Un testimone di pace: Igino Giordani

Riflessione di Gennaro 'Gino' Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria

martedì 17 ottobre 2023
La cultura della Pace deve collocare la figura di Igino Giordani fra i testimoni più vivi del ventesimo secolo. La sua azione e il suo pensiero hanno avuto modo di svolgersi in tempi difficili, impossibili si potrebbe dir per una scelta di pace come quelli della prima guerra mondiale. In quel clima il "massimo" di pace si esprimeva nella posizione "neutralista", dettata dalla considerazione che si sarebbero ottenuti maggiori vantaggi dalla scelta di non entrare in guerra. Gli stessi partiti e movimenti d'opposizione alla guerra, come i socialisti e alcune parti del mondo cattolico, ragionavano in questo modo.

Giordani no: era per la pace convintamente, la sua posizione era maturata ancora prima di raggiungere, quale sottotenente di fanteria, le trincee del Carso, dove rimarrà gravemente ferito, nonostante il suo radicale rifiuto di sparare contro il nemico. Attingeva direttamente dal Vangelo: uccidere un altro uomo avrebbe significato assassinare l'essere fatto a immagine e somiglianza di Dio. Non era possibile, mai e in nessun caso. La sua determinazione per la pace accompagnerà la sua azione politica e culturale nei decenni successivi, durante il suo impegno intellettuale, parlamentare e di scrittore. E' uno dei tratti più vivi della sua esperienza spirituale.

Leggiamo alcuni suoi pensieri: "Quando ho visto un soldato ungherese o n soldato austriaco ferito in un crepaccio di roccia, o rannicchiato in una fossa di granata, io non l'ho saputo odiare. Reo di lesa Patria? Pazienza: non ho saputo spremere dal mio tessuto spirituale una stilla d'odio. E anche di fronte a quella faccia smorta e atterrita, mi sono ricordato del Logion di Gesù: "Vedesti il fratello, vedesti Gesù".

Quando Igino Giordani scrive questa testimonianza ha alle spalle gli anni tragici della Grande Guerra e ha già cominciato a lavorare a fianco di don Luigi Sturzo, all'Ufficio Stampa del neonato Partito Popolare Italiano e come collaboratore del settimanale il Popolo Nuovo (di cui diventerà direttore) e poi de Il Popolo. E scrive ancora: "Uccidere l'uomo è ateismo; è bestemmia contro Dio, lesione dei diritti di Lui. Su che si fonda il diritto di uno Stato a obbligare i cittadini a uccidere e farsi uccidere?".

"La guerra si vince con la Pace; quest'incubo di conflitti, stragi, fallimenti si vince con l'amore. L'odio e sua sorella la paura – figli dell'imbecillità – impediscono di capire tale evidenza". Vero: però i cristiani devono capirla e testimoniarla!