Testamento biologico, Boscia: «Confine della vita è il termine naturale»

Convegno a cura dell'AMCI, Mansi: «Medico strattonato tra due scelte»

domenica 2 novembre 2014
A cura di Stefano Massaro
«​Confine della vita è il termine naturale e noi sosteniamo il principio che dal concepimento sino alla fine, la vita va trattata con la sacralità che merita». Le parole del Prof. Filippo Boscia, Presidente Nazionale dell'Associazione Medici Cattolici Italiani, tracciano il sentiero sul quale si è sviluppato il convegno dal titolo Testamento biologico, vita e morte si possono prescrivere?, organizzato dalla sezione andriese dell'AMCI venerdì sera: «Oggi si parla spesso di visione economicistica della vita - ha proseguito nel suo intervento il Prof. Boscia - laddove la vita dell'uomo è considerata solo se di tipo produttivo. Il grande rischio è quello che l'uomo entri nella spirale della rottamazione sociale». Un tema quello del testamento biologico altrimenti detto D.A.T., sempre di stretta attualità e che continua ad esser trattato con differenti visioni in ogni contesto. Per l'AMCI l'appello è a resistere proprio alla spirale della rottamazione sociale: «Credo che bisogna far si che l'uomo resista a questa rottamazione - ha detto ancora il Prof. Boscia - il come è presto detto. L'uomo deve provare a divenire storico, un po' come le auto. Tanti, anzi direi quasi tutte, vengono rottamate ma poi qualche buona auto resiste e diventa storica e tutti la apprezzano. Forse la vita la potremmo paragonare proprio ad un'auto storica ma anche di più».

La visione dei medici, di questo particolare strumento, è la lotta costante tra due differenti posizioni, tra coscienza e scienza, tra scelta ed obiezione: «Al centro di tutto c'è la sofferenza di quei casi limite che poi fanno discutere nelle cronache anche giornalistiche - ha detto il Dott. Gianfranco Mansi, Presidente della sezione AMCI "Sacra Spina" di Andria - quello è il punto di partenza da cui partire per ragionare sui temi bioetici e personali. Il medico si trova davanti ad una scelta molto delicata, stretta tra due posizioni che spesso sono estreme l'una dall'altra. Vi è il suo giuramento di scienza e coscienza ma vi è anche un certo ambito giuridico da rispettare senza dimenticare il riscontro tutto personale dei propri valori. Il medico è, difatto, strattonato tra l'accanimento terapeutico e l'obiezione di coscienza con l'attuazione del presupposto cristiano che la vita è un dono divino e non può essere tolta per decisione di un uomo».

Durante il convengo, particolarmente apprezzati anche gli interventi di Mons. Roberto Massaro, dottore in teologia morale della diocesi di Taranto, che si è occupato della materia etico-religiosa e di Donatella Fracchiolla, consulente legale dell'A.M.C.I. che si è soffermata sui profili legali del tema.
Testamento biologico, Boscia: «Confine della vita è il termine naturale»
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