Vincenzo Caldarone: «Zona Economica Speciale, è tempo di organizzare iniziative comuni»
Uno spunto di riflessione giunge dal commercialista ed ex amministratore locale
mercoledì 7 febbraio 2024
7.42
«Le imprese delle aree produttive stanno incontrando serie difficoltà nei collegamenti internet, sia per lentezza delle connessioni che per periodi di inattività: uno dei fattori importanti di crescita e innovazione scarseggia per imprese e professionisti.
D'altra parte le big company della consulenza stanno avviando le attività a Bari e in Puglia. Deloitte, Ernst e Young, Bim, eccetera, anticipano la transizione digitale e della economia, che riguarda già il nostro territorio. Hanno con loro finanza, tecnologia, organizzazione, saperi. Dovremmo valutare che per ogni posto di lavoro nuovo saranno prosciugati 2-3 "posti" nelle professioni e nei territori (lavoro dipendente e lavoro autonomo). E' una forma moderna di colonizzazione, ma anche il modo col quale la innovazione arriva dalle nostre parti, così lente nel cambiare metodi e comportamenti. Se le comunità e i territori non reagiscono, si accelera la desertificazione, il drenaggio di lavoro, saperi, vite umane, che sta svuotando le nostre città.
Visto che non si può fermare la innovazione tecnica: sarebbe come svuotare il mare con un bicchiere, si può competere con la dimensione dei Big con le reti di professioni, la integrazione dei saperi, la diffusione della tecnologia. Anche in questo caso i poteri pubblici devono fare da acceleratori.
Cominciamo da noi, dalle dotazioni infrastrutturali delle aree produttive e le comunità energetiche, ad internet veloce e alla promozione effettiva di turismo e agroalimentare, per cui il potere pubblico sia alleato e stimolo per chi investe e innova, non un ostacolo.
In vista della rivoluzione delle procedure della Zona Economica Speciale, è il momento per imprese, professionisti e poteri pubblici di organizzare le iniziative comuni, invece di rincorrere gli avvenimenti. Nel territorio, invece di tornare a bisticciare tra città, si possono attrarre investimenti e innovazione. Non abbiamo molto tempo a quanto pare. Ma c'è abbastanza materia per uno sforzo collettivo e un programma di azione. Bisogna solo cominciare».
D'altra parte le big company della consulenza stanno avviando le attività a Bari e in Puglia. Deloitte, Ernst e Young, Bim, eccetera, anticipano la transizione digitale e della economia, che riguarda già il nostro territorio. Hanno con loro finanza, tecnologia, organizzazione, saperi. Dovremmo valutare che per ogni posto di lavoro nuovo saranno prosciugati 2-3 "posti" nelle professioni e nei territori (lavoro dipendente e lavoro autonomo). E' una forma moderna di colonizzazione, ma anche il modo col quale la innovazione arriva dalle nostre parti, così lente nel cambiare metodi e comportamenti. Se le comunità e i territori non reagiscono, si accelera la desertificazione, il drenaggio di lavoro, saperi, vite umane, che sta svuotando le nostre città.
Visto che non si può fermare la innovazione tecnica: sarebbe come svuotare il mare con un bicchiere, si può competere con la dimensione dei Big con le reti di professioni, la integrazione dei saperi, la diffusione della tecnologia. Anche in questo caso i poteri pubblici devono fare da acceleratori.
Cominciamo da noi, dalle dotazioni infrastrutturali delle aree produttive e le comunità energetiche, ad internet veloce e alla promozione effettiva di turismo e agroalimentare, per cui il potere pubblico sia alleato e stimolo per chi investe e innova, non un ostacolo.
In vista della rivoluzione delle procedure della Zona Economica Speciale, è il momento per imprese, professionisti e poteri pubblici di organizzare le iniziative comuni, invece di rincorrere gli avvenimenti. Nel territorio, invece di tornare a bisticciare tra città, si possono attrarre investimenti e innovazione. Non abbiamo molto tempo a quanto pare. Ma c'è abbastanza materia per uno sforzo collettivo e un programma di azione. Bisogna solo cominciare».