Troppi cinghiali, Miscioscia: «Urge legge regionale per la Puglia»
Il consigliere comunale di Forza Italia scrive ad Emiliano e Loizzo
martedì 11 agosto 2015
8.23
«Le note vicende relative alla morte di un agricoltore e del contemporaneo ferimento della moglie, a seguito dell'attacco di un branco di cinghiali in Sicilia, riapre prepotentemente la questione della prevenzione, del controllo e del contenimento della popolazione dei suidi (cinghiali) anche nella nostra Regione. Salvo quanto già messo in atto dall'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia, è alquanto grave che sulla questione continuiamo ad assistere ad un assordante silenzio da parte dello stesso Governo Regionale, nonostante ormai sia noto ed evidente il preoccupante incremento della popolazione di cinghiali, che sono giornalmente avvistati anche nelle periferie dei centri urbani». E' così che inizia la lettera indirizzata al neo Governatore della Puglia, Michele Emiliano ed al Presidente del Consiglio Regionale, Mario Loizzo da parte del Consigliere Comunale di Andria di Forza Italia, Benedetto Miscioscia sulla questione cinghiali.
«Una questione signor Presidente - continua Miscioscia - che non può essere più sottaciuta né tollerata, nonostante le sollecitazioni pervenute anche dalle stesse organizzazioni di categoria del settore agricolo, a seguito delle denunce che quotidianamente giungono dagli agricoltori per i danni subiti alle proprie produzioni i quali, ormai sfiduciati, non sanno più a che santo votarsi. Per non tralasciare le conseguenze derivanti dagli incidenti occorsi a motociclisti ed automobilisti che ormai caratterizzano frequentemente le nostre strade a causa degli attraversamenti improvvisi di questi grandi animali selvatici spesso anche di sera con danni ai mezzi ed alle persone coinvolti. Una situazione aggravata anche dal ridimensionamento in atto delle competenze delegate alle Province e del ruolo svolto dalle stesse ATC (Ambito Territoriale di Caccia). Per tutte queste ragioni, consapevoli che il contenimento della popolazione dei suidi non può essere limitato solo all'attività di cattura messa in atto dall'Ente Parco all'interno del territorio di competenza, essendo anche consapevoli dei costi che tale modalità comporta in termini finanziari, ritengo urgente ed improcrastinabile che l'Ente Regionale, mette in atto tutte le iniziative necessarie per promulgare urgentemente, norme legislative miranti ad adottare e regolamentare misure d'intervento».
In particolare ci si concentrerà su due principali argomenti: «Bisogna stabilire innanzitutto misure atte a controllare e ridimensionare la popolazione dei suidi ricorrendo anche all'adozione di una disciplina sulle modalità di caccia selettiva - dice Miscioscia - oltre a quella che tenga conto del profilo veterinario per il controllo sanitario della fauna selvatica allo stato brado e di quella catturata, valutando la necessità o meno di procedere alla loro macellazione in macelli appositamente attrezzati. In secondo luogo serve stabilire regole precise sulle modalità di risarcimento degli eventuali danni provocati direttamente ed indirettamente dall'azione degli animali selvatici. Tutto questo per raggiungere il triplice obiettivo di prevedere la possibilità di un risarcimento agli agricoltori e agli eventuali cittadini interessati da danni subiti dalla fauna selvatica, di mettere in atto finalmente norme ben definite anche per adottare misure che prevedano il selcontrollo (caccia selezionata) al di fuori del territorio delimitato dal Parco Nazionale dell'Alta Murgia e di consentire a quanti praticano la caccia di poterla esercitare finalmente sotto controllo venatorio e sanitario e contrastare anche fenomeni di bracconaggio "selvaggio"».
«Una questione signor Presidente - continua Miscioscia - che non può essere più sottaciuta né tollerata, nonostante le sollecitazioni pervenute anche dalle stesse organizzazioni di categoria del settore agricolo, a seguito delle denunce che quotidianamente giungono dagli agricoltori per i danni subiti alle proprie produzioni i quali, ormai sfiduciati, non sanno più a che santo votarsi. Per non tralasciare le conseguenze derivanti dagli incidenti occorsi a motociclisti ed automobilisti che ormai caratterizzano frequentemente le nostre strade a causa degli attraversamenti improvvisi di questi grandi animali selvatici spesso anche di sera con danni ai mezzi ed alle persone coinvolti. Una situazione aggravata anche dal ridimensionamento in atto delle competenze delegate alle Province e del ruolo svolto dalle stesse ATC (Ambito Territoriale di Caccia). Per tutte queste ragioni, consapevoli che il contenimento della popolazione dei suidi non può essere limitato solo all'attività di cattura messa in atto dall'Ente Parco all'interno del territorio di competenza, essendo anche consapevoli dei costi che tale modalità comporta in termini finanziari, ritengo urgente ed improcrastinabile che l'Ente Regionale, mette in atto tutte le iniziative necessarie per promulgare urgentemente, norme legislative miranti ad adottare e regolamentare misure d'intervento».
In particolare ci si concentrerà su due principali argomenti: «Bisogna stabilire innanzitutto misure atte a controllare e ridimensionare la popolazione dei suidi ricorrendo anche all'adozione di una disciplina sulle modalità di caccia selettiva - dice Miscioscia - oltre a quella che tenga conto del profilo veterinario per il controllo sanitario della fauna selvatica allo stato brado e di quella catturata, valutando la necessità o meno di procedere alla loro macellazione in macelli appositamente attrezzati. In secondo luogo serve stabilire regole precise sulle modalità di risarcimento degli eventuali danni provocati direttamente ed indirettamente dall'azione degli animali selvatici. Tutto questo per raggiungere il triplice obiettivo di prevedere la possibilità di un risarcimento agli agricoltori e agli eventuali cittadini interessati da danni subiti dalla fauna selvatica, di mettere in atto finalmente norme ben definite anche per adottare misure che prevedano il selcontrollo (caccia selezionata) al di fuori del territorio delimitato dal Parco Nazionale dell'Alta Murgia e di consentire a quanti praticano la caccia di poterla esercitare finalmente sotto controllo venatorio e sanitario e contrastare anche fenomeni di bracconaggio "selvaggio"».