"Un debito di misericordia": seconda lectio divina per i giovani della diocesi
La riflessione di mons. Luigi Mansi in occasione del secondo appuntamento per la Quaresima 2020
venerdì 13 marzo 2020
13.44
In occasione del secondo appuntamento quaresimale con la Lectio Divina per i giovani della diocesi di Andria, organizzata dalla Pastorale Giovanile ma rinviata a data da destinarsi, mons. Luigi Mansi condivide la seconda riflessione che parte da un brano del Vangelo di Luca. Protagonista è una donna peccatrice, giunta da Gesù nella casa di un fariseo che aveva invitato il Maestro a mangiare con lui.
Luca 7, 36-50
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».
RIFLESSIONE
Eccoci, carissimi giovani, alla seconda tappa del nostro percorso quaresimale. Questa volta san Luca, il nostro evangelista narratore, ci fa entrare in casa di uno dei farisei. Ci tocca ricordare quello che ho condiviso con voi nella riflessione della prima lectio: i farisei, insieme con gli scribi, erano prevenuti, maldisposti, non avevano un rapporto sincero e accogliente nei confronti di Gesù. Lo seguivano con puntualità e occhio attento al solo scopo di scoprire ogni suo comportamento a loro giudizio non compatibile con la rigidità della legge di Mosè, per accusarlo pubblicamente di essere un imbroglione. Loro si consideravano i maestri autentici della legge e non sopportavano che qualcun altro, nel nostro caso Gesù, desse delle interpretazioni più aperte delle leggi di Dio. Loro, infatti, erano rigidi, severi, inflessibili a riguardo della applicazione della legge di Dio.
Così questa volta vediamo un fariseo di nome Simone che lo invita a pranzo da lui. Forse aveva buone intenzioni, voleva vedere da vicino questo maestro di cui tutti parlavano e che diceva e faceva cose troppo strane. O forse nutriva la segreta speranza di avere argomenti più chiari per accusarlo. Gesù non si sottrae all'invito, ci va volentieri e si siede a mensa. Lui è sempre aperto e disponibile con tutti, non è mai prevenuto o schiavo di pregiudizi. Ma subito accade qualcosa che "disturba" il clima di quello che doveva essere un sereno banchetto. Il racconto, asciutto, prosegue: "Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, sapendo che si trovava nella casa del fariseo…".
Quello che usa Luca, per presentarci la donna, è un eufemismo, un modo direi giornalistico per presentare una situazione che dovette, invece, provocare grande imbarazzo nei convitati. Donne di quel tipo non entrano delle case delle persone "per bene", le trovi ai crocicchi delle strade ad aspettare clienti. Chissà che proprio Simone o qualcuno dei suoi ospiti non la conoscesse bene perché qualche volta era stato con lei…Fatto sta che l'imbarazzo doveva essere davvero grande in tutti.
Questa donna, dunque, senza badare a spese è andata a comprare un vaso di profumo, pagandolo chissà quanto (i profumi sono stati da sempre molto costosi…), si posiziona presso i piedi di Gesù e comincia a bagnarli con le sue lacrime, ad asciugarli con i suoi capelli, a baciarli e ad ungerli con il profumo. Dovette avere davvero un coraggio non indifferente quella donna, per compiere tale gesto. Donne di quella specie, se scoperte in flagrante, venivano portate subito in un pubblico processo e uccise sotto una pioggia di pietre. In un'altra occasione, che pure il vangelo ci racconta, Gesù ha vissuto anche questo, salvando in tempo una donna che stava rischiando di morire sotto una raffica di pietre. E, ricordiamo, Gesù salvò quella donna pronunciando quella frase che conosciamo bene: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra".
Il fariseo, dunque, osservando l'insolita scena, non disse niente in pubblico, ma – ci avverte Luca – disse "tra sé" "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!" Conclusione: Gesù non è un profeta, è un imbroglione che si spaccia per essere un inviato di Dio. Erano riflessioni che lui faceva tra sé e certamente analoghe riflessioni e apprezzamenti dovettero farli gli invitati presenti. Non andiamo lontano dalla realtà se diciamo che quelli dovettero essere attimi densi di un grande silenzio, ma pieno di sguardi, di smorfie, di sorrisi laconici…
Ci pensa Gesù, che certamente aveva visto e capito tutto a far uscire quella tavolata dal silenzio imbarazzato, aprendo un dialogo con colui che l'aveva invitato. "Simone, ho da dirti qualcosa", e continua raccontando una parabola. Abbiamo riflettuto sul perché Gesù racconta parabole. Era per lanciare con incredibile chiarezza messaggi forti ed esigenti. Cioè, dinanzi alle parabole nessuno può dire: "non ho capito", chiunque, anche il più sprovveduto, arriva subito al dunque. Questa volta la parabola racconta di due debitori che dovevano al loro creditore somme sproporzionatamente diverse: il primo cinquecento denari, l'altro cinquanta., cioè il primo una somma enorme, il secondo "quattro spiccioli" Con immediatezza Gesù dice che nessuno dei due aveva la possibilità di restituire, perciò il loro creditore si dispiace e "condona" ad entrambi il debito. La domanda con cui Gesù si rivolge al fariseo che l'ha invitato e oggi a noi che ci troviamo davanti a questo brano sembra sconfinare nell'ovvio: "Chi di loro la amerà di più?". Alla risposta, appunto ovvia, Gesù fa seguire la sua catechesi per il fariseo e per noi oggi, che stiamo compiendo il nostro cammino di conversione di questa Quaresima che ci sta conducendo alla Pasqua.
Gesù vuol farci capire che non dobbiamo mai aver paura della nostra situazione di peccato che talvolta ci impedisce di accostarci a Dio senza paura e senza vergogna, ma con fiducia, spogliandoci della presunzione che ci fa guardare con implacabile predisposizione al giudizio di fronte alle debolezze degli altri, ma con l'inclinazione a nascondere le proprie. La donna della parabola, paradossalmente, è il modello che dobbiamo imitare. Nel senso che supera la vergogna che doveva essere tanta dinanzi a tanta gente "per bene", ai loro sguardi indagatori e giudicanti, sfida i giudizi di tutti e compie quel gesto nei confronti di Gesù, gesto che dice dunque l'autenticità del suo pentimento, tanto da spingerla a tanta intraprendenza. Quella gente "per bene" era talmente sicura di sé e della sua giustizia che non si rende conto che, emettendo giudizi di estrema gravità sulla donna e sullo stesso Gesù, stava peccando e molto gravemente. La conversione, dunque, che ci vien chiesta in questa Quaresima e per l'intero scorrere della nostra vita cristiana, deve toccare tutti gli aspetti della vita di carità: quelli che riguardano la giustizia, l'appropriazione indebita e il rispetto assoluto, senza "se" e senza "ma" di ciò che non ci appartiene, anche quando si tratta di beni pubblici; quelli che riguardano il rispetto della vita e della dignità di tutti, ma anche quelli che riguardano il rispetto del bene comune, il rispetto dell'ambiente che è la casa di tutti.
Si rende necessario insomma un rinnovato atteggiamento di accoglienza generosa e coraggiosa di tutti gli stimoli che ci vengono dalla parola del Vangelo, per rendere più umano questo mondo. La barbarie non appartiene solo al passato, è purtroppo tanto presente anche nella vita della nostra civiltà che amiamo considerare evoluta e progredita. Concludendo la sua omelia nella messa della recente visita a Bari, il Papa disse questa parole, davvero ispirate: Cari fratelli e sorelle, oggi Gesù, col suo amore senza limiti, alza l'asticella della nostra umanità. Alla fine possiamo chiederci: "E noi, ce la faremo?". Se la meta fosse impossibile, il Signore non ci avrebbe chiesto di raggiungerla. Ma da soli è difficile; è una grazia che va chiesta. Chiedere a Dio la forza di amare, dirgli: "Signore, aiutami ad amare, insegnami a perdonare. Da solo non ci riesco, ho bisogno di Te". E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di essere davvero cristiani. Ma «alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore» (S. Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore, 57). Scegliamo oggi l'amore, anche se costa, anche se va controcorrente. Non lasciamoci condizionare dal pensiero comune, non accontentiamoci di mezze misure. Accogliamo la sfida di Gesù, la sfida della carità. Saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano.
Con queste stimolanti parole del nostro caro Papa Francesco, ripetute qui, nella nostra terra di Puglia, chiudiamo la nostra Lectio di stasera. Ci portiamo nel cuore l'invito di Gesù a trovare il coraggio di una radicale conversione della nostra vita, tornando a modellarla solo e sempre di più sui suoi insegnamenti, a non aver mai paura di correre al suo abbraccio, confidando sulla sua misericordia senza limiti, ma tornando anche a liberare il nostro cuore da ogni giudizio presuntuoso e arrogante, che ci rende cattivi verso i nostri fratelli.
Luca 7, 36-50
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».
RIFLESSIONE
Eccoci, carissimi giovani, alla seconda tappa del nostro percorso quaresimale. Questa volta san Luca, il nostro evangelista narratore, ci fa entrare in casa di uno dei farisei. Ci tocca ricordare quello che ho condiviso con voi nella riflessione della prima lectio: i farisei, insieme con gli scribi, erano prevenuti, maldisposti, non avevano un rapporto sincero e accogliente nei confronti di Gesù. Lo seguivano con puntualità e occhio attento al solo scopo di scoprire ogni suo comportamento a loro giudizio non compatibile con la rigidità della legge di Mosè, per accusarlo pubblicamente di essere un imbroglione. Loro si consideravano i maestri autentici della legge e non sopportavano che qualcun altro, nel nostro caso Gesù, desse delle interpretazioni più aperte delle leggi di Dio. Loro, infatti, erano rigidi, severi, inflessibili a riguardo della applicazione della legge di Dio.
Così questa volta vediamo un fariseo di nome Simone che lo invita a pranzo da lui. Forse aveva buone intenzioni, voleva vedere da vicino questo maestro di cui tutti parlavano e che diceva e faceva cose troppo strane. O forse nutriva la segreta speranza di avere argomenti più chiari per accusarlo. Gesù non si sottrae all'invito, ci va volentieri e si siede a mensa. Lui è sempre aperto e disponibile con tutti, non è mai prevenuto o schiavo di pregiudizi. Ma subito accade qualcosa che "disturba" il clima di quello che doveva essere un sereno banchetto. Il racconto, asciutto, prosegue: "Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, sapendo che si trovava nella casa del fariseo…".
Quello che usa Luca, per presentarci la donna, è un eufemismo, un modo direi giornalistico per presentare una situazione che dovette, invece, provocare grande imbarazzo nei convitati. Donne di quel tipo non entrano delle case delle persone "per bene", le trovi ai crocicchi delle strade ad aspettare clienti. Chissà che proprio Simone o qualcuno dei suoi ospiti non la conoscesse bene perché qualche volta era stato con lei…Fatto sta che l'imbarazzo doveva essere davvero grande in tutti.
Questa donna, dunque, senza badare a spese è andata a comprare un vaso di profumo, pagandolo chissà quanto (i profumi sono stati da sempre molto costosi…), si posiziona presso i piedi di Gesù e comincia a bagnarli con le sue lacrime, ad asciugarli con i suoi capelli, a baciarli e ad ungerli con il profumo. Dovette avere davvero un coraggio non indifferente quella donna, per compiere tale gesto. Donne di quella specie, se scoperte in flagrante, venivano portate subito in un pubblico processo e uccise sotto una pioggia di pietre. In un'altra occasione, che pure il vangelo ci racconta, Gesù ha vissuto anche questo, salvando in tempo una donna che stava rischiando di morire sotto una raffica di pietre. E, ricordiamo, Gesù salvò quella donna pronunciando quella frase che conosciamo bene: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra".
Il fariseo, dunque, osservando l'insolita scena, non disse niente in pubblico, ma – ci avverte Luca – disse "tra sé" "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!" Conclusione: Gesù non è un profeta, è un imbroglione che si spaccia per essere un inviato di Dio. Erano riflessioni che lui faceva tra sé e certamente analoghe riflessioni e apprezzamenti dovettero farli gli invitati presenti. Non andiamo lontano dalla realtà se diciamo che quelli dovettero essere attimi densi di un grande silenzio, ma pieno di sguardi, di smorfie, di sorrisi laconici…
Ci pensa Gesù, che certamente aveva visto e capito tutto a far uscire quella tavolata dal silenzio imbarazzato, aprendo un dialogo con colui che l'aveva invitato. "Simone, ho da dirti qualcosa", e continua raccontando una parabola. Abbiamo riflettuto sul perché Gesù racconta parabole. Era per lanciare con incredibile chiarezza messaggi forti ed esigenti. Cioè, dinanzi alle parabole nessuno può dire: "non ho capito", chiunque, anche il più sprovveduto, arriva subito al dunque. Questa volta la parabola racconta di due debitori che dovevano al loro creditore somme sproporzionatamente diverse: il primo cinquecento denari, l'altro cinquanta., cioè il primo una somma enorme, il secondo "quattro spiccioli" Con immediatezza Gesù dice che nessuno dei due aveva la possibilità di restituire, perciò il loro creditore si dispiace e "condona" ad entrambi il debito. La domanda con cui Gesù si rivolge al fariseo che l'ha invitato e oggi a noi che ci troviamo davanti a questo brano sembra sconfinare nell'ovvio: "Chi di loro la amerà di più?". Alla risposta, appunto ovvia, Gesù fa seguire la sua catechesi per il fariseo e per noi oggi, che stiamo compiendo il nostro cammino di conversione di questa Quaresima che ci sta conducendo alla Pasqua.
Gesù vuol farci capire che non dobbiamo mai aver paura della nostra situazione di peccato che talvolta ci impedisce di accostarci a Dio senza paura e senza vergogna, ma con fiducia, spogliandoci della presunzione che ci fa guardare con implacabile predisposizione al giudizio di fronte alle debolezze degli altri, ma con l'inclinazione a nascondere le proprie. La donna della parabola, paradossalmente, è il modello che dobbiamo imitare. Nel senso che supera la vergogna che doveva essere tanta dinanzi a tanta gente "per bene", ai loro sguardi indagatori e giudicanti, sfida i giudizi di tutti e compie quel gesto nei confronti di Gesù, gesto che dice dunque l'autenticità del suo pentimento, tanto da spingerla a tanta intraprendenza. Quella gente "per bene" era talmente sicura di sé e della sua giustizia che non si rende conto che, emettendo giudizi di estrema gravità sulla donna e sullo stesso Gesù, stava peccando e molto gravemente. La conversione, dunque, che ci vien chiesta in questa Quaresima e per l'intero scorrere della nostra vita cristiana, deve toccare tutti gli aspetti della vita di carità: quelli che riguardano la giustizia, l'appropriazione indebita e il rispetto assoluto, senza "se" e senza "ma" di ciò che non ci appartiene, anche quando si tratta di beni pubblici; quelli che riguardano il rispetto della vita e della dignità di tutti, ma anche quelli che riguardano il rispetto del bene comune, il rispetto dell'ambiente che è la casa di tutti.
Si rende necessario insomma un rinnovato atteggiamento di accoglienza generosa e coraggiosa di tutti gli stimoli che ci vengono dalla parola del Vangelo, per rendere più umano questo mondo. La barbarie non appartiene solo al passato, è purtroppo tanto presente anche nella vita della nostra civiltà che amiamo considerare evoluta e progredita. Concludendo la sua omelia nella messa della recente visita a Bari, il Papa disse questa parole, davvero ispirate: Cari fratelli e sorelle, oggi Gesù, col suo amore senza limiti, alza l'asticella della nostra umanità. Alla fine possiamo chiederci: "E noi, ce la faremo?". Se la meta fosse impossibile, il Signore non ci avrebbe chiesto di raggiungerla. Ma da soli è difficile; è una grazia che va chiesta. Chiedere a Dio la forza di amare, dirgli: "Signore, aiutami ad amare, insegnami a perdonare. Da solo non ci riesco, ho bisogno di Te". E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di essere davvero cristiani. Ma «alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore» (S. Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore, 57). Scegliamo oggi l'amore, anche se costa, anche se va controcorrente. Non lasciamoci condizionare dal pensiero comune, non accontentiamoci di mezze misure. Accogliamo la sfida di Gesù, la sfida della carità. Saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano.
Con queste stimolanti parole del nostro caro Papa Francesco, ripetute qui, nella nostra terra di Puglia, chiudiamo la nostra Lectio di stasera. Ci portiamo nel cuore l'invito di Gesù a trovare il coraggio di una radicale conversione della nostra vita, tornando a modellarla solo e sempre di più sui suoi insegnamenti, a non aver mai paura di correre al suo abbraccio, confidando sulla sua misericordia senza limiti, ma tornando anche a liberare il nostro cuore da ogni giudizio presuntuoso e arrogante, che ci rende cattivi verso i nostri fratelli.