Vincenzo Bianchino: “Mio nonno, il casaro che inventò la Burrata”

Parla il nipote di colui che ha fatto la storia della regina dei formaggi freschi, omaggiata in tutto il mondo

lunedì 20 novembre 2023 11.09
A cura di Giovanna Albo
E' una eredità morale di indubbio valore quella che Vincenzo Bianchino ha ormai legato indissolubilmente a se. Suo nonno è stato il casaro che ha inventato la burrata di Andria, oggi diventata IGP, con tanto di riconoscimento di tutela internazionale. Tanti decenni sono trascorsi -eravamo tra il primo ed il secondo dopoguerra-, quando il casaro Vincenzo Bianchino con suo fratello Lorenzo, rimasero bloccati sulla Murgia andriese a causa di una fitta nevicata. Non potendo trasferire il latte munto quotidianamente in città, per non buttarlo, ebbero l'intuizione -ardita per l'epoca vista anche la mancanza di attrezzature idonee-, di trasformarlo e soprattutto di utilizzare la panna che affiorava naturalmente, mescolandola i residui della lavorazione della pasta filata e quindi di avvolgere il tutto in un involucro fatto anch'esso di pasta filata. Poi la storia o meglio la bontà del prodotto hanno fatto il resto, tanto da far divenire questo formaggio fresco così buono e genuino da salire pian pianino l'Olimpo dei prodotti caseari freschi più famosi al mondo. Oggi la Burrata IGP di Andria non solo vince premi e riconoscimenti internazionali, ma è arrivata sulle tavole di tutti i continenti, da Dubai a Parigi, nella capitale del paese con più formaggi al mondo, dove ormai i nostri casari stanno portando settimanalmente l proprie produzioni.
Vivo a Fasano da diversi anni per ragioni di lavoro, ma non ho mai interrotto, come lei dice i rapporti con la mia città natale. Ad Andra, oltre ai ricordi di una vita, ai luoghi ed ai profumi familiari, vive la mia mamma cui non faccio mai mancare la mia compagnia venendola a trovare spessissimo.
I miei non sono soltanto ricordi di bambino perché ho vissuto ad Andria anche l'adolescenza e parte della gioventù. La mia memoria è legata, quindi, ad un pezzo di vita gioiosa e vivace, quel momento in cui, mentre si cresce, si impara e si sogna per l'avvenire.
Nel caseificio di mio nonno con mio padre Giuseppe, i miei zii Riccardo, Raffaella e Teresa, che continuavano a praticare l'antica e nobile arte del casaro, ho imparato i fondamenti della vita che mi accompagnano ancora oggi: il senso del dovere, il duro lavoro onesto ed operoso, il valore del recupero delle risorse che madre nature ci mette a disposizione (proprio come aveva fatto mio nonno, "recuperando" il latte munto ed inventando la burrata andriese).
Quando si è bambini, si assorbono gli esempi, si impara anche solo guardando, e da adulti, quasi inconsapevolmente, si ripetono gli insegnamenti ricevuti. Ecco come io, oggi, sono grato alla mia grande famiglia; alla loro vita esemplare devo tutto: come sono cresciuto e ciò che sono diventato.
Sono stato contattato da mio cugino Riccardo Tondolo, il quale mi ha coinvolto nella ricerca storica delle origini della nascita della burrata di Andria la cui "invenzione" fu di mio nonno Vincenzo. Dopo l'idea brillante avuta durante quella famosa nevicata, grazie al successivo impegno per perfezionare la geniale invenzione, siamo arrivati a quello che oggi rappresenta la burrata andriese nel mondo, dall'ottenimento dl marchio IGP nel 2016 fino alla costituzione nel 2017 del Consorzio di tutela. L'intitolazione di un'arteria della città di Andria, non è che il riconoscimento dovuto e rispettoso verso una famiglia storica che ha amato e ama la propria terra ed i suoi prodotti. Io ho caldeggiato l'iniziativa perché meritevole nei confronti della gente di Puglia operosa, geniale ed infaticabile.
La ringrazio per i complimenti, ma come già detto io sono un discendente di mio nonno e come tale nel mio DNA è racchiuso l'amore per la mia terra, le sue bellezze e le sue produzioni. Credo che il migliore augurio che si possa fare è quello in cui le nostre Amministrazioni politiche possano avere una chiara ed univoca visione delle potenzialità della Puglia, e si prefiggano un unico obiettivo verso il quale convogliare tutte le esperienze imprenditoriali. Una volta individuato questo, ogni azione pubblica e/o privata dovrebbe andare nella medesima direzione: valorizzare questa terra, preservandone la cultura e la storia, la bellezza degli ambienti naturali, la genuinità dei suoi abitanti e dei suoi prodotti tipici. In questo modo la Puglia potrà farsi conoscere dal mondo (come nell'occasione del G7) e con una comunicazione efficace presentare se stessa e l'intelligenza e intraprendenza dei suoi professionisti. Sarebbe questa, già una buona ricetta per l'ulteriore crescita della nostra Puglia. Se poi, fosse possibile anteporre le scelte turistico-culturali a quelle strettamente economiche…saremmo custodi illuminati di una unicità da tramandare alle future generazioni. E' senz'altro nei miei progetti futuri tornare a vivere nella mia città natale, dove ho conservato, tra l'altro, i beni patrimoniali di famiglia. Devo aggiungere doverosamente, però, di essere molto legato alla città di Fasano che mi ospita da tanti anni, dove ho costruito una rete di amicizie stabili e sincere, e che mi ha dato l'opportunità di crescita professionale. Il popolo fasanese, come tutto il popolo pugliese, mi ha accolto facendomi sentire il calore della sua ospitalità, ma immediatamente l'accoglienza è diventata inclusione. D'altra parte, noi pugliesi siamo famosi nel mondo per la nostra accoglienza, che ha poco del turistico e molto del sociale. In ogni paese della Regione, piccolo o grande che sia, ognuno è considerato un cittadino e parte di una comunità.
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