Xylella Fastidiosa, Miscioscia: «Prevenire è l'unica soluzione»
Appello dell'Assessore all'Agricoltura del Comune di Andria
lunedì 23 marzo 2015
10.59
Nella doppia veste di Assessore all'Agricoltura del Comune di Andria e di Vice Presidente dell'Associazione Nazionale delle Città dell'Olio, Benedetto Miscioscia ha partecipato nei giorni scorsi a Roma, all'audizione fissata dalla Commissione Agricoltura del Senato sugli effetti sulla produzione olivicola della diffusione del parassita della Xylella Fastidiosa. L'intervento è stato particolarmente apprezzato ed ha permesso allo stesso Miscioscia di lanciare un appello ai produttori locali: «Il nostro territorio non è stato colpito come quello salentino, ma attenzione massima deve esser prestata a questo tema - ha detto Misciosia - serve assolutamente prevenire la possibilità che vi sia un contagio che può avvenire da un momento all'altro. I campi devono esser coltivati e ben curati anche se proprio su questo, e sui costi che questo comporta, abbiamo a lungo discusso in Commissione Agricoltura».
Lo stesso Miscioscia ha puntato su diversi temi durante la sua relazione: «Premesso che il patrimonio olivicolo italiano rappresenta un unicum sia dal punto di vista paesaggistico che varietale e come tale merita la dovuta considerazione e valorizzazione per la sua tutela e salvaguardia che non può e non deve prescindere anche dall'aspetto economico - ha spiegato Miscioscia - Si è fatto un gran parlare della problematica legata alla questione Xilella fastidiosa, un microrganismo batterico Gram negativo della classe Gammaproteobatterica, famiglia delle Xanthomonadaceae che diffondendosi sta provocando un diffuso disseccamento della chioma degli ulivi e che si propaga grazie ad un vettore costituito dalla cicalina e più precisamente dalla "sputacchina" (Philaemus Spumarius Leucophathalmus) appartenente alla famiglia dei Carcopidi. Come è noto la problematica che sta interessando in modo preoccupante il Salento, ha suscitato l'attenzione del mondo scientifico, della ricerca e quello dell'UE che solo oggi hanno stabilito che le piante infette vanno eradicate e bruciate, determinando serie conseguenze sotto il profilo paesaggistico e produttivo. Come Associazione delle Città dell'Olio chiediamo che siano fatti studi specifici sulla condizione in cui versavano e versano, dal punto di vista agronomico, gli oliveti interessati dall'infezione. Una verifica specifica che accerti se ci sia una connessione tra la presenza e la diffusione del batterio e le condizioni colturali in cui versano gli appezzamenti interessati dalla coltivazione di olivi e se sono state valutate eventuali correlazioni con altre cause tra le quali il possibile contagio determinato da piante ornamentali importate».
Massima attenzione alla produzione ed agli effetti di questo microrganismo: «L'Associazione Nazionale delle Città dell'Olio - ha confermato Miscioscia - ritiene che sia necessario farsi carico di far riconoscere agli olivicoltori penalizzati, anche dalla recente riduzione della quota di aiuto al reddito stabilita con la nuova PAC, sia a livello comunitario che nazionale, incentivi economici adeguati al fine di favorire l'esecuzione delle normali cure agronomiche, tenuto conto delle dimensioni stesse degli alberi plurisecolari (cioè patriarchi) che caratterizzano e distinguono non solo gli olivi salentini ma anche quelli della Terra di Bari, i quali determinano maggiori costi gestionali rispetto ai normali impianti olivicoli. Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto si ritiene che oltre ad intervenire preventivamente nelle aree interessate dall'infezione della Xilella fastidiosa in modo appropriato, con una adeguata campagna di sensibilizzazione all'adozione delle buone pratiche agricole, con adeguati e mirati interventi agronomici che potrebbero favorire oltre al preservamento delle piante esistenti anche il recupero di quelle soggette ad infezione batterica, si debbano rivedere anche le scelte adottate nel piano nazionale del primo pilastro della riforma della PAC, stabilendo se si ritiene o meno strategico la salvaguardia dei nostri oliveti anche in considerazione della circostanza che manca, colpevolmente, un Piano Olivicolo Nazionale che possa prevedere misure di riconoscimento ai nostri olivicoltori del ruolo importantissimo di custodia e salvaguardia di un grande ed inestimabile patrimonio rurale, paesaggistico ed ambientale che caratterizza l'intero Paese e che si diversifica, territorio per territorio, con una biodiversità difficilmente riscontrabile in altri Paesi del mondo con oltre 350 cultivar di olivi. Un Piano Olivicolo Nazionale - ha concluso Miscioscia - supportato da uno specifico regionale, come nel caso della Puglia, che con gli oltre 60 milioni di piante coltivate, è la prima regione che con oltre il 50% della produzione olearia nazionale, peraltro insufficiente, contribuisce a soddisfare i fabbisogni del consumo interno».
Lo stesso Miscioscia ha puntato su diversi temi durante la sua relazione: «Premesso che il patrimonio olivicolo italiano rappresenta un unicum sia dal punto di vista paesaggistico che varietale e come tale merita la dovuta considerazione e valorizzazione per la sua tutela e salvaguardia che non può e non deve prescindere anche dall'aspetto economico - ha spiegato Miscioscia - Si è fatto un gran parlare della problematica legata alla questione Xilella fastidiosa, un microrganismo batterico Gram negativo della classe Gammaproteobatterica, famiglia delle Xanthomonadaceae che diffondendosi sta provocando un diffuso disseccamento della chioma degli ulivi e che si propaga grazie ad un vettore costituito dalla cicalina e più precisamente dalla "sputacchina" (Philaemus Spumarius Leucophathalmus) appartenente alla famiglia dei Carcopidi. Come è noto la problematica che sta interessando in modo preoccupante il Salento, ha suscitato l'attenzione del mondo scientifico, della ricerca e quello dell'UE che solo oggi hanno stabilito che le piante infette vanno eradicate e bruciate, determinando serie conseguenze sotto il profilo paesaggistico e produttivo. Come Associazione delle Città dell'Olio chiediamo che siano fatti studi specifici sulla condizione in cui versavano e versano, dal punto di vista agronomico, gli oliveti interessati dall'infezione. Una verifica specifica che accerti se ci sia una connessione tra la presenza e la diffusione del batterio e le condizioni colturali in cui versano gli appezzamenti interessati dalla coltivazione di olivi e se sono state valutate eventuali correlazioni con altre cause tra le quali il possibile contagio determinato da piante ornamentali importate».
Massima attenzione alla produzione ed agli effetti di questo microrganismo: «L'Associazione Nazionale delle Città dell'Olio - ha confermato Miscioscia - ritiene che sia necessario farsi carico di far riconoscere agli olivicoltori penalizzati, anche dalla recente riduzione della quota di aiuto al reddito stabilita con la nuova PAC, sia a livello comunitario che nazionale, incentivi economici adeguati al fine di favorire l'esecuzione delle normali cure agronomiche, tenuto conto delle dimensioni stesse degli alberi plurisecolari (cioè patriarchi) che caratterizzano e distinguono non solo gli olivi salentini ma anche quelli della Terra di Bari, i quali determinano maggiori costi gestionali rispetto ai normali impianti olivicoli. Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto si ritiene che oltre ad intervenire preventivamente nelle aree interessate dall'infezione della Xilella fastidiosa in modo appropriato, con una adeguata campagna di sensibilizzazione all'adozione delle buone pratiche agricole, con adeguati e mirati interventi agronomici che potrebbero favorire oltre al preservamento delle piante esistenti anche il recupero di quelle soggette ad infezione batterica, si debbano rivedere anche le scelte adottate nel piano nazionale del primo pilastro della riforma della PAC, stabilendo se si ritiene o meno strategico la salvaguardia dei nostri oliveti anche in considerazione della circostanza che manca, colpevolmente, un Piano Olivicolo Nazionale che possa prevedere misure di riconoscimento ai nostri olivicoltori del ruolo importantissimo di custodia e salvaguardia di un grande ed inestimabile patrimonio rurale, paesaggistico ed ambientale che caratterizza l'intero Paese e che si diversifica, territorio per territorio, con una biodiversità difficilmente riscontrabile in altri Paesi del mondo con oltre 350 cultivar di olivi. Un Piano Olivicolo Nazionale - ha concluso Miscioscia - supportato da uno specifico regionale, come nel caso della Puglia, che con gli oltre 60 milioni di piante coltivate, è la prima regione che con oltre il 50% della produzione olearia nazionale, peraltro insufficiente, contribuisce a soddisfare i fabbisogni del consumo interno».