Vittorio Continelli a Materia Prima con il "Mito di Athena e Aracne"

Quarto appuntamento con i monologhi drammatici sui miti

sabato 2 aprile 2016 20.28
Lunedì 4 aprile, alle ore 20 presso la sede di "Materia Prima", andrà in scena il quarto appuntamento di "Discorsi sul Mito" di Vittorio Continelli. Dopo il mito di Fetonte, e di Narciso ed Eco, questa volta protagonista sarà il mito di Athena e Aracne.

Aracne, Athena. Suoni antichi, nomi. Figure al centro di un intreccio antico nel cuore del Mediterraneo. Aracne la tessitrice osò invece sfidare Athena, dea greca della ragione nata da suo padre Zeus, sostenendo di essere più brava di lei nel tessere.

Athena, con la sua tela, raccontò della nascita dell'ulivo, donato agli abitanti del Mediterraneo, simbolo di ricchezza, prosperità e pace. Aracne intrecciò un arazzo meraviglioso in cui raccontava per immagini le storie del mondo e quelle degli dèi. Tanta fu la stizza di Athena nel vedere il lavoro perfetto di Aracne, che per vendetta trasformò la ragazza in un insetto dai molti occhi e dalle molte gambe. Da allora e per sempre Aracne ordisce ragnatele e tele che servono a proteggere i frutti dell'ulivo, da allora e per sempre il mito architetta storie e racconti come quello di Aracne. Il ragno tesse pazientemente la sua tela, l'umanità ha intessuto storie per millenni, intrecciandole. Le trame tenaci di quelle storie resistono, arrivano a noi contemporanei e continuano a parlarci, a evocare immagini nelle quali riconoscerci. Discorso sul Mito di Athena e Aracne è il racconto di fili che si intrecciano, si ritrovano a distanze remote dalla loro origine e danzano ancora.

«In un tempo in cui tutti "siamo in rete" - riflette Sabino Zinni - si rischia spesso di smarrire il significato dei rapporti faccia a faccia, di occhi negli occhi e mani intrecciate. Il mito di Athena e Aracne, raccontato come sempre magistralmente dal bravissimo Vittorio Continelli, ci permetterà di fermarci un momento a riflettere, per ricercare e riconnettere quelle reti di relazioni umane che forse abbiamo smarrito».