Violenza di genere: aspetti psicologici sociali e normativi
Iniziativa dell'Anteas in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne
domenica 26 novembre 2017
11.24
L'associazione Anteas di Andria, in occasione della ricorrenza del 25 novembre, giornata internazionale per la lotta della violenza contro le donne, ha organizzato una tavola rotonda sul tema "Violenza di genere: aspetti psicologici , sociali e normativi" che si è tenuta nella serata di venerdì 24 novembre presso la sede FNP CISL pensionati di Andria, sita in via Romagnosi.
La presidente della Associazione Anteas, Sig.ra Addolorata Monterisi, nel ricordare ai presenti l'impegno e le attività di volontariato svolte dall'associazione nel sociale, ha evidenziato la volontà di parlare della violenza di genere approfondendo la tematica sia dal punto di vista psicologico che giuridico.
La dott.ssa Antonia Sinisi, responsabile del coordinamento donne della UST Cisl delle province Bat e Bari, esperta conoscitrice del mondo del lavoro in generale, ha riportato ai presenti quanto molto spesso le donne siano soggette a molestie e discriminazioni occupandosi in particolare della problematica sul trattamento delle donne e dello sfruttamento lavorativo che sfocia nella prostituzione. Nel 90% dei casi la prostituzione non scaturisce da una libera scelta ma per costrizione con forme di violenza che portano la donna ad essere sfruttata due volte, sia a livello personale che "lavorativo".
La psicologa Valeria Tota ha ricordato inoltre che la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall'Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999. La matrice della violenza contro le donne può essere rintracciata ancor oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne e la stessa dichiarazione adottata dall'Assemblea Generale Onu parla di violenza contro le donne come di "uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini".
Questo è un fenomeno "cross culturale" che attraversa tutti i tipi di popolazione, tutte le fasce di età, tutte le fasce sociali e culturali.
E' un fenomeno sottovalutato e difficile da contrastare che spesso rimane sommerso a causa della non denuncia da parte delle donne, in particolar modo quando lo stesso avviene in famiglia. La violenza domestica assume il carattere dell'invisibilità perché appartiene al mondo privato della famiglia, non denunciato in quanto non riconosciuto come tale. Con l'espressione «violenza di genere» si indicano tutte quelle forme di violenza che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso. È «violenza contro le donne» ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l'art 1 della dichiarazione Onu sull'eliminazione della violenza contro le donne.
Inoltre bisogna considerare che molta violenza si agita nel sommerso, non segnalata per paura o scarsa consapevolezza. La violenza di genere intra-familiare è molto più diffusa di quanto comunemente si pensi, a volte in contesti familiari insospettabili e rimane spesso impunita e sconosciuta, salvo manifestarsi e irrompere allo scoperto negli episodi di violenza estrema, segnalati perlopiù dalle cronache.
Non meno dannosi per la vita affettiva e relazionale poi sono gli eventi traumatici più sottili, come le prolungate esposizioni ad esperienze emotivamente disturbanti che si snodano all'interno di configurazioni relazionali (relazioni intime traumatiche e abusanti). È allora importante che chi per professione è esposto ai casi di violenza sappia cosa fare per sostenere le vittime a conquistare l'autonomia dalle relazioni malate orientandole alla ricostruzione di un progetto di vita.
Ci sono vari tipi di violenza, quella psicologica , fisica , economica, sessuale e assistita.
La violenza psicologica è una forma subdola di maltrattamento in quanto invisibile e silenziosa, che colpisce moltissime donne spesso inconsapevoli di esserne vittime. Viene attuata in genere dal partner con una serie di atteggiamenti quali la svalutazione continua con critiche e umiliazioni continue, con la tattica del silenzio tale da scatenare un senso di colpa e di inadeguatezza come l'indifferenza.
La violenza fisica comprende qualsiasi atto fisico violento quali percosse, schiaffi e tutte quelle azioni che comportano lesioni fisiche.
La violenza sessuale può definirsi come un qualsiasi gesto fisico, visivo, verbale o sessuale vissuta da una donna sia nel momento stesso in cui avviene, sia dopo con la volontà di ferire e umiliarla sia fisicamente che sessualmente.
Questo tipo di violenza può essere causato non solo da estranei ma anche all'interno della coppia.
La violenza economica consiste invece nel creare un comportamento di dipendenza economica della donna nei confronti dell'uomo e si concretizza con il vietare alla donna di lavorare fuori casa, privarla del suo stipendio, negare o limitare l'accesso alle finanze familiari, mentre nei casi di separazione non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalle leggi o dalle sentenze.
Per uscire dalla violenza domestica è importante per le donne che ne sono vittime fare spazio alla certezza che si viene picchiate perché si è una vittima e non un colpevole, cercare un forte sostegno psicologico, rivolgersi a centri specializzati quali i centri antiviolenza.
L'avvocato Brigida Zingaro evidenziando come alla base della violenza sulle donne c'è un retaggio antico del ruolo sottomesso della donna all'uomo prima come padre e poi come marito o compagno, si è soffermata sulla evoluzione nel corso degli anni della legislazione italiana che ha avuto forti ritardi nel riconoscere alla donna una tutela sulla violenza di genere.
Solo dal 2001 sono state introdotte delle nuove misure volte a contrastare la violenza subita dalle donne nell'ambito familiare., mentre dal 2009 il nostro codice penale prevede il reato di stalking intendendo con esso tutte quelle condotte persecutorie (es.: comportamenti invadenti, di intromissione, con pretesa di controllo, minacciando costantemente la vittima con telefonate, messaggi, appostamenti, ossessivi pedinamenti) verso una persona e che interferiscono nella vita privata della stessa.
La legge ha voluto tutelare l'incolumità individuale nell'ipotesi in cui tali minacce mettano in pericolo l'integrità psico–fisica del soggetto offeso.
Non deve verificarsi un danno alla salute sotto il profilo del danno biologico, ma è sufficiente che si verifichi una alterazione del normale equilibrio psico–fisico della persona offesa anche senza sfociare in una vera e propria patologia.
È del tutto evidente che la sanzione penale non è da sola sufficiente per garantire alle vittime del reato una adeguata forma di protezione in special modo in quelle situazioni nelle quali gli atti persecutori o violenti sono in atto e la persona offesa non ha ancora proceduto a denunziare formalmente il fatto.
Per questo motivo (secondo i princìpi di cui alla direttiva 29/2012/UE in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica ha istituito, nelle aziende sanitarie e ospedaliere, un percorso di protezione denominato «Percorso di tutela delle vittime di violenza», finalizzato a tutelare le persone vulnerabili vittime della altrui violenza, con particolare riferimento alle vittime di violenza sessuale, maltrattamenti o atti persecutori (stalking).
In ultimo nel 2013 è stata promulgata la legge sul femminicidio che prevede l'introduzione di nuove aggravanti e nuove misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica. Il decreto sul femminicidio non punta solo alla repressione, ma prevede anche risorse per finanziare un piano d'azione antiviolenza, una rete di case rifugio e l'estensione del gratuito patrocinio.
Purtroppo c'è da fare una amara constatazione che pur in presenza di queste nuove norme, il numero dei femminicidi non è diminuito e ad oggi nell'anno 2017 siamo a 114 morti . La repressione è necessaria ma deve essere affiancata dalle azioni che mirano a snidare tali forme di violenza in tutta lo loro brutalità.
Il vice Presidente della associazione Anteas, Sig. Simone Bottalico conclude la tematica invitando le donne vittime di violenza a non avere paura e a denunciare tutte le forme di violenza subite.
A tutti i presenti è stato offerto un bellissimo momento conclusivo con Mariella Colasuonno e Vincenzo Tondolo, i quali hanno interpretato due ragazzi che dall'adolescenza al matrimonio raccontano cosa succede a chi crede tanto nell'amore e poi si sveglia dalla realtà. Una lettura tratta liberamente da un dialogo di Paola Cortellesi e riadattato dall'ecclettico Tondolo.
La presidente della Associazione Anteas, Sig.ra Addolorata Monterisi, nel ricordare ai presenti l'impegno e le attività di volontariato svolte dall'associazione nel sociale, ha evidenziato la volontà di parlare della violenza di genere approfondendo la tematica sia dal punto di vista psicologico che giuridico.
La dott.ssa Antonia Sinisi, responsabile del coordinamento donne della UST Cisl delle province Bat e Bari, esperta conoscitrice del mondo del lavoro in generale, ha riportato ai presenti quanto molto spesso le donne siano soggette a molestie e discriminazioni occupandosi in particolare della problematica sul trattamento delle donne e dello sfruttamento lavorativo che sfocia nella prostituzione. Nel 90% dei casi la prostituzione non scaturisce da una libera scelta ma per costrizione con forme di violenza che portano la donna ad essere sfruttata due volte, sia a livello personale che "lavorativo".
La psicologa Valeria Tota ha ricordato inoltre che la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall'Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999. La matrice della violenza contro le donne può essere rintracciata ancor oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne e la stessa dichiarazione adottata dall'Assemblea Generale Onu parla di violenza contro le donne come di "uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini".
Questo è un fenomeno "cross culturale" che attraversa tutti i tipi di popolazione, tutte le fasce di età, tutte le fasce sociali e culturali.
E' un fenomeno sottovalutato e difficile da contrastare che spesso rimane sommerso a causa della non denuncia da parte delle donne, in particolar modo quando lo stesso avviene in famiglia. La violenza domestica assume il carattere dell'invisibilità perché appartiene al mondo privato della famiglia, non denunciato in quanto non riconosciuto come tale. Con l'espressione «violenza di genere» si indicano tutte quelle forme di violenza che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso. È «violenza contro le donne» ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l'art 1 della dichiarazione Onu sull'eliminazione della violenza contro le donne.
Inoltre bisogna considerare che molta violenza si agita nel sommerso, non segnalata per paura o scarsa consapevolezza. La violenza di genere intra-familiare è molto più diffusa di quanto comunemente si pensi, a volte in contesti familiari insospettabili e rimane spesso impunita e sconosciuta, salvo manifestarsi e irrompere allo scoperto negli episodi di violenza estrema, segnalati perlopiù dalle cronache.
Non meno dannosi per la vita affettiva e relazionale poi sono gli eventi traumatici più sottili, come le prolungate esposizioni ad esperienze emotivamente disturbanti che si snodano all'interno di configurazioni relazionali (relazioni intime traumatiche e abusanti). È allora importante che chi per professione è esposto ai casi di violenza sappia cosa fare per sostenere le vittime a conquistare l'autonomia dalle relazioni malate orientandole alla ricostruzione di un progetto di vita.
Ci sono vari tipi di violenza, quella psicologica , fisica , economica, sessuale e assistita.
La violenza psicologica è una forma subdola di maltrattamento in quanto invisibile e silenziosa, che colpisce moltissime donne spesso inconsapevoli di esserne vittime. Viene attuata in genere dal partner con una serie di atteggiamenti quali la svalutazione continua con critiche e umiliazioni continue, con la tattica del silenzio tale da scatenare un senso di colpa e di inadeguatezza come l'indifferenza.
La violenza fisica comprende qualsiasi atto fisico violento quali percosse, schiaffi e tutte quelle azioni che comportano lesioni fisiche.
La violenza sessuale può definirsi come un qualsiasi gesto fisico, visivo, verbale o sessuale vissuta da una donna sia nel momento stesso in cui avviene, sia dopo con la volontà di ferire e umiliarla sia fisicamente che sessualmente.
Questo tipo di violenza può essere causato non solo da estranei ma anche all'interno della coppia.
La violenza economica consiste invece nel creare un comportamento di dipendenza economica della donna nei confronti dell'uomo e si concretizza con il vietare alla donna di lavorare fuori casa, privarla del suo stipendio, negare o limitare l'accesso alle finanze familiari, mentre nei casi di separazione non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalle leggi o dalle sentenze.
Per uscire dalla violenza domestica è importante per le donne che ne sono vittime fare spazio alla certezza che si viene picchiate perché si è una vittima e non un colpevole, cercare un forte sostegno psicologico, rivolgersi a centri specializzati quali i centri antiviolenza.
L'avvocato Brigida Zingaro evidenziando come alla base della violenza sulle donne c'è un retaggio antico del ruolo sottomesso della donna all'uomo prima come padre e poi come marito o compagno, si è soffermata sulla evoluzione nel corso degli anni della legislazione italiana che ha avuto forti ritardi nel riconoscere alla donna una tutela sulla violenza di genere.
Solo dal 2001 sono state introdotte delle nuove misure volte a contrastare la violenza subita dalle donne nell'ambito familiare., mentre dal 2009 il nostro codice penale prevede il reato di stalking intendendo con esso tutte quelle condotte persecutorie (es.: comportamenti invadenti, di intromissione, con pretesa di controllo, minacciando costantemente la vittima con telefonate, messaggi, appostamenti, ossessivi pedinamenti) verso una persona e che interferiscono nella vita privata della stessa.
La legge ha voluto tutelare l'incolumità individuale nell'ipotesi in cui tali minacce mettano in pericolo l'integrità psico–fisica del soggetto offeso.
Non deve verificarsi un danno alla salute sotto il profilo del danno biologico, ma è sufficiente che si verifichi una alterazione del normale equilibrio psico–fisico della persona offesa anche senza sfociare in una vera e propria patologia.
È del tutto evidente che la sanzione penale non è da sola sufficiente per garantire alle vittime del reato una adeguata forma di protezione in special modo in quelle situazioni nelle quali gli atti persecutori o violenti sono in atto e la persona offesa non ha ancora proceduto a denunziare formalmente il fatto.
Per questo motivo (secondo i princìpi di cui alla direttiva 29/2012/UE in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica ha istituito, nelle aziende sanitarie e ospedaliere, un percorso di protezione denominato «Percorso di tutela delle vittime di violenza», finalizzato a tutelare le persone vulnerabili vittime della altrui violenza, con particolare riferimento alle vittime di violenza sessuale, maltrattamenti o atti persecutori (stalking).
In ultimo nel 2013 è stata promulgata la legge sul femminicidio che prevede l'introduzione di nuove aggravanti e nuove misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica. Il decreto sul femminicidio non punta solo alla repressione, ma prevede anche risorse per finanziare un piano d'azione antiviolenza, una rete di case rifugio e l'estensione del gratuito patrocinio.
Purtroppo c'è da fare una amara constatazione che pur in presenza di queste nuove norme, il numero dei femminicidi non è diminuito e ad oggi nell'anno 2017 siamo a 114 morti . La repressione è necessaria ma deve essere affiancata dalle azioni che mirano a snidare tali forme di violenza in tutta lo loro brutalità.
Il vice Presidente della associazione Anteas, Sig. Simone Bottalico conclude la tematica invitando le donne vittime di violenza a non avere paura e a denunciare tutte le forme di violenza subite.
A tutti i presenti è stato offerto un bellissimo momento conclusivo con Mariella Colasuonno e Vincenzo Tondolo, i quali hanno interpretato due ragazzi che dall'adolescenza al matrimonio raccontano cosa succede a chi crede tanto nell'amore e poi si sveglia dalla realtà. Una lettura tratta liberamente da un dialogo di Paola Cortellesi e riadattato dall'ecclettico Tondolo.