Territorio
Ad Andria la marcia delle donne e degli uomini scalzi
Venerdì alle 19 in Piazza Catuma con Amnesty International e Avvocato di Strada
Andria - martedì 8 settembre 2015
13.51
In marcia a piedi nudi, simbolo di semplicità e rispetto ma anche di attenzione e cambio delle politiche migratorie europee e globali. E' questa l'iniziativa in corso di svolgimento in molte città dell'Italia tra cui Napoli, Bari e Venezia e partita da alcuni personaggi dello spettacolo e della cultura particolarmente sensibili a questo tema. La marcia silenziosa arriva anche ad Andria dove Amnesty International, Avvocato di Strada, Centro Anti Violenza "Riscoprirsi", Cgil Bat, Cooperativa Sociale "Trifoglio" ed altre realtà, hanno previsto l'iniziativa spontanea per venerdì 11 settembre a partire dalle ore 19 in Piazza Catuma. La marcia proseguirà in Via Carlo Troya, Piazza Umberto I, Via San Francesco, Piazza Duomo e si concluderà nella piazza di partenza. Quattro le richieste forti che la "La marcia di donne e uomini a piedi scalzi" vuole portare all'attenzione del grande pubblico: la certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature, l'accoglienza degna e rispettosa per tutti, la chiusura e lo smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, la creazione di un vero e proprio sistema di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.
«E' arrivato il momento di decidere da che parte stare - dicono gli attivisti andriesi riprendendo l'appello lanciato da personaggi della cultura italiana - E' vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E' difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo. Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un'altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno. Sono questi gli uomini scalzi del 21° secolo e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle».
La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà. E' l'inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. «Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie - prosegue la nota - al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze. Perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme».
«E' arrivato il momento di decidere da che parte stare - dicono gli attivisti andriesi riprendendo l'appello lanciato da personaggi della cultura italiana - E' vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E' difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo. Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un'altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno. Sono questi gli uomini scalzi del 21° secolo e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle».
La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà. E' l'inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. «Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie - prosegue la nota - al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze. Perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme».