Una sagoma a grandezza naturale di Patrick Zaki nella Biblioteca Comunale di Andria

Ieri sera l'iniziativa "Uno di noi" per il giovane studente detenuto da oltre un anno in Egitto

sabato 10 aprile 2021 13.06
A cura di Antonio D'Oria
Insieme a tante città d'Italia e del mondo, anche Andria si mobilita per Patrick Zaki, studente 27enne detenuto ingiustamente in Egitto da oltre un anno. Si intitola "Uno di Noi" l'iniziativa svoltasi ieri sera nella Biblioteca Comunale della città federiciana con il sindaco Giovanna Bruno e l'assessora alla Cultura, Daniela Di Bari in un incontro online a cui sono intervenuti anche Domenico Bufi di Amnesty International, un rappresentante degli studenti andriesi e l'Assessora alle Politiche Giovanili, Viviana Di Leo. Una sagoma di Patrick Zaki a grandezza naturale è stata posta "a sedere" ad uno dei banchi delle aule studio della Biblioteca Comunale: si tratta di un'ulteriore iniziativa per tenere alta l'attenzione su questa vicenda dopo i manifesti affissi in giro per la città per chiedere la liberazione del giovane studente egiziano, e dopo l'approvazione della proposta del Consiglio Comunale per chiedere al Governo di concedergli la cittadinanza italiana.

«Questa vicenda - ha spiegato l'assessora Di Bari - ci lega come senso di appartenenza all'essere persone. Per questa iniziativa sono stati scelti alcuni simboli, il manifesto e la sagoma, ma nelle varie città che hanno aderito a questa campagna ce ne sono tanti altri. Ci sentiamo uniti attraverso un modo di comunicare, in questo caso l'arte e la creatività. Circa 900 poster sono stati realizzati in 50 Paesi del mondo, poi ne sono stati scelti dieci in questo contest. Simboli che ci aiutano a non cadere nel rischio dell'indifferenza». Profondamente legato all'Italia dove ha investito parte della sua formazione accademica, presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna, Patrick Zaki incarna quello spirito di conoscenza e apertura al mondo diffuso oggi nei giovani.

La triste vicenda del suo arresto avvenuto il 7 febbraio 2020 non può lasciarci indifferenti, come ha sottolineato il sindaco Bruno: «Non ci sono limiti geografici quando parliamo di persone e diritti umani, dobbiamo sentirci tutti coinvolti allo stesso modo e l'indignazione deve essere collettiva: non possiamo pensare che quanto sta accadendo non ci appartenga. Queste vicende devono scuoterci indipendentemente dalla nostra appartenenza e dal nostro credo. La nostra amministrazione ha dato un segnale in questa direzione, come la mozione approvata all'unanimità in Consiglio Comunale per chiedere la cittadinanza onoraria a Patrick. Una vicenda del genere non si può far passare nell'appiattimento generale».
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