono nei valori fondamentali del nostro Paese. Le parole non uccidono, certo, ma sono la cartina di tornasole della nostra Comunità. Le parole non sono neutre, le parole possono essere usate in un modo o nell'altro. Quando le parole grondano odio hanno la terribile potenza di determinare comportamenti: non sono solo l'espressione di un pensiero, ma possono spingere altri ad agire.
Le parole d'odio in rete, il cosidetto hate speech online, rappresentano oggi un fenomeno esteso e trasversale ed in pole position, nella classifica drammatica dell'odio online e nel mirino degli hater, si posizionano le donne a prescindere dal ruolo anche pubblico che rivestono. Come è possibile che, senza alcun reale motivo, una persona diventi un vero e proprio oggetto di persecuzione? Alle radici c'è sempre un clima d'odio che attende solo un bersaglio su cui concentrarsi, alimentato a volte da una consapevole propaganda senza scrupoli. È un circuito perverso che può alimentarsi fino a condizionare le esistenze dei singoli e della collettività, fino a segnare persino il destino della storia politica e civile del Paese. Nella battaglia per il contrasto dell'odio in rete tutti possono scendere in campo – conclude la nota - dove la moderazione dei social network e dei portali d'informazione non arriva, quando l'intervento delle autorità non è abbastanza repentino, è importante che gli utenti del web, persone comuni, facciano ciò che possono per dire no all'odio in rete. Fare qualcosa, non restare a guardare, significa affermare che discriminazione e violenza sul web non sono tollerabili; significa non far sentire sole le vittime dell'odio. Vuol dire anche compiere un gesto concreto per promuovere la rimozione dei contenuti ritenuti inaccettabili e proporre una forma di comunicazione civile e costruttiva. Non bisogna rinunciare all'idea che questo nostro Paese, e non solo il nostro, sia costituito per la stragrande maggioranza da persone che rifiutano la logica dell'odio e pensano che invece sia possibile, di nuovo, vivere in una società aperta, inclusiva, ordinata, giusta socialmente, attenta ai temi ambientali e ai diritti sociali e civili delle persone.
Altra testimonianza di solidarietà giunge dalle socie dell'Associazione RiscoprirSi, dall'équipe del Centro Antiviolenza RiscoprirSi, dall'équipe del Centro Uomini Autori di Violenza Flexus e dalla Presidente del sodalizio dr.ssa Patrizia Lomuscio.
«Apprendiamo dalla stampa delle aggressioni e degli insulti sessisti subiti dalla Sindaca Avv. Giovanna Bruno sulla sua pagina social istituzionale. Esprimiamo vicinanza e solidarietà nei confronti della Sindaca e invitiamo tutta la cittadinanza a NON tollerare e condannare fermamente qualsiasi modalità aggressiva di comunicazione nei confronti delle Istituzioni e delle persone tutte, in particolare nei confronti delle donne che rimangono il bersaglio principale. "Troia, puttana, sfigata, zoccola, mignotta, scrofa" sono soltanto alcuni degli epiteti offensivi rivolti alle donne sulle piattaforme social. Ancora una volta, per sette anni di seguito, le donne si confermano l'obiettivo principale di chi aggredisce, offende e scredita le persone sui social. Lo dice Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, che ha pubblicato la "Mappa dell'intolleranza", realizzata in collaborazione con quattro atenei italiani che hanno raccolto e analizzato ben 629.151 tweet prodotti tra gennaio e ottobre 2022. Gli attacchi verbali offensivi sui social colpiscono soprattutto le donne che esercitano il potere, politico o economico. Nessuna legittimazione a qualsiasi forma di violenza, nessuna giustificazione!»