Una QUARANTEENA di racconti. Pagina 4: A squola di quarantena, di Gigi Brandonisio

Raccolta semiseria di storie di andriesi ai tempi del Coronavirus

lunedì 30 marzo 2020
A cura di Sara Suriano
11 marzo 2150
Nel luogo che gli andriesi in passato chiamavano Abbasc a Camaggj uno scartafaccio v'è stato ritrovato. Racconta d'un virus che s'abbattè nel 2020 e costrinse gli abitanti dello stivale alla quarantena.
Una QUARANTEENA di racconti – Raccolta semiseria di storie di andriesi ai tempi del Coronavirus è il titolo che gli abitanti della città federiciana diedero ai loro racconti di giornate in famiglia, col cane col gatto col criceto; racconti di tecniche culinarie per sopravvivere alla noia; ricette per efficacissime maschere antirughe fatte in casa; manuali di lavoro high-tech e nuove strategie per il Monopoly. E tanto altro. Una cosa avevano in comune tutte queste storie: un hashtag, un'ideologia, una speranza… #andriatuttobene

Pagina 4
A squola di quarantena

di Gigi Brandonisio

La quarantena non offre molte possibilità di movimento: bisogna stare a casa non solo per obbligo ma, soprattutto, per senso di responsabilità. Certo, si possono esplorare gli angoli più remoti dell'appartamento, ci si può agghindare per passare dalla camera da letto al soggiorno, si può fare del bagno il luogo delle proprie riflessioni più profonde ma all'esito di questo girovagare la quantità di tempo ancora a disposizione sarà difficile da maneggiare per coloro poco abituati all'antica arte dell'ozio.

Per gli antichi, infatti, il tempo libero, quello sottratto all'odiato lavoro, era destinato all'apprendimento e alla conoscenza. Perché, quindi, non destinare questa quarantena ai medesimi scopi? Certo, non essendo dotati della medesima saggezza, dovremo accontentarci di scoperte per lo più empiriche ma non per questo meno rilevanti.

La quarantena stessa può diventare oggetto di scoperta rivelando le sue origini nel metodo adottato per la prima volta nella Venezia del quattordicesimo secolo per contrastare la diffusione della peste: un isolamento di quaranta giorni per gli equipaggi di tutte le navi che attraccavano in porto.

Ma non è tutto. In quarantena stiamo imparando a convivere con le cosiddette misure draconiane invocate da più parti per contrastare la diffusione del Covid-19. Si tratta di misure drastiche, assai limitanti delle libertà individuali e collettive, che rimandano idealmente a quel Dracone, primo legislatore dell'Atene del settimo secolo A.C., capace sia di distinguere per la prima volta il grado della responsabilità personale ma anche di emanare un codice di leggi estremamente severo che, nella maggior parte dei casi, prevedeva come punizione la messa a morte o la riduzione in schiavitù. Niente male.

Proseguendo nell'esplorazione va evidenziato che nella narrazione dell'epidemia anche un gesto semplice e all'apparenza banale come lavarsi le mani assume una dimensione nuova e inaspettata Bisogna strofinarsi dai ventuno ai sessanta secondi (non esiste una versione univoca) seguendo il ritmo scandito da Barbara D'urso in televisione. (Non ci si crede, non siamo messi benissimo. Già.) Ad ogni modo, anche la scoperta di come un'abluzione possa essere kitsch in realtà consente di scoprire che dobbiamo a un tale Ignaz Semmelweis l'intuizione che ci fosse una stretta correlazione tra la trasmissione delle infezioni e le mani zozze. Il medico ungherese, infatti, contribuì alla riduzione dei casi di febbre puerperale costringendo i medici a lavarsi le mani prima di assistere una partoriente, specialmente se un attimo prima avevano finito di dissezionare un cadavere. Inutile dire che all'epoca non se lo filò nessuno e che finì i suoi giorni in manicomio.

Dunque, questa quarantena sembra poter riservare, se si presta la giusta attenzione, una scoperta dietro l'altra. Non tutte però hanno carattere, per così dire, storico. Anche il balcone può essere oggetto di analisi.

Fino a qualche giorno fa il balcone era destinato ad accogliere lo stendino e i panni ad asciugare o, in alcuni casi residui, la gabbietta degli uccellini. La quarantena, invece, ha trasformato i balconi in palcoscenici improvvisati su cui ballare, cantare o stringersi a coorte, in un'impennata di orgoglio nazionale, in una festa popolare con tanto di musichette, un continuo flash mob mentre la fuori c'è la morte che bisogna in qualche modo esorcizzare. Balconi che diventano virali (sigh!) grazie alla rete.

Sembra anche che dal balcone si possano chiedere pene esemplari per i viandanti, chiedere l'intervento coatto dell'autorità costituita, l'impiego dell'esercito, misure più restrittive delle libertà personali, possibilmente un uomo forte, un tiranno, un duce. Imperversano delazioni, inviti alla denuncia, voglia di giustizia fai da te nel tentativo di individuare gli untori.

Anche qui una scoperta, l'analogia con Manzoni:

«Gli animi, sempre più amareggiati dalla presenza de' mali» [...] «irritati dall'insistenza del pericolo, abbracciavano più volentieri quella credenza: ché la collera aspira a punire: [...] le piace più d'attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi». [...] «Con una tal persuasione che ci fossero untori, se ne doveva scoprire, quasi infallibilmente: tutti gli occhi stavano all'erta».

Chissà cosa resterà di tanta voglia di autorità.

L'elenco delle scoperte potrebbe proseguire spaziando dall'apparente (ri)scoperta della lettura mentre il mercato editoriale crolla o la scoperta, assai diffusa anche perché gratuita, del libero godimento di Pornhub (!), entrambi argomenti che meriterebbero qualche riflessione, ma ragioni di spazio e di opportunità suggeriscono di non tirarla troppo per le lunghe.

Chi scrive, ma anche chi legge, può abbandonare la tentazione di continuare la ricerca per dedicarsi alla routine fatta di spostamenti minimi e di abbuffate fuori periodo.


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