Un "No" alla nuova PAC: «Rischia di distruggere l'agricoltura di qualità»
Temi e proposte durante l'incontro di ieri svoltosi ad Andria ed organizzato dal PD della BAT
martedì 29 aprile 2014
15.26
Nuova PAC, un acronimo per indicare la Politica Agricola Comunitaria che ogni sei anni viene approvata dal Consiglio Europeo. Il prossimo sestenno, 2014/2020, sarà particolarmente importante per l'agricoltura ed in particolare gli agricoltori, perchè le proposte contenute nella nuova PAC cambiano in modo radicale il modo di intendere gli aiuti in campo agricolo. Ieri si è discusso del tema in un incontro organizzato dal Partito Democratico provinciale della BAT ad Andria alla presenza del Segretario Regionale Michele Emiliano, dei rappresentanti delle associazioni di categoria, dei sindacati e con l'intervento del Prof. Franco Contò, Ordinario di Economia e Politica Agraria all'Università di Foggia. Proprio al docente universitario è toccato il compito di introdurre l'argomento PAC attraverso un dettagliato studio sulla nuova Politica Agricola Comunitaria.
«La nuova PAC sta sempre più spostando risorse sullo sviluppo rurale togliendole al sostegno al reddito - ha detto il Prof. Contò - Questo processo è anche utilizzato per mascherare la progressiva diminuzione dei fondi a disposizione dell'agricoltura europea nel suo complesso. Il problema sta nel verificare un possibile ed assolutamente ipotetico aumento di produttività dovuto agli investimenti effettuati con i PSR in campo rurale». Nella sostanza si spostano risorse d'aiuto verso il reddito degli agricoltori per portale verso uno sviluppo più specifico della ruralità. In totale sino al 2020 si perderà circa il 13% delle risorse destinate alla PAC con una lenta e costante diminuzione anno dopo anno. A soffrirne maggiormente una delle regioni più produttive come la Puglia: in regione vi sarà un -19% di risorse totali a sostegno dell'agricoltura. «Questo processo non potrà che accrescere i gap territoriali, poichè con il nuovo meccanismo se l'Alto Adige perderà il 57% delle risorse, la Sardegna avrà un segno positivo dell'81% - ha proseguito il Prof. Contò - in Puglia e nel territorio della BAT, dove si crea un'agricoltura di estrema qualità, il disastro sarà totale e non converrà più produrre». Nella ricerca effettuata dal docente dell'Università di Foggia, si evidenzia anche il dato specifico del progressivo impoverimento delle famiglie agricole e degli imprenditori agricoli rispetto alle altre normali attività del terziario o del manifatturiero. In particolare la percentuale delle famiglie nella soglia di povertà che vivono di agricoltura si attesta al 22% rispetto ad una media generale ferma al 19%.
«La riforma della PAC che entrerà a regime l'anno prossimo comporta uno stravolgimento dell'impostazione degli interventi contributivi di sostegno all'agricoltura - ha detto Nunzio Liso, Presidente del Partito Democratico della BAT - Il superamento del sistema degli aiuti storici, voluta dall'Unione Europea per modificare un'impostazione ormai datata di circa 15 anni, comporterà pesanti ripercussioni sull'economia di importanti settori agricoli. In Puglia il rischio maggiore lo corrono proprio le colture di eccellenza ad alto impiego di manodopera, tipiche del nostro territorio, con possibili abbattimenti anche del 75 per cento degli interventi comunitari. Oggi lanciamo un appello ai livelli superiori: questo territorio va difeso».
Nella nuova PAC, infatti, sono spariti gli aiuti per i viticoltori, per esempio, ed una delle proposte emerse durante l'incontro è proprio quella di ricomprendere i vigneti da vino fra le superfici ammissibili. I vigneti da vino in Italia occupano circa 632.000 ettari su un totale di 12,8 milioni di ettari ammissibili di cui circa 250.000 ettari di vigneti da vino sono in Puglia ed in Sicilia. L'esclusione dei vigneti penalizzerebbe principalmente queste due regioni. Altro terreno di trattativa è l'inclusione dei pascoli solo per le aziende zootecniche. I pascoli rappresentano in Italia circa 3,5 milioni di ettari e l'esclusione dei pascoli determinerebbe l'aumento notevole del valore unitario. Un ettaro di pascolo non può percepire lo stesso aiuto di un ettaro di oliveto. L'Italia, tuttavia, ha dei margini di scelta su alcune questioni di grande importanza: per esempio la regionalizzazione dei pagamenti diretti. Da più parti si è chiesto che a livello nazionale si opti per una regionalizzazione su aree omogenee distinguendo, all'interno della Regione Puglia, le zone olivicole ed a colture intensive specializzate dalle altre aree a colture estensive, per non perdere l'agricoltura di qualità. Per concludere la richiesta forte è quella che passi il concetto di Agricoltore Attivo, cioè gli aiuti vanno concessi agli agricoltori veri, ovvero a quei produttori che ricavano dall'attività agricola introiti economici consistenti.
«La nuova PAC sta sempre più spostando risorse sullo sviluppo rurale togliendole al sostegno al reddito - ha detto il Prof. Contò - Questo processo è anche utilizzato per mascherare la progressiva diminuzione dei fondi a disposizione dell'agricoltura europea nel suo complesso. Il problema sta nel verificare un possibile ed assolutamente ipotetico aumento di produttività dovuto agli investimenti effettuati con i PSR in campo rurale». Nella sostanza si spostano risorse d'aiuto verso il reddito degli agricoltori per portale verso uno sviluppo più specifico della ruralità. In totale sino al 2020 si perderà circa il 13% delle risorse destinate alla PAC con una lenta e costante diminuzione anno dopo anno. A soffrirne maggiormente una delle regioni più produttive come la Puglia: in regione vi sarà un -19% di risorse totali a sostegno dell'agricoltura. «Questo processo non potrà che accrescere i gap territoriali, poichè con il nuovo meccanismo se l'Alto Adige perderà il 57% delle risorse, la Sardegna avrà un segno positivo dell'81% - ha proseguito il Prof. Contò - in Puglia e nel territorio della BAT, dove si crea un'agricoltura di estrema qualità, il disastro sarà totale e non converrà più produrre». Nella ricerca effettuata dal docente dell'Università di Foggia, si evidenzia anche il dato specifico del progressivo impoverimento delle famiglie agricole e degli imprenditori agricoli rispetto alle altre normali attività del terziario o del manifatturiero. In particolare la percentuale delle famiglie nella soglia di povertà che vivono di agricoltura si attesta al 22% rispetto ad una media generale ferma al 19%.
«La riforma della PAC che entrerà a regime l'anno prossimo comporta uno stravolgimento dell'impostazione degli interventi contributivi di sostegno all'agricoltura - ha detto Nunzio Liso, Presidente del Partito Democratico della BAT - Il superamento del sistema degli aiuti storici, voluta dall'Unione Europea per modificare un'impostazione ormai datata di circa 15 anni, comporterà pesanti ripercussioni sull'economia di importanti settori agricoli. In Puglia il rischio maggiore lo corrono proprio le colture di eccellenza ad alto impiego di manodopera, tipiche del nostro territorio, con possibili abbattimenti anche del 75 per cento degli interventi comunitari. Oggi lanciamo un appello ai livelli superiori: questo territorio va difeso».
Nella nuova PAC, infatti, sono spariti gli aiuti per i viticoltori, per esempio, ed una delle proposte emerse durante l'incontro è proprio quella di ricomprendere i vigneti da vino fra le superfici ammissibili. I vigneti da vino in Italia occupano circa 632.000 ettari su un totale di 12,8 milioni di ettari ammissibili di cui circa 250.000 ettari di vigneti da vino sono in Puglia ed in Sicilia. L'esclusione dei vigneti penalizzerebbe principalmente queste due regioni. Altro terreno di trattativa è l'inclusione dei pascoli solo per le aziende zootecniche. I pascoli rappresentano in Italia circa 3,5 milioni di ettari e l'esclusione dei pascoli determinerebbe l'aumento notevole del valore unitario. Un ettaro di pascolo non può percepire lo stesso aiuto di un ettaro di oliveto. L'Italia, tuttavia, ha dei margini di scelta su alcune questioni di grande importanza: per esempio la regionalizzazione dei pagamenti diretti. Da più parti si è chiesto che a livello nazionale si opti per una regionalizzazione su aree omogenee distinguendo, all'interno della Regione Puglia, le zone olivicole ed a colture intensive specializzate dalle altre aree a colture estensive, per non perdere l'agricoltura di qualità. Per concludere la richiesta forte è quella che passi il concetto di Agricoltore Attivo, cioè gli aiuti vanno concessi agli agricoltori veri, ovvero a quei produttori che ricavano dall'attività agricola introiti economici consistenti.