Cosco: «Il cancro ha fatto goal, arrivederci mondo del calcio»
L'ex allenatore dell'Andria dovrà nuovamente curare il male del secolo
sabato 27 dicembre 2014
12.20
È tornato dopo ben 18 anni come un macigno ed ora dovrà tentare di sconfiggerlo nuovamente. Vincenzo Cosco, ex allenatore dell'Andria Bat, lascia la Torres, squadra che stava conducendo egregiamente dal 26 novembre, a causa di un tumore che l'ha colpito un'altra volta.
«Sono costretto a salutare il calcio e la Torres – scrive l'allenatore molisano in una lettera – ma spero che sia solo un arrivederci. Anzi, sono convinto che il mio saluto sarà solo un temporaneo allontanamento dallo sport che, insieme alla mia famiglia, è stato il mio mondo per quaranta anni. La mia vita, alla Vigilia del Natale 2014, è cambiata in due ore, così come cambiò in un giorno di quel lontano 1996. Il cancro, sconfitto e annientato 18 anni fa, è tornato a invadere il mio corpo, in maniera più violenta. E, così, oggi per me inizia la 'partita di ritorno' contro il male del secolo. All'andata, per dirla nel gergo calcistico, ho vinto, ho trionfato: combattei, anche grazie al supporto della mia famiglia e dei miei amici più stretti, come un leone indomito ed ebbi la meglio. Il cancro, oggi, ha fatto gol e io sono costretto ai tempi supplementari: una partita nella quale il pareggio non esiste. Sono costretto a vincere: devo farlo per tutta la mia famiglia, per mia moglie Silvana, per i miei piccoli, ma già maturi, figli, Gaia e Luigi, ma anche perché io ho sempre sostenuto che i sogni aiutano a vivere. Non posso far altro, dunque, oggi come non mai, che andare avanti sognando, per continuare a vivere e, quindi, restare vicino alla mia famiglia e ai miei cari, oltre che per riprendere quel sogno chiamato 'calcio'».
Il tecnico, oltre al grande spirito battagliero che l'ha sempre contraddistinto, trarrà forza in questa "guerra contro il male del secolo" anche dalla fede e dalla vicinanza dei suoi cari: «La fede, così come 19 anni fa, sarà la mia guida, insieme con l'affetto della mia famiglia e dei miei amici più stretti: vedere che chi mi sta più vicino ha macinato chilometri per raggiungermi a casa appena qualche ora dopo la drammatica diagnosi, mi ha riempito l'animo di quella necessaria e indispensabile voglia di combattere. Riparto dal secondo tempo di Torres-Cremonese: la mia squadra, sotto di due reti, è riuscita a imporsi per 3-2. Dalla panchina ho combattuto insieme ai ragazzi, senza sapere che dentro di me il male già covava da tempo. Il secondo tempo della mia ultima partita ufficiale sarà il leit-motiv dei miei prossimi mesi: servirà una prova di carattere, forza e orgoglio per sconfiggere il nemico che ha invaso il mio corpo, la mia corazza, quella che mi ha difeso nei momenti più difficili e grazie alla quale mi sono tolto delle grandi e belle soddisfazioni nel fantastico mondo del calcio. La mia speranza è quella di tornare, quanto prima, su un prato verde, per riprendere a sognare con undici guerrieri pronti a dare tutto per una maglia, per i propri tifosi e per quel sogno – conclude il trainer - che si coltiva sin da bambini».
Ammirevole ed allo stesso tempo legittima la reazione della Torres che ha deciso di aspettare il ritorno del proprio allenatore: «Aspettiamo di conoscere la diagnosi, dopo gli accertamenti medici e, nel mentre, pensiamo ad una figura di riferimento che possa svolgere un lavoro di supplenza in questi mesi che mancano per completare il girone di ritorno del campionato – afferma, all'ufficio stampa della Torres, il direttore sportivo del club, Enzo Nucifera -. Ci stringiamo tutti intorno a mister Cosco, così come sta facendo tutto il mondo sportivo in queste ore, e quello sassarese che ha imparato a conoscere soprattutto un grand'uomo prima ancora che un allenatore di carisma e talento».
La Fidelis Andria, tramite un comunicato ufficiale, rende nota la vicinanza al tecnico: «La SSD Fidelis Andria esprime la propria vicinanza al mister Vincenzo Cosco in questa battaglia personale. Al tecnico, che vanta trascorsi nelle fila biancazzurre, il sodalizio di Corso Cavour augura un grande in bocca al lupo nella consapevolezza che il suo carattere da guerriero mai arrendevole sarà l'elemento determinante anche in tale circostanza. Forza mister la Fidelis è con te!».
La redazione di Andriaviva si stringe attorno a Vincenzo Cosco. Siamo sicuri che come ha già fatto nell'esperienza in quel di Andria e, più in generale, in tutta la sua carriera anche questa volta l'allenatore lotterà con la solita grinta e determinazione.
«Sono costretto a salutare il calcio e la Torres – scrive l'allenatore molisano in una lettera – ma spero che sia solo un arrivederci. Anzi, sono convinto che il mio saluto sarà solo un temporaneo allontanamento dallo sport che, insieme alla mia famiglia, è stato il mio mondo per quaranta anni. La mia vita, alla Vigilia del Natale 2014, è cambiata in due ore, così come cambiò in un giorno di quel lontano 1996. Il cancro, sconfitto e annientato 18 anni fa, è tornato a invadere il mio corpo, in maniera più violenta. E, così, oggi per me inizia la 'partita di ritorno' contro il male del secolo. All'andata, per dirla nel gergo calcistico, ho vinto, ho trionfato: combattei, anche grazie al supporto della mia famiglia e dei miei amici più stretti, come un leone indomito ed ebbi la meglio. Il cancro, oggi, ha fatto gol e io sono costretto ai tempi supplementari: una partita nella quale il pareggio non esiste. Sono costretto a vincere: devo farlo per tutta la mia famiglia, per mia moglie Silvana, per i miei piccoli, ma già maturi, figli, Gaia e Luigi, ma anche perché io ho sempre sostenuto che i sogni aiutano a vivere. Non posso far altro, dunque, oggi come non mai, che andare avanti sognando, per continuare a vivere e, quindi, restare vicino alla mia famiglia e ai miei cari, oltre che per riprendere quel sogno chiamato 'calcio'».
Il tecnico, oltre al grande spirito battagliero che l'ha sempre contraddistinto, trarrà forza in questa "guerra contro il male del secolo" anche dalla fede e dalla vicinanza dei suoi cari: «La fede, così come 19 anni fa, sarà la mia guida, insieme con l'affetto della mia famiglia e dei miei amici più stretti: vedere che chi mi sta più vicino ha macinato chilometri per raggiungermi a casa appena qualche ora dopo la drammatica diagnosi, mi ha riempito l'animo di quella necessaria e indispensabile voglia di combattere. Riparto dal secondo tempo di Torres-Cremonese: la mia squadra, sotto di due reti, è riuscita a imporsi per 3-2. Dalla panchina ho combattuto insieme ai ragazzi, senza sapere che dentro di me il male già covava da tempo. Il secondo tempo della mia ultima partita ufficiale sarà il leit-motiv dei miei prossimi mesi: servirà una prova di carattere, forza e orgoglio per sconfiggere il nemico che ha invaso il mio corpo, la mia corazza, quella che mi ha difeso nei momenti più difficili e grazie alla quale mi sono tolto delle grandi e belle soddisfazioni nel fantastico mondo del calcio. La mia speranza è quella di tornare, quanto prima, su un prato verde, per riprendere a sognare con undici guerrieri pronti a dare tutto per una maglia, per i propri tifosi e per quel sogno – conclude il trainer - che si coltiva sin da bambini».
Ammirevole ed allo stesso tempo legittima la reazione della Torres che ha deciso di aspettare il ritorno del proprio allenatore: «Aspettiamo di conoscere la diagnosi, dopo gli accertamenti medici e, nel mentre, pensiamo ad una figura di riferimento che possa svolgere un lavoro di supplenza in questi mesi che mancano per completare il girone di ritorno del campionato – afferma, all'ufficio stampa della Torres, il direttore sportivo del club, Enzo Nucifera -. Ci stringiamo tutti intorno a mister Cosco, così come sta facendo tutto il mondo sportivo in queste ore, e quello sassarese che ha imparato a conoscere soprattutto un grand'uomo prima ancora che un allenatore di carisma e talento».
La Fidelis Andria, tramite un comunicato ufficiale, rende nota la vicinanza al tecnico: «La SSD Fidelis Andria esprime la propria vicinanza al mister Vincenzo Cosco in questa battaglia personale. Al tecnico, che vanta trascorsi nelle fila biancazzurre, il sodalizio di Corso Cavour augura un grande in bocca al lupo nella consapevolezza che il suo carattere da guerriero mai arrendevole sarà l'elemento determinante anche in tale circostanza. Forza mister la Fidelis è con te!».
La redazione di Andriaviva si stringe attorno a Vincenzo Cosco. Siamo sicuri che come ha già fatto nell'esperienza in quel di Andria e, più in generale, in tutta la sua carriera anche questa volta l'allenatore lotterà con la solita grinta e determinazione.
LETTERA INTEGRALE DELL'ALLENATORE MOLISANO
Cari amici, cari sportivi, cari tifosi della Torres, è con un mix di sentimenti che vi scrivo: emozione in primis, ma anche col nodo in gola e, al contempo, con spirito battagliero, quello che mi ha sempre contraddistinto nel mondo del calcio. Quel carattere che mi ha permesso di partire dal mio piccolo paese, Santa Croce di Magliano, arrivando ad allenare fino in serie C. Sono costretto a salutare il calcio e la Torres, ma spero che sia solo un arrivederci. Anzi, sono convinto che il mio saluto sarà solo un temporaneo allontanamento dallo sport che, insieme alla mia famiglia, è stato il mio mondo per quaranta anni. La mia vita, alla Vigilia del Natale 2014, è cambiata in due ore, così come cambiò in un giorno di quel lontano 1996. Il cancro, sconfitto e annientato 18 anni fa, è tornato a invadere il mio corpo, in maniera più violenta. E, così, oggi per me inizia la 'partita di ritorno' contro il male del secolo. All'andata, per dirla nel gergo calcistico, ho vinto, ho trionfato: combattei, anche grazie al supporto della mia famiglia e dei miei amici più stretti, come un leone indomito ed ebbi la meglio. Il cancro, oggi, ha fatto gol e io sono costretto ai tempi supplementari: una partita nella quale il pareggio non esiste. Sono costretto a vincere: devo farlo per tutta la mia famiglia, per mia moglie Silvana, per i miei piccoli, ma già maturi, figli, Gaia e Luigi, ma anche perché io ho sempre sostenuto che i sogni aiutano a vivere. Non posso far altro, dunque, oggi come non mai, che andare avanti sognando, per continuare a vivere e, quindi, restare vicino alla mia famiglia e ai miei cari, oltre che per riprendere quel sogno chiamato 'calcio'. Per far ciò dovrò battere ancora una volta il cancro: la fede, così come 19 anni fa, sarà la mia guida, insieme con l'affetto della mia famiglia e dei miei amici più stretti: vedere che chi mi sta più vicino ha macinato chilometri per raggiungermi a casa appena qualche ora dopo la drammatica diagnosi, mi ha riempito l'animo di quella necessaria e indispensabile voglia di combattere. Inizia la mia partita più importante: quella contro il destino, atto secondo. Credo nel fato e sono convinto che chi è sopra di noi mi ha messo nuovamente alla prova. Riparto dal secondo tempo di Torres-Cremonese: la mia squadra, sotto di due reti, è riuscita a imporsi per 3-2. Dalla panchina ho combattuto insieme ai ragazzi, senza sapere che dentro di me il male già covava da tempo. Il secondo tempo della mia ultima partita ufficiale sarà il leit-motiv dei miei prossimi mesi: servirà una prova di carattere, forza e orgoglio per sconfiggere il nemico che ha invaso il mio corpo, la mia corazza, quella che mi ha difeso nei momenti più difficili e grazie alla quale mi sono tolto delle grandi e belle soddisfazioni nel fantastico mondo del calcio. La mia speranza è quella di tornare, quanto prima, su un prato verde, per riprendere a sognare con undici guerrieri pronti a dare tutto per una maglia, per i propri tifosi e per quel sogno che si coltiva sin da bambini. ringrazio il mio medico, Michele Iantomasi, colui che ha capito al volo, dai miei sintomi prima ancora di effettuare gli accertamenti, che il mio dolore era qualcosa in più di un semplice malanno passeggero. Ringrazio la Neuromed e il suo presidente (mio amico) Mario Pietracupa: ho trovato una disponibilità sia della struttura sia del suo vertice che, difficilmente, si riscontrano altrove. E approfitto per ringraziare la vicinanza di colui che è stato uno dei miei primi presidenti, diventato poi un pilastro per la mia vita e di quella della mia famiglia, Luigi Perrella. Non posso nemmeno fare a meno di ringraziare anche i vertici del mio attuale club, la Torres: il presidente Domenico Capitani, l'amministratore delegato Manolo Patalano e il direttore generale Enzo Nucifora mi hanno dimostrato un affetto in questi ultimi giorni che, forse, nel mondo del calcio non mi sarei mai aspettato. Il patron Capitani è la dimostrazione che non tutto il calcio è malato e che anche in questo mondo c'è spazio per i sentimenti, che vanno oltre i risultati e l'impegno economico. E un grazie anche all'amico-confidente Giuseppe Formato: lui mi ha detto che anche questa volta'l'Architetto', 'Colui che tutto move', aggiusterà tutto. E così sarà. Ne sono certo. Datemi qualche mese: spero di tornare nuovamente in panchina nelle vesti di quel 'leone indomito' che è in me. Ciao a tutti, arrivederci.
Vincenzo Cosco,
lo 'Special Wolf' molisano
Cari amici, cari sportivi, cari tifosi della Torres, è con un mix di sentimenti che vi scrivo: emozione in primis, ma anche col nodo in gola e, al contempo, con spirito battagliero, quello che mi ha sempre contraddistinto nel mondo del calcio. Quel carattere che mi ha permesso di partire dal mio piccolo paese, Santa Croce di Magliano, arrivando ad allenare fino in serie C. Sono costretto a salutare il calcio e la Torres, ma spero che sia solo un arrivederci. Anzi, sono convinto che il mio saluto sarà solo un temporaneo allontanamento dallo sport che, insieme alla mia famiglia, è stato il mio mondo per quaranta anni. La mia vita, alla Vigilia del Natale 2014, è cambiata in due ore, così come cambiò in un giorno di quel lontano 1996. Il cancro, sconfitto e annientato 18 anni fa, è tornato a invadere il mio corpo, in maniera più violenta. E, così, oggi per me inizia la 'partita di ritorno' contro il male del secolo. All'andata, per dirla nel gergo calcistico, ho vinto, ho trionfato: combattei, anche grazie al supporto della mia famiglia e dei miei amici più stretti, come un leone indomito ed ebbi la meglio. Il cancro, oggi, ha fatto gol e io sono costretto ai tempi supplementari: una partita nella quale il pareggio non esiste. Sono costretto a vincere: devo farlo per tutta la mia famiglia, per mia moglie Silvana, per i miei piccoli, ma già maturi, figli, Gaia e Luigi, ma anche perché io ho sempre sostenuto che i sogni aiutano a vivere. Non posso far altro, dunque, oggi come non mai, che andare avanti sognando, per continuare a vivere e, quindi, restare vicino alla mia famiglia e ai miei cari, oltre che per riprendere quel sogno chiamato 'calcio'. Per far ciò dovrò battere ancora una volta il cancro: la fede, così come 19 anni fa, sarà la mia guida, insieme con l'affetto della mia famiglia e dei miei amici più stretti: vedere che chi mi sta più vicino ha macinato chilometri per raggiungermi a casa appena qualche ora dopo la drammatica diagnosi, mi ha riempito l'animo di quella necessaria e indispensabile voglia di combattere. Inizia la mia partita più importante: quella contro il destino, atto secondo. Credo nel fato e sono convinto che chi è sopra di noi mi ha messo nuovamente alla prova. Riparto dal secondo tempo di Torres-Cremonese: la mia squadra, sotto di due reti, è riuscita a imporsi per 3-2. Dalla panchina ho combattuto insieme ai ragazzi, senza sapere che dentro di me il male già covava da tempo. Il secondo tempo della mia ultima partita ufficiale sarà il leit-motiv dei miei prossimi mesi: servirà una prova di carattere, forza e orgoglio per sconfiggere il nemico che ha invaso il mio corpo, la mia corazza, quella che mi ha difeso nei momenti più difficili e grazie alla quale mi sono tolto delle grandi e belle soddisfazioni nel fantastico mondo del calcio. La mia speranza è quella di tornare, quanto prima, su un prato verde, per riprendere a sognare con undici guerrieri pronti a dare tutto per una maglia, per i propri tifosi e per quel sogno che si coltiva sin da bambini. ringrazio il mio medico, Michele Iantomasi, colui che ha capito al volo, dai miei sintomi prima ancora di effettuare gli accertamenti, che il mio dolore era qualcosa in più di un semplice malanno passeggero. Ringrazio la Neuromed e il suo presidente (mio amico) Mario Pietracupa: ho trovato una disponibilità sia della struttura sia del suo vertice che, difficilmente, si riscontrano altrove. E approfitto per ringraziare la vicinanza di colui che è stato uno dei miei primi presidenti, diventato poi un pilastro per la mia vita e di quella della mia famiglia, Luigi Perrella. Non posso nemmeno fare a meno di ringraziare anche i vertici del mio attuale club, la Torres: il presidente Domenico Capitani, l'amministratore delegato Manolo Patalano e il direttore generale Enzo Nucifora mi hanno dimostrato un affetto in questi ultimi giorni che, forse, nel mondo del calcio non mi sarei mai aspettato. Il patron Capitani è la dimostrazione che non tutto il calcio è malato e che anche in questo mondo c'è spazio per i sentimenti, che vanno oltre i risultati e l'impegno economico. E un grazie anche all'amico-confidente Giuseppe Formato: lui mi ha detto che anche questa volta'l'Architetto', 'Colui che tutto move', aggiusterà tutto. E così sarà. Ne sono certo. Datemi qualche mese: spero di tornare nuovamente in panchina nelle vesti di quel 'leone indomito' che è in me. Ciao a tutti, arrivederci.
Vincenzo Cosco,
lo 'Special Wolf' molisano