“Visioni” presenta “Nel mare ci sono i coccodrilli” presso l’auditorium Mons. Di Donna
Storia vera di Enaiatollah Akbari tratto dall’omonimo libro di Fabio Geda
sabato 3 febbraio 2018
7.35
Prende il via martedì 6 Febbraio 2018, alle ore 20.30 con sipario alle 21 presso l'auditorium "Mons. Di Donna" in via Saliceti, "Nel mare ci sono i coccodrilli": il primo spettacolo della mini rassegna teatrale "Visioni" promossa dalla Comunità "Migrantesliberi", di Andria e dalla Casa di Accoglienza "S. Maria Goretti" della Diocesi di Andria.
Una rassegna voluta per parlare di cultura dell'accoglienza e non solo di migrazioni.
«Giovanni Pascoli diceva "Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni" una frase che ha ispirato e stimolato in tutti noi della Comunità MigrantesLiberi – commenta don Geremia Acri - , la necessità di dare vita ad un momento di cultura, nel più alto e nobile dei suoi significati. La cultura: bene primario come l'acqua, per spingere l'uomo ad essere realista e a guardare le mille sfaccettature della vita e magari invogliarlo a spingersi oltre, verso quelle visioni che possono soltanto migliorare il mondo globale che abbiamo tanto voluto La cultura fa in modo che il pensare non si fermi alle apparenze e non sia superficiale, ci aiuta a comprendere e conoscere».
Nel mare ci sono i coccodrilli, non è solo uno spettacolo ma un incontro, una stretta di mano tra noi e la nostra umanità. C'è chi parte per amore, per lavoro, per turismo e poi ci sono quelli che partono per inseguire la vita. E allora la partenza è un parto. Un viaggio in posizione fetale, stipato in pochi centimetri, nella pancia di un camion dentro un mare di letame. Un mare in salita, che unisce e che separa. Un mare che è liquido amniotico che nutre ma in cui si può annegare.
Una sola sedia in scena basta per raccontare il travaglio e il peregrinare di un bambino, costretto a barattare la propria innocenza in cambio della sopravvivenza, senza però mai vendere la propria onestà. Nel viaggio diventa un uomo portando sempre in tasca le parole di suo padre e le promesse fatte a sua madre. Poi finalmente arriva, si ferma. Ritorna a essere un po' bambino, di nuovo figlio, nostro, del mondo, del tutto. Perché basta che due si vogliano bene per raggiungere l'assoluto e la misura delle cose.
La storia di Enaiatollah, fuggito dall'Afghanistan, è una magnifica parabola che rappresenta uno dei drammi contemporanei più toccanti: le migrazioni di milioni di individui in fuga da territori devastati dalle guerre, in cerca di un miraggio di libertà e di pace.
È una storia che ci riguarda, anche se preferiamo non ascoltarla. L'attuale, diffusa indifferenza verso quel che sta succedendo agli afghani e a tutti gli altri popoli che approdano sulle nostre spiagge, ha radici profonde. Anni di sfrenato materialismo hanno ridotto e marginalizzato il ruolo della morale nella vita della gente, facendo di valori come il denaro, il successo e il tornaconto personale il solo metro di giudizio. Senza tempo per fermarsi a riflettere, preso sempre più nell'ingranaggio di una vita altamente competitiva che lascia sempre meno spazio al privato, l'uomo del benessere e dei consumi ha come perso la sua capacità di commuoversi e di indignarsi. È tutto concentrato su di sé, non ha occhi né cuore per quel che gli succede intorno.
La storia di Enaiatollah, in forma di monologo teatrale, è una preziosa occasione per fermarsi, riflettere, prendere coscienza. E poi ognuno faccia qualcosa, anche solo tendere una mano: per salvare una vita umana e salvare la propria. E sentire la pace dentro di sé.
Ingresso gratuito con obbligo di prenotazione al 320 47 99 462
Note sull'autore Christian Di Domenico
Attore e Pedagogo abilitato allo sviluppo e all'insegnamento della metodologia teatrale acquisita dal Maestro russo Jurij Alschitz dalla European Association For Theatre Culture, presso la quale ha conseguito il Master for Teaching. Dopo il diploma d'Attore conseguito presso la Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, prosegue i suoi studi presso la Civica Scuola d'Arte Drammatica "Paolo Grassi" di Milano. Dal 1997 al 1999 frequenta la "Scuola dopo il Teatro", diretta da Jurij Alschitz, corso triennale di perfezionamento rivolto ad attori e registi professionisti, al termine del quale rimane a fianco di Alschitz in qualità di Pedagogo. Ha lavorato in qualità di attore in teatro con Gianpiero Borgia, Alessio Bergamo, Simona Gonella, Massimo Navone,Jerzy Sthur, Giorgio Marini, Gabriele Vacis, Elio De Capitani, Marco Baliani, Carlo Bruni, Sonia Antinori, Mariano Dammacco, Michele Sinisi. Al cinema ha lavorato con Giuseppe Bertolucci, Antonio Albanese e Giuseppe Battiston. Ha partecipato a Festival internazionali come: Il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Festival Castel dei Mondi di Andria, Mittelfest, In teatro, Fringe Festival of Edinburgh. È Autore regista ed interprete dello spettacolo "U Parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia", giunto a più di 200 repliche in tutta Italia ancora in tourneè.
Una rassegna voluta per parlare di cultura dell'accoglienza e non solo di migrazioni.
«Giovanni Pascoli diceva "Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni" una frase che ha ispirato e stimolato in tutti noi della Comunità MigrantesLiberi – commenta don Geremia Acri - , la necessità di dare vita ad un momento di cultura, nel più alto e nobile dei suoi significati. La cultura: bene primario come l'acqua, per spingere l'uomo ad essere realista e a guardare le mille sfaccettature della vita e magari invogliarlo a spingersi oltre, verso quelle visioni che possono soltanto migliorare il mondo globale che abbiamo tanto voluto La cultura fa in modo che il pensare non si fermi alle apparenze e non sia superficiale, ci aiuta a comprendere e conoscere».
Nel mare ci sono i coccodrilli, non è solo uno spettacolo ma un incontro, una stretta di mano tra noi e la nostra umanità. C'è chi parte per amore, per lavoro, per turismo e poi ci sono quelli che partono per inseguire la vita. E allora la partenza è un parto. Un viaggio in posizione fetale, stipato in pochi centimetri, nella pancia di un camion dentro un mare di letame. Un mare in salita, che unisce e che separa. Un mare che è liquido amniotico che nutre ma in cui si può annegare.
Una sola sedia in scena basta per raccontare il travaglio e il peregrinare di un bambino, costretto a barattare la propria innocenza in cambio della sopravvivenza, senza però mai vendere la propria onestà. Nel viaggio diventa un uomo portando sempre in tasca le parole di suo padre e le promesse fatte a sua madre. Poi finalmente arriva, si ferma. Ritorna a essere un po' bambino, di nuovo figlio, nostro, del mondo, del tutto. Perché basta che due si vogliano bene per raggiungere l'assoluto e la misura delle cose.
La storia di Enaiatollah, fuggito dall'Afghanistan, è una magnifica parabola che rappresenta uno dei drammi contemporanei più toccanti: le migrazioni di milioni di individui in fuga da territori devastati dalle guerre, in cerca di un miraggio di libertà e di pace.
È una storia che ci riguarda, anche se preferiamo non ascoltarla. L'attuale, diffusa indifferenza verso quel che sta succedendo agli afghani e a tutti gli altri popoli che approdano sulle nostre spiagge, ha radici profonde. Anni di sfrenato materialismo hanno ridotto e marginalizzato il ruolo della morale nella vita della gente, facendo di valori come il denaro, il successo e il tornaconto personale il solo metro di giudizio. Senza tempo per fermarsi a riflettere, preso sempre più nell'ingranaggio di una vita altamente competitiva che lascia sempre meno spazio al privato, l'uomo del benessere e dei consumi ha come perso la sua capacità di commuoversi e di indignarsi. È tutto concentrato su di sé, non ha occhi né cuore per quel che gli succede intorno.
La storia di Enaiatollah, in forma di monologo teatrale, è una preziosa occasione per fermarsi, riflettere, prendere coscienza. E poi ognuno faccia qualcosa, anche solo tendere una mano: per salvare una vita umana e salvare la propria. E sentire la pace dentro di sé.
Ingresso gratuito con obbligo di prenotazione al 320 47 99 462
Note sull'autore Christian Di Domenico
Attore e Pedagogo abilitato allo sviluppo e all'insegnamento della metodologia teatrale acquisita dal Maestro russo Jurij Alschitz dalla European Association For Theatre Culture, presso la quale ha conseguito il Master for Teaching. Dopo il diploma d'Attore conseguito presso la Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, prosegue i suoi studi presso la Civica Scuola d'Arte Drammatica "Paolo Grassi" di Milano. Dal 1997 al 1999 frequenta la "Scuola dopo il Teatro", diretta da Jurij Alschitz, corso triennale di perfezionamento rivolto ad attori e registi professionisti, al termine del quale rimane a fianco di Alschitz in qualità di Pedagogo. Ha lavorato in qualità di attore in teatro con Gianpiero Borgia, Alessio Bergamo, Simona Gonella, Massimo Navone,Jerzy Sthur, Giorgio Marini, Gabriele Vacis, Elio De Capitani, Marco Baliani, Carlo Bruni, Sonia Antinori, Mariano Dammacco, Michele Sinisi. Al cinema ha lavorato con Giuseppe Bertolucci, Antonio Albanese e Giuseppe Battiston. Ha partecipato a Festival internazionali come: Il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Festival Castel dei Mondi di Andria, Mittelfest, In teatro, Fringe Festival of Edinburgh. È Autore regista ed interprete dello spettacolo "U Parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia", giunto a più di 200 repliche in tutta Italia ancora in tourneè.