"Troppi avvoccati! Quali avvocati?": ad Andria presentazione del nuovo libro di Nicola Di Molfetta
L'incontro è previsto per 27 dicembre, alle ore 18:30, presso la Sala Convegni "Paquale Attimonelli"
martedì 21 dicembre 2021
12.01
Il prossimo 27 dicembre alle 18:30, ad Andria, presso la Sala Convegni Pasquale Attimonelli (Albergo dei Pini), verrà presentato il nuovo libro di Nicola Di Molfetta, giornalista direttore di Legalcommunity e MAG.
Si tratta di un cofanetto che contiene la ristampa anastatica di Troppi Avvocati! di Piero Calamandrei (1921) e un saggio inedito di Nicola Di Molfetta, dal titolo Quali Avvocati?, che a cento anni di distanza torna sulla questione del sovraffollamento dell'avvocatura nazionale cercando di trovare una chiave di lettura nuova del problema e una possibile soluzione.
A discutere del libro, assieme all'autore, ci saranno tre autorevoli esponenti dell'avvocatura contemporanea. Tutti e tre andriesi (come l'autore). Tutti e tre con importanti esperienze e carriere in studi associati di rilevanza nazionale e internazionale. Tutti e tre soci di altrettante autorevoli realtà.
Si tratta degli avvocati Mauro Miccoli, socio di Bisogni e Associati (Roma), Sabino Sernia, socio fondatore di Onlex Studio legale (Andria) e Marco Tesoro, socio fondatore di Reilly & Tesoro (Milano). I professionisti dialogheranno con l'autore sulla figura dell'Avvocato Nuovo.
Tornando all'opera, si tratta di un documento prezioso che rende nuovamente disponibile il pamphlet in cui, nel 1921, Piero Calamandrei denunciò i danni che la crescita fuori controllo della popolazione forense stava producendo per la professione. All'epoca gli avvocati in Italia erano 25 mila. Oggi sono quasi 246 mila. E la questione del "troppismo forense", come la chiama Nicola Di Molfetta nel suo nuovo saggio, Quali Avvocati?, continua a tenere banco, ormai avvitata su una visione arcaica e stereotipata dell'avvocatura e della sua funzione nella società.
Calamandrei, padre costituente, giurista tra i più autorevoli del Novecento, espresse nel suo Troppi Avvocati! una critica mirata a scuotere le coscienze di una categoria che rischiava di perdere il contatto con la consapevolezza di sé, perché sommersa dagli affanni di un'attività sempre più difficile da sostenere. Una condizione molto simile a quella odierna. Il 2021 è stato un anno record sul piano delle cancellazioni di avvocati dagli albi. In tanti si chiedono se ci sia futuro per la professione.
E a questo interrogativo risponde Di Molfetta, giornalista esperto di mercato dei servizi legali, autore dei saggi Avvocati d'Affari (2017 - Lc Publishing) e Lex Machine (2019 - Lc Publishing), direttore di Legalcommunity e MAG. «Gli avvocati hanno bisogno di riflettere sul ruolo che la professione può e deve giocare in un contesto socio economico in profonda trasmutazione. Complesso. Globalizzato. Iper-regolamentato. E soprattutto, mediatizzato. Un contesto in cui gli avvocati servono, ma non in modo indistinto». La categoria deve prendere coscienza della sua natura poliedrica. «Non tutti gli avvocati sono uguali», scrive Di Molfetta intendendo che 246mila avvocati non possono essere tutti impiegati nello svolgimento delle medesime funzioni e che per smettere di essere troppi gli avvocati devono distinguersi e specializzarsi. Devono diventare interpreti delle esigenze legali espresse dalla società e dall'economia del loro tempo e organizzarsi nelle modalità più adeguate per rispondere a esse nella maniera più efficace ed efficiente.
«Il riconoscimento della verità - scrive il Calamandrei del 1921 - è la prima condizione di ogni rinascita». «Lo specchio, dinanzi al quale la professione si è intrattenuta per troppo tempo - gli fa eco un secolo dopo Di Molfetta - deve diventare una finestra affacciata sul mondo e in posizione utile per comprenderne bisogni e necessità. Questa è la condizione indispensabile per l'affermazione di un'avvocatura nuova. Di un'avvocatura utile».
Si tratta di un cofanetto che contiene la ristampa anastatica di Troppi Avvocati! di Piero Calamandrei (1921) e un saggio inedito di Nicola Di Molfetta, dal titolo Quali Avvocati?, che a cento anni di distanza torna sulla questione del sovraffollamento dell'avvocatura nazionale cercando di trovare una chiave di lettura nuova del problema e una possibile soluzione.
A discutere del libro, assieme all'autore, ci saranno tre autorevoli esponenti dell'avvocatura contemporanea. Tutti e tre andriesi (come l'autore). Tutti e tre con importanti esperienze e carriere in studi associati di rilevanza nazionale e internazionale. Tutti e tre soci di altrettante autorevoli realtà.
Si tratta degli avvocati Mauro Miccoli, socio di Bisogni e Associati (Roma), Sabino Sernia, socio fondatore di Onlex Studio legale (Andria) e Marco Tesoro, socio fondatore di Reilly & Tesoro (Milano). I professionisti dialogheranno con l'autore sulla figura dell'Avvocato Nuovo.
Tornando all'opera, si tratta di un documento prezioso che rende nuovamente disponibile il pamphlet in cui, nel 1921, Piero Calamandrei denunciò i danni che la crescita fuori controllo della popolazione forense stava producendo per la professione. All'epoca gli avvocati in Italia erano 25 mila. Oggi sono quasi 246 mila. E la questione del "troppismo forense", come la chiama Nicola Di Molfetta nel suo nuovo saggio, Quali Avvocati?, continua a tenere banco, ormai avvitata su una visione arcaica e stereotipata dell'avvocatura e della sua funzione nella società.
Calamandrei, padre costituente, giurista tra i più autorevoli del Novecento, espresse nel suo Troppi Avvocati! una critica mirata a scuotere le coscienze di una categoria che rischiava di perdere il contatto con la consapevolezza di sé, perché sommersa dagli affanni di un'attività sempre più difficile da sostenere. Una condizione molto simile a quella odierna. Il 2021 è stato un anno record sul piano delle cancellazioni di avvocati dagli albi. In tanti si chiedono se ci sia futuro per la professione.
E a questo interrogativo risponde Di Molfetta, giornalista esperto di mercato dei servizi legali, autore dei saggi Avvocati d'Affari (2017 - Lc Publishing) e Lex Machine (2019 - Lc Publishing), direttore di Legalcommunity e MAG. «Gli avvocati hanno bisogno di riflettere sul ruolo che la professione può e deve giocare in un contesto socio economico in profonda trasmutazione. Complesso. Globalizzato. Iper-regolamentato. E soprattutto, mediatizzato. Un contesto in cui gli avvocati servono, ma non in modo indistinto». La categoria deve prendere coscienza della sua natura poliedrica. «Non tutti gli avvocati sono uguali», scrive Di Molfetta intendendo che 246mila avvocati non possono essere tutti impiegati nello svolgimento delle medesime funzioni e che per smettere di essere troppi gli avvocati devono distinguersi e specializzarsi. Devono diventare interpreti delle esigenze legali espresse dalla società e dall'economia del loro tempo e organizzarsi nelle modalità più adeguate per rispondere a esse nella maniera più efficace ed efficiente.
«Il riconoscimento della verità - scrive il Calamandrei del 1921 - è la prima condizione di ogni rinascita». «Lo specchio, dinanzi al quale la professione si è intrattenuta per troppo tempo - gli fa eco un secolo dopo Di Molfetta - deve diventare una finestra affacciata sul mondo e in posizione utile per comprenderne bisogni e necessità. Questa è la condizione indispensabile per l'affermazione di un'avvocatura nuova. Di un'avvocatura utile».