Tra la luce del Cielo e i colori della Terra
Riflessione di Gennaro (Gino) Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
venerdì 17 settembre 2021
5.54
Di passaggio da una Città prossima alle elezioni, sono stato invitato ad un incontro di persone che si aiutano – per aiutare altri – a che il voto sia un atto d'amore alla propria Città "perseguendo la via del dialogo".
Tra l'altro, mi ha tanto colpito sentir parlare, in quell'incontro, di "estremisti del dialogo", di donne e uomini, cioè, dal cui impegno in politica emerge una vera e propria "volontà di dialogo".
Questo intento dialogico, spinto fino agli estremi, «si manifesta nell'agire politico – afferma il professor Marco Fatuzzo, già sindaco di Siracusa – attraverso alcuni assiomi del pensiero dialogico: come il concepire "la differenza come dono", il rispetto dell'alterità, la capacità di ascolto, la disposizione a voler ricercare insieme con gli altri il bene comune. E questo dovrebbe avvenire sia nel partito in cui si milita, che nei confronti degli altri soggetti politici».
Riferendosi al pensiero di un Padre Costituente, Igino Giordani, che recita così: «L'uniformità sta all'unità, come una mummia sta ad un uomo vivo; e l'unità non va confusa con l'uniformità, in cui la democrazia, che è discussione, sarebbe già cadaverizzata», il professor Fatuzzo commenta: «un politico di tal fatta, – "estremista del dialogo!" – sa bene che bisogna perseguire un'unità che non annulli le diversità, ma che le compendi e le proietti al servizio della società, distinguendo nettamente l'unità dall'uniformità, considerando quest'ultima una caricatura della prima».
Da parte mia ritengo che un tal politico, altresì, espleterebbe il suo mandato camminando "tra la luce del Cielo e i colori della Terra", "parlando poco e lavorando molto", pronto ad essere licenziato, a farsi da parte lasciando il posto ad altri. Mi sembra che riecheggi un po', interpretandolo, il senso dell'articolo del professor Antonello Fortunato pubblicato il 15 settembre su Andria Viva, laddove auspica la "retta intenzione" che dovrebbe animare quanti si candidano ad amministrare le nostre Città.
Tra l'altro, mi ha tanto colpito sentir parlare, in quell'incontro, di "estremisti del dialogo", di donne e uomini, cioè, dal cui impegno in politica emerge una vera e propria "volontà di dialogo".
Questo intento dialogico, spinto fino agli estremi, «si manifesta nell'agire politico – afferma il professor Marco Fatuzzo, già sindaco di Siracusa – attraverso alcuni assiomi del pensiero dialogico: come il concepire "la differenza come dono", il rispetto dell'alterità, la capacità di ascolto, la disposizione a voler ricercare insieme con gli altri il bene comune. E questo dovrebbe avvenire sia nel partito in cui si milita, che nei confronti degli altri soggetti politici».
Riferendosi al pensiero di un Padre Costituente, Igino Giordani, che recita così: «L'uniformità sta all'unità, come una mummia sta ad un uomo vivo; e l'unità non va confusa con l'uniformità, in cui la democrazia, che è discussione, sarebbe già cadaverizzata», il professor Fatuzzo commenta: «un politico di tal fatta, – "estremista del dialogo!" – sa bene che bisogna perseguire un'unità che non annulli le diversità, ma che le compendi e le proietti al servizio della società, distinguendo nettamente l'unità dall'uniformità, considerando quest'ultima una caricatura della prima».
Da parte mia ritengo che un tal politico, altresì, espleterebbe il suo mandato camminando "tra la luce del Cielo e i colori della Terra", "parlando poco e lavorando molto", pronto ad essere licenziato, a farsi da parte lasciando il posto ad altri. Mi sembra che riecheggi un po', interpretandolo, il senso dell'articolo del professor Antonello Fortunato pubblicato il 15 settembre su Andria Viva, laddove auspica la "retta intenzione" che dovrebbe animare quanti si candidano ad amministrare le nostre Città.