Ventola sulla BAT: «Ora subito l'abrogazione dell'articolo 23»

L'intervista video per AndriaViva con la soddisfazione ma anche i possibili scenari futuri. Resta un vuoto istituzionale con il Decreto Salva-Italia da modificare

venerdì 14 dicembre 2012 17.19
A cura di Stefano Massaro
Le parole del Presidente della Provincia di Barletta - Andria - Trani, in esclusiva per AndriaViva, non lasciano possibilità di dubbio, dopo la scelta della Commissione Affari Istituzionali del Senato di non convertire in legge il decreto sull'abolizione delle Province tra cui la BAT: «La non conversione in legge del Decreto del Governo nazionale sul Riordino delle Province è la fine inevitabile di un percorso raffazzonato ed incostituzionale. Tuttavia - ha poi proseguito il Presidente Ventola - anche senza la conversione in legge del Decreto, resta in vigore l'articolo 23 della Legge Salva-Italia, che declassa le Province ad enti di secondo livello, trasferendo molte delle proprie competenze alle Regioni. Insomma, si corre seriamente il rischio di creare ulteriore confusione ad una situazione già parecchio ingarbugliata. Il governo dei tecnici ha fallito proprio in un tecnicismo. Confido nel buonsenso di tutti per l'abrogazione dell'articolo 23, nella parte che riguarda le Province, o, in alternativa, che la sua attuazione sia differita al 1 gennaio del 2014: sarebbero queste le soluzioni più opportune per non massacrare ulteriormente le Province italiane».

Il futuro delle Province italiane, almeno per il momento, sembrerebbe salvo, ma il tema della revisione della spesa pubblica rimane attuale: «Mi auguro - ha poi concluso il Presidente della Provincia Francesco Ventola - che il prossimo Governo, democraticamente eletto dal popolo italiano, sia davvero in grado di mettere mano ad una riforma seria e concreta, che possa garantire una maggior autonomia agli enti locali (quelli più vicini ai cittadini, come i Comuni e le Province), tagliando i veri sprechi che proliferano nel nostro Paese, a cominciare dalle migliaia di enti intermedi di diramazione regionale e nazionale, composti da persone nominate e non elette che guadagnano cifre spropositate di danaro pubblico».