Una Cattedrale gremita di gente per ascoltare Don Luigi Ciotti
Si è conclusa col discorso forte del Sacerdote la Giornata della Memoria e dell'Impegno
martedì 25 marzo 2014
10.24
Una chiesa gremita di gente: donne, uomini, anziani, bambini e giovani. Tutti in silenzio accorsi per ascoltare una voce forte e toccante: la voce di Don Luigi Ciotti. Questo lo scenario che di ieri sera, nella Cattedrale della città di Andria che ha accolto il fondatore dell'associazione Libera per parlare delle spine della società e ricordare il nono anniversario del Miracolo della Sacra Spina.
Un monologo pieno di metafore di grande significato ed impatto. Un invito, quello di Don Ciotti, rivolto alla conoscenza ed alla profondità, le quali conducono alla costruzione della verità e quindi della giustizia. Una verità quella della mafia che è oscura per il 70% dei parenti delle vittime. Una verità che è responsabilità, responsabilità di tutti gli esseri umani a dover fare la propria parte. Una verità che è coraggio di non fare compromessi, e che ammette come unica società quella con Dio. Don Ciotti, ha continuato, sfatando i tre verbi alla base, purtroppo, della nostra normalità: salire, avere e possedere. Di ogni verbo esiste il suo contrario. Ed è proprio il contrario che egli spiega, dovrebbe divenire cibo della nostra anima: scendere al posto di salire, essere al posto di avere e donare al posto di possedere.
Una carrellata dei nomi di alcune vittime della mafia, del dolore dei parenti, del grido di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, del suo amico medico torinese, della speranza che può essere donata ai giovani che si avvicinano al mondo delle droghe, ad internet. Ed infine della presenza di Papa Francesco al corteo dello scorso 21 marzo, contro le mafie, dove ha parlato ai mafiosi, dicendo: «Piangete e convertitevi, in ginocchio vi chiedo di cambiare vita».
Un lungo e caloroso applauso, come se tutti i partecipanti stringessero in un abbraccio il sacerdote ed un'immagine della Madonna dei Miracoli, in ricordo di Andria, hanno chiuso questa grande descrizione della storia italiana.
Un monologo pieno di metafore di grande significato ed impatto. Un invito, quello di Don Ciotti, rivolto alla conoscenza ed alla profondità, le quali conducono alla costruzione della verità e quindi della giustizia. Una verità quella della mafia che è oscura per il 70% dei parenti delle vittime. Una verità che è responsabilità, responsabilità di tutti gli esseri umani a dover fare la propria parte. Una verità che è coraggio di non fare compromessi, e che ammette come unica società quella con Dio. Don Ciotti, ha continuato, sfatando i tre verbi alla base, purtroppo, della nostra normalità: salire, avere e possedere. Di ogni verbo esiste il suo contrario. Ed è proprio il contrario che egli spiega, dovrebbe divenire cibo della nostra anima: scendere al posto di salire, essere al posto di avere e donare al posto di possedere.
Una carrellata dei nomi di alcune vittime della mafia, del dolore dei parenti, del grido di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, del suo amico medico torinese, della speranza che può essere donata ai giovani che si avvicinano al mondo delle droghe, ad internet. Ed infine della presenza di Papa Francesco al corteo dello scorso 21 marzo, contro le mafie, dove ha parlato ai mafiosi, dicendo: «Piangete e convertitevi, in ginocchio vi chiedo di cambiare vita».
Un lungo e caloroso applauso, come se tutti i partecipanti stringessero in un abbraccio il sacerdote ed un'immagine della Madonna dei Miracoli, in ricordo di Andria, hanno chiuso questa grande descrizione della storia italiana.