Violenza contro le donne, la Polizia di Stato in prima linea

Quotidianamente ci sono vittime di violenza. Dal Commissariato l'invito a denunciare: "Solo così possiamo aiutarvi”

venerdì 25 novembre 2016 17.54
Un dato su tutti, che da solo rende l'idea delle proporzioni del fenomeno: quasi quotidianamente al locale Commissariato della Polizia di Stato arrivano donne che si dichiarano vittime di violenza. Sono le donne che hanno deciso di prendere coraggio e denunciare. Poi ci sono tutte quelle storie che non escono mai dalle mura domestiche perché le vittime hanno paura di parlare o si convincono che prima o poi qualcosa cambierà. Un momento che nella maggior parte dei casi non arriva mai.

"Un fenomeno diffuso", spiega la dr.ssa Giusy Pecoraro, Sovrintendente capo del Commissariato di Polizia di Andria che, nell'ambito delle attività dell'ufficio anticrimine, si occupa in particolare, ma non solo, di questo genere di reati. "Ci sono casi più gravi, altri meno drammatici dove però comunque si evince una forma di violenza anche psicologica.
"Il target è trasversale ai ceti sociali ed all'età. Ci sono donne sposate da trent'anni che lamentano una vita di maltrattamenti e che solo dopo che i figli diventano grandi decidono di denunciare. Si tratta di donne che sono completamente annichilite che non riescono più a sopportare".
Poi ci sono altre donne, più giovani che dopo il matrimonio e con l'arrivo dei figli, con l'acuirsi delle problematiche familiari ed i disagio economico, diventano facili bersagli dove viene scaricata la conflittualità della coppia.
"La cosa che allarma particolarmente - spiega la dott.ssa Pecoraro - è quando i figli sono presenti alle violenze, bambini che assistono quotidianamente a questo tipo di atteggiamenti anche solo verbali".
Proprio per proteggere i figli è importante denunciare "così si possono salvare i bambini, invece spesso ci dicono che non vogliono rovinare la famiglia o che i figli crescano senza un padre. Forse è il caso di domandarsi che tipo di relazione da grandi potranno avere con l'altro sesso questi bambini che assistono a violenze quotidiane".

È bene precisare però che le tragedie finiscono in prima pagina, ma importante è anche raccontare storie a lieto per dire che uscire dalla spirale della violenza è davvero possibile. "Una donna di mezza età - raccontano dal Commissariato di P.S.- un paio di anni fa è venuta a denunciare di essere vittima di violenze di tutti i tipi da trent'anni. Questa donna è riuscita a trovare il coraggio, dopo aver già in passato denunciato e poi aver ritirato la querela, di uscire dal silenzio. Dopo le indagini e l'accertamento dei fatti, è arrivato il provvedimento cautelare di allontanamento dalla casa familiare dell'uomo e del divieto di avvicinamento alla vittima. La signora intanto ha trovato ospitalità in una casa rifugio allontanandosi dalla spirale della violenza. Da quello che abbiamo appreso la situazione sembra risolta, almeno sotto il profilo della violenza"

Per fortuna, però, nel tempo qualcosa è cambiato grazie alla legge sul femminicidio ma anche grazie alla consapevolezza delle vittime di essere tali. "Importante è denunciare", spiega il vice Questore aggiunto del Commissariato di P.S. di Andria, dr. Fabrizio Gargiulo. "È l'incipit della nostra azione e di quella della Magistratura, di quella che diventa una vera e proprio intervento di tutela nei confronti della vittima. Non possiamo dimenticare che gli ultimi interventi normativi impongono di fornire alle donne tutta una serie di informazioni per aiutarle ad imboccare la strada verso un percorso di tutela e di garanzia. È possibile per esempio rivolgersi in maniera libera e gratuita ai centri antiviolenza che sono in grado di fornire anche un'assistenza psicologica alle vittime per far maturare il convincimento di andare avanti nell'azione giudiziaria questo perché molto spesso le donne sperando in un cambiamento del partner cercano di tornare sui propri passi. È l'errore più grave che si possa commettere. Spesso addirittura le vittime sono quasi convinte di essere le cause della violenza subita quando invece così non è".
L'appello a tutte le donne che subiscono violenza ê a denunciare e a non aver paura di chiedere aiuto. Lo si può fare in tener maniere ma soprattutto "è importante - concludono la dott.ssa Pecoraro ed il dott. Gargiulo - rivolgere un invito anche ai familiari o ai vicini di casa. Possono anche loro raccontare tutto ciò che sanno e per loro è garantito l'anonimato".
Dunque, anche chi è vicino alle vittime deve cambiare approccio e se ciò non dovesse accadere, non si andrà molto avanti nella lotta al questa drammatica piaga.
dr.ssa Giusy Pecoraro