Commento
9 maggio 2018, "Giornata dell'Europa"
Riflessioni a cura di Gennaro Piccolo, referente del Centro Igino Giordani di Andria
Andria - martedì 8 maggio 2018
Il 9 maggio si celebra la "Giornata dell'Europa" ed è importante che ci siano state poste alcune domande: Cosa suscita in voi questa data? Come vi piacerebbe che gli europei la celebrassero? Se uno di voi fosse Presidente della Commissione Europea (cioè avesse funzioni di responsabilità e decisionali), quali sarebbero le priorità sull'agenda per mantenere e incrementare l'unione dei popoli europei? Come vediamo l'Europa nel contesto della politica mondiale? Sembra che i giovani non si interessino tanto del futuro dell'Europa. E' vero secondo voi? Cosa pensate delle tendenze populiste? Non sarebbe meglio camminare insieme? Ma come?
Credo si possa sintetizzare tali domande in una sola: L'Europa ha un futuro?
Sentendomi piccolo di fronte a questa domanda, cerco in alcuni pensieri di Igino Giordani, perché a me più vicino e che ha anticipato di almeno un quarto di secolo certi aspetti del processo comunitario, alcune tracce che mi confermino la risposta che avverto già presente nel cuore.
"….Gli stati europei, economicamente - e la verità ormai elementare è di dominio di tutti, esclusi i vociferatori più vacui della politica - dipendono l'uno dall'altro; nessuno è più in grado di vivere delle proprie risorse; sono come le membra vitali di un solo organismo. Allo stadio attuale della economia, ci sembra superfluo insistere sulla interdipendenza fatale, inderogabile, delle nazioni tutte, ma prevalentemente di quelle europee". (Giordani in: 'Parte Guelfa' settembre 1925)
"Se i popoli dell'Europa continentale riusciranno a raccogliersi in un proprio sistema federativo, con governo e parlamento, esercito e moneta unici e larghe autonomie nazionali, formeranno una forza positiva che per intanto eliminerà conflitti tra i propri componenti e potrà addivenire ad accordi e collaborazioni profonde e sostanziali con gli altri grandi sistemi, creando con essi gli organi per impedire i conflitti armati tra i medesimi". (Igino Giordani in: "Il Quotidiano" 2/1946 n.16, pagina 1)
"….Io, a mia volta, potrei volere un'Europa cattolica, e cioè organizzata secondo una teologia: e altri potrebbero volerne una comunista, oppure liberale, radicale, qualunquista….Tanti partiti, ideologie, teologie e tante Euorope. Così invece di unire l'Europa la divideremmo ancora di più: la vivisezioneremmo ancora di più per ricomporla in unità nuove su un tavolo anatomico" (Igino Giordani: 'O l'Europa s'unisce, o l'Europa perisce 1950 – In: Dare un'anima alla democrazia pagina 252 edizione Laterza)
"….Essere europei non vuol dire amar di meno le persone della propria terra di nascita né comprimere le belle tradizioni particolari di ciascuna nazione. Significa procurare ad esse più pace e meno armi, rendere la loro vita più sicura con minor numero di quei conflitti, dove milioni di creature muoiono per carneficine, affamamenti, epidemie, spasimi.
Come cattolici (e cattolici vuol dire universale) dobbiamo riprendere la tradizione dei Padri e portare un contributo all'opera unitaria che, nella fioritura ecumenica del nostro tempo, si fa contributo all'unità cristiana". (I. Giordani in: "Rivista Città Nuova – 25 luglio 1977)
"….L'Europa è (ancora?) carica di rancori come un magazzino di esplosivi: tenuti vivi da filosofie e falsi patriottismi, mitologie e interessi egoistici. L'Europa, per non esplodere, ha bisogno di rimuovere tutto questo materiale infiammabile: ha bisogno di una riconciliazione universale, la quale liberi dal passato e netti pel futuro.
Chi può svolgere <>? Il cristianesimo: questa riserva di sanità, che l'Europa ancora custodisce e ancora comunica ad altri continenti. E il cristianesimo comporta una unificazione nella libertà e nella pace, con la eliminazione delle guerre e degli altri motivi di attrito". (I. Giordani in: Rivista Fides maggio 1961)
….E un supplemento di commozione mi prende nel rileggere alcuni degli altri numerosi articoli dello stesso Giordani che, già dai soli titoli, mi confermano, senza esitazione, la risposta alla domanda: "L'Europa ha un futuro"?
Sì, certo: "l'Europa ha un futuro"!
Credo si possa sintetizzare tali domande in una sola: L'Europa ha un futuro?
Sentendomi piccolo di fronte a questa domanda, cerco in alcuni pensieri di Igino Giordani, perché a me più vicino e che ha anticipato di almeno un quarto di secolo certi aspetti del processo comunitario, alcune tracce che mi confermino la risposta che avverto già presente nel cuore.
"….Gli stati europei, economicamente - e la verità ormai elementare è di dominio di tutti, esclusi i vociferatori più vacui della politica - dipendono l'uno dall'altro; nessuno è più in grado di vivere delle proprie risorse; sono come le membra vitali di un solo organismo. Allo stadio attuale della economia, ci sembra superfluo insistere sulla interdipendenza fatale, inderogabile, delle nazioni tutte, ma prevalentemente di quelle europee". (Giordani in: 'Parte Guelfa' settembre 1925)
"Se i popoli dell'Europa continentale riusciranno a raccogliersi in un proprio sistema federativo, con governo e parlamento, esercito e moneta unici e larghe autonomie nazionali, formeranno una forza positiva che per intanto eliminerà conflitti tra i propri componenti e potrà addivenire ad accordi e collaborazioni profonde e sostanziali con gli altri grandi sistemi, creando con essi gli organi per impedire i conflitti armati tra i medesimi". (Igino Giordani in: "Il Quotidiano" 2/1946 n.16, pagina 1)
"….Io, a mia volta, potrei volere un'Europa cattolica, e cioè organizzata secondo una teologia: e altri potrebbero volerne una comunista, oppure liberale, radicale, qualunquista….Tanti partiti, ideologie, teologie e tante Euorope. Così invece di unire l'Europa la divideremmo ancora di più: la vivisezioneremmo ancora di più per ricomporla in unità nuove su un tavolo anatomico" (Igino Giordani: 'O l'Europa s'unisce, o l'Europa perisce 1950 – In: Dare un'anima alla democrazia pagina 252 edizione Laterza)
"….Essere europei non vuol dire amar di meno le persone della propria terra di nascita né comprimere le belle tradizioni particolari di ciascuna nazione. Significa procurare ad esse più pace e meno armi, rendere la loro vita più sicura con minor numero di quei conflitti, dove milioni di creature muoiono per carneficine, affamamenti, epidemie, spasimi.
Come cattolici (e cattolici vuol dire universale) dobbiamo riprendere la tradizione dei Padri e portare un contributo all'opera unitaria che, nella fioritura ecumenica del nostro tempo, si fa contributo all'unità cristiana". (I. Giordani in: "Rivista Città Nuova – 25 luglio 1977)
"….L'Europa è (ancora?) carica di rancori come un magazzino di esplosivi: tenuti vivi da filosofie e falsi patriottismi, mitologie e interessi egoistici. L'Europa, per non esplodere, ha bisogno di rimuovere tutto questo materiale infiammabile: ha bisogno di una riconciliazione universale, la quale liberi dal passato e netti pel futuro.
Chi può svolgere <
….E un supplemento di commozione mi prende nel rileggere alcuni degli altri numerosi articoli dello stesso Giordani che, già dai soli titoli, mi confermano, senza esitazione, la risposta alla domanda: "L'Europa ha un futuro"?
Sì, certo: "l'Europa ha un futuro"!