Visioni di disperazione: le mostre del Festival

Intervista a Laura Tota, curatrice della sezione fotografica

martedì 2 maggio 2017
A cura di Sara Suriano
E' giunto agli sgoccioli il conto alla rovescia per l'inizio del primo Festival della Disperazione, iniziativa ispirata ad una suggestione dello scrittore Paolo Nori, che intraprende un viaggio di esplorazione culturale all'interno di una delle tonalità emotive predominanti della nostra epoca.

Il Festival si terrà ad Andria il 5-6-7 maggio e si articolerà di incontri letterari, iniziative itineranti e due mostre fotografiche. Di queste ultime abbiamo parlato con Laura Tota, fotografa e curatrice, che ha selezionato e proposto al pubblico disperato due disperatissimi progetti: "In extremis (Bodies with no regret)" di Sandro Giordano e "We animals" di Jo-Anne Mc Arthur. Sarà proprio Sandro Giordano ad aprire il Festival, venerdì 5 maggio alle 18.30, con un vernissage presso il Circolo dei Lettori.

«I due progetti fotografici sono stati selezionati per la forte coerenza col tema del Festival e per la complementarietà, nonché diversità, di linguaggi e tematiche. – afferma Laura Tota - La fotografia di Sandro Giordano congela debolezze e cedimenti ritraendo persone così prese dalle loro apparenze che, distrattamente, si schiantano al suolo; un gioco di grottesco e ironico che si traduce in colori forti, pop e una accurata scelta della scenografia. Gli scatti di Jo-Anne Mc Arthur, invece, concessi da "Torino spiritualità", abbandonano la giocosità per raccontare la disperazione attraverso gli occhi di chi subisce: animali vissuti in cattività o utilizzati per scopi scientifici e trattati come oggetti. Si tratta di attimi rubati e fotografie scattate in situazioni estreme, perciò meno tecniche delle precedenti, ma che sanno parlare allo spettatore non per questo meno intensamente.

Due fotografi con provenienze geografiche differenti - continua Laura – con codici visivi diversi per un tema universale che è quello della disperazione, il sentimento predominante nella nostra generazione.
In un mondo che ci inonda di immagini – conclude Laura – ho voluto presentare al pubblico due diverse declinazioni della medesima denuncia, nel tentativo di sollecitare un certo senso critico».