Un ghetto alla periferia di Andria, in contrada Martinelli. La preoccupazione della FLAI CGIL

Segretario Riglietti: "Serve un intervento reale delle istituzioni per accoglienza"

lunedì 20 giugno 2022 12.35
Un nuovo ghetto alla periferia di Andria, situato in contrada Martinelli, sulla direttrice di un precedente campo abusivo di raccolta di immigrati, in contrada Montefaraone, che qualche anno fa giunse alle cronache del territorio, in quanto ospitava alcune centinaia di lavoratori immigrati, alcuni anche con famiglie al seguito che lavoravano "a nero", nelle campagne del nord barese.
Una identica situazione quella che da qualche tempo si sta verificando nuovamente ad Andria, in alcuni vecchi immobili situati a pochi chilometri dal centro abitato, in contrada Martinelli appunto, poco prima della zona che dovrà ospitare l'atteso nuovo ospedale di secondo livello di Andria.

"Ancora una volta assistiamo alla presenza di un ghetto alla periferia di Andria che, da quanto ci risulta -sottolinea Gaetano Riglietti, segretario territoriaiel della FLAI CGIL-, ospita immigrati, uomini e donne, per lo più di nazionalità africana, pronti a lavorare in condizioni di sfruttamento e sottopagati pur di guadagnare qualcosa da inviare alle famiglie rimaste nel loro Paese d'origine. Situazione questa sovrapponibile a tante altre che come FLAI CGIL denunciamo da sempre e che ci vede impegnati direttamente, come difatti lo facciamo da tanti anni, con campagne ed iniziative di sensibilizzazione contro il caporalato e lo sfruttamento in agricoltura.

Non siamo mai stati a favore dei ghetti, ma invece crediamo molto nell'accoglienza e siamo convinti che i problemi si debbano affrontare a monte, predisponendo strutture attrezzate nella consapevolezza che ci sono periodi dell'anno che anche nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, in particolar modo per la raccolta del pomodoro, delle olive e dell'ortofrutta più in generale, migliaia di immigrati di varie etnie arrivano per lavorare nelle nostre terre. Non ha senso far finta che tutto ciò non accada o che il problema interessi le province vicine di Foggia o magari Bari con gli ultimi fatti accaduti a Turi nei giorni scorsi. E in quei periodi dell'anno quando vi è un'elevata richiesta di manodopera, gli stessi lavoratori immigrati già presenti sul territorio fanno da richiamo ad altri provenienti da altre regioni, sicuramente sollecitati dai datori di lavoro e dagli stessi caporali. Negli elenchi anagrafici 2021 pubblicati dall'Inps lo scorso 31 marzo, nella Bat risultano iscritti 2817 lavoratori stranieri, a cui si va ad aggiungere durante le campagne di raccolta qualche migliaio di invisibili, che invisibili difatti non lo sono.

Ad Andria, come in tutti gli altri comuni in cui accadono fenomeni analoghi, serve un impegno reale e concreto delle Istituzioni. Saranno circa 114 milioni di euro le risorse provenienti dal Pnrr previsti per la Puglia che verranno destinate ai comuni con l'obiettivo di superare i ghetti, lo sfruttamento e il caporalato in agricoltura. Riteniamo che questa sia un'opportunità data ai Sindaci dei comuni interessati al fenomeno, difatti per il territorio della Bat sono previsti 2 milioni e 129.164,77 euro a Bisceglie e 1 milione e 758.329,53 euro a San Ferdinando di Puglia. I fondi assegnati rientrano nella "Missione 5 Inclusione e Coesione" del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede il recupero di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo e, dunque, lo smantellamento definitivo di insediamenti irregolari. Ricordando ancora una volta che la presenza della Sezione della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità prevista dalla Legge 199/2016 costituita anche in questa provincia possa finalmente creare le condizioni affinché si possa del tutto estrinsecare non solo la parte repressiva, ma anche rendere funzionale quella propositiva, in particolar modo in materia di trasporto e di accoglienza. È una battaglia di civiltà che continuiamo a combattere per garantire ai lavoratori tutti di qualsiasi nazionalità siano, extracomunitari, comunitari e autoctoni, una condizione di vita lavorativa dignitosa", conclude Gaetano Riglietti, della FLAI CGIL.