Un uomo senza tempo…
Riflessione di don Ettore Lestingi in vista della Giornata dei Nonni e degli Anziani
giovedì 25 luglio 2024
Domenica 28 luglio p.v. si celebra la IV Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani, una Giornata indetta da Papa Francesco per ravvivare in ciascuno la gratitudine verso quanti, figli del passato, ci danno la possibilità di vivere il presente. Se ci siamo è grazie a loro. Il tema guida della Giornata è un versetto tratto dal salmo 71: "Nella vecchiaia, non abbandonarmi". Una invocazione rivolta a Dio da parte di chi sente il peso degli anni, e allo stesso tempo una domanda di compagnia rivolta a ciascuno di noi per essere liberati dalla tristezza della solitudine.
Ma guardando bene alla realtà e considerato il fatto che oggi la nostra società e soprattutto la nostra economia si poggia proprio sugli anziani, il "non abbandonarmi" avrebbe più senso se posto sulle nostre labbra. E allora oggi, e da oggi, ognuno di noi abbia il coraggio e l'umiltà di dire al proprio anziano: "non abbandonarmi". Soprattutto perché l'anziano è esperto di speranza e, come direbbe C. Peguy ne "Il Portico del Mistero della seconda virtù": "fa parte "di quelli che vedono come vanno le cose e credono che domani andrà meglio… Che vedono come vanno le cose oggi e credono che andrà meglio domattina".
L'anziano pur essendo solo coniuga sempre il verbo sperare al plurale: " io, speriamo!", perché la speranza è la virtù che più di ogni altra ti fa vivere al plurale, invoca e dona compagnia. Nonostante "sazio di giorni" e stanco non della vita, ma dalla vita, ci insegna a guardare al futuro perché per lui ogni giorno che passa è un dono immenso. Dorme sereno di notte perché ha gioito di ogni attimo del giorno e ha di che ringraziare. Non si affanna perché dalla vita ha imparato a vivere "con i tasti che ci abbiamo " secondo la felice e profonda convinzione del cantautore Capossela, il qual così canta:
"Con i tasti che ci abbiamo
Con quelli comporremo
Con i sogni che sogniamo
Con quelli sogneremo
Con il fiato che ci abbiamo
Con quello correremo
Con il cuore che ho
Con quello ti amerò".
Inoltre l'anziano non è colui che ora si accontenta, ma è contento, perché r lui "il limite lo vive come una possibilità". Come il titolo di una bellissima canzone del 1970 l'anziano è "un uomo senza tempo" proprio perché non ha limiti di tempo: se per noi il tempo è denaro, per lui il tempo è gratis; se noi non abbiamo mai tempo, lui hanno tempo da vendere: noi siamo schiavi del tempo, mentre lui è libero dal tempo e quindi padrone. del tempo. L'anziano, pur divenuto fragile come "un vaso di argilla" custodisce in sé tesori preziosi, tra cui la speranza, che è capacità di sognare ancora, di guardare oltre e anche se i suoi occhi sono affetti da presbiopia, l'anziano sa vedere molto lontano. Andrebbe riconosciuto come "patrimonio dell'umanità".
Grazie, uomo senza tempo!
Ma guardando bene alla realtà e considerato il fatto che oggi la nostra società e soprattutto la nostra economia si poggia proprio sugli anziani, il "non abbandonarmi" avrebbe più senso se posto sulle nostre labbra. E allora oggi, e da oggi, ognuno di noi abbia il coraggio e l'umiltà di dire al proprio anziano: "non abbandonarmi". Soprattutto perché l'anziano è esperto di speranza e, come direbbe C. Peguy ne "Il Portico del Mistero della seconda virtù": "fa parte "di quelli che vedono come vanno le cose e credono che domani andrà meglio… Che vedono come vanno le cose oggi e credono che andrà meglio domattina".
L'anziano pur essendo solo coniuga sempre il verbo sperare al plurale: " io, speriamo!", perché la speranza è la virtù che più di ogni altra ti fa vivere al plurale, invoca e dona compagnia. Nonostante "sazio di giorni" e stanco non della vita, ma dalla vita, ci insegna a guardare al futuro perché per lui ogni giorno che passa è un dono immenso. Dorme sereno di notte perché ha gioito di ogni attimo del giorno e ha di che ringraziare. Non si affanna perché dalla vita ha imparato a vivere "con i tasti che ci abbiamo " secondo la felice e profonda convinzione del cantautore Capossela, il qual così canta:
"Con i tasti che ci abbiamo
Con quelli comporremo
Con i sogni che sogniamo
Con quelli sogneremo
Con il fiato che ci abbiamo
Con quello correremo
Con il cuore che ho
Con quello ti amerò".
Inoltre l'anziano non è colui che ora si accontenta, ma è contento, perché r lui "il limite lo vive come una possibilità". Come il titolo di una bellissima canzone del 1970 l'anziano è "un uomo senza tempo" proprio perché non ha limiti di tempo: se per noi il tempo è denaro, per lui il tempo è gratis; se noi non abbiamo mai tempo, lui hanno tempo da vendere: noi siamo schiavi del tempo, mentre lui è libero dal tempo e quindi padrone. del tempo. L'anziano, pur divenuto fragile come "un vaso di argilla" custodisce in sé tesori preziosi, tra cui la speranza, che è capacità di sognare ancora, di guardare oltre e anche se i suoi occhi sono affetti da presbiopia, l'anziano sa vedere molto lontano. Andrebbe riconosciuto come "patrimonio dell'umanità".
Grazie, uomo senza tempo!