​Villa dolorosa, il testo della Kricheldorf al Castel dei Mondi

Con Cechov sullo sfondo per raccontare di vita e felicità

sabato 29 agosto 2015 11.14
A cura di Lidia Bucci
Una villa fatiscente - ricordo lontano di un passato più o meno luminoso – un tempo quasi immobile all'interno, una vita che scivola frenetica, oltre il giardino. Tre sorelle di checoviana memoria alle prese con i fallimenti di tre compleanni e non solo. Incastrate nei rimorsi, preoccupate per il futuro ma assolutamente dimentiche di occuparsi nel presente. Le tre donne della Kricheldorf e gli atri personaggi che gravitano nella loro cupa atmosfera, si muovono solo in apparenza.

La loro ricerca della felicità rimarrà sempre una bozza, un progetto allo stato embrionale, un'idea, una meta lontana e sfocata, evidentemente non abbastanza agognata da trovare il movente per lottare e tirarsi fuori dalla noia borghese. Sembra di intravedere le ombre dei protagonisti letterari moraviani, piccoli borghesi inerti troppo impegnati a pensare e poco inclini ad agire. Ma la vita fuori, si sa, ferma non sta e la musica continua anche quando nessuno vuol ballare. L'immobilità ostinata e contraria non genererà altro che scontento, amarezza, delusione e un profondo senso di fallimento. La svolta avverrà solo quando qualcuno deciderà, coraggiosamente, di iniziare a danzare.

La prima regionale di "Villa Dolorosa" al Festival Castel dei Mondi in linea di massima può dirsi un debutto soddisfacente (i numerosi applausi spontanei a dimostrarlo), nonostante i tempi forse eccessivamente diluiti e dilatati, il testo a tratti strabordante e gli interpreti probabilmente poco sotto i livelli massimi delle interpretazioni brillanti.
Villa Dolorosa Castel dei Mondi
Villa Dolorosa Castel dei Mondi
Villa Dolorosa Castel dei Mondi