Strage 12 luglio, sit-in dei parenti davanti al Palazzo di Giustizia
All'indomani del nuovo incidente delle Ferrovie Sud-Est, il procuratore Giannella riceve una delegazione
mercoledì 14 giugno 2017
12.50
Chiedono che finalmente ci sia giustizia per le 23 vittime della strage dei treni del 12 luglio 2016, avvenuto sulla linea della Ferrotramviaria tra Andria e Corato. È quanto chiedono i parenti delle vittime, che stamattina hanno attuato un sit-in davanti il Palazzo di Giustizia di Trani.
Forse una concomitanza, ma probabilmente sollecitati dall'ultimo incidente ferroviario avvenuto ieri nel leccese, nella zona di Gallipoli, dove due treni si sono scontrati perché uno dei due non ha rispettato il semaforo rosso, alcuni rappresentanti dell'ASTIP (l'associazione creatasi dopo la strage del 12 luglio) hanno manifestato con striscioni fuori al Tribunale per sollecitare gli inquirenti a trarre le conclusioni nell'ambito dell'inchiesta, che coinvolge 13 persone. Hanno chiesto di poter parlare con i magistrati che si occupano dell'inchiesta.
Secondo una prima ricostruzione fatta dalla Procura di Trani, a causare quel terribile incidente sarebbe stato un errore umano dovuto all'utilizzo del blocco telefonico (ritenuto dagli inquirenti obsoleto e assolutamente non sicuro) su una linea a binario unico e, da parte dei dirigenti della società Ferrotramviaria, l'aver omesso "la collocazione di impianti e apparecchiature tecnologiche - ipotizza la Procura tranese - deputate alla protezione della marcia dei treni (Blocco Elettrico Automatico ovvero Blocco Conta Assi) idonei a prevenire ed evitare il disastro ferroviario". A undici mesi dell'incidente e con l'inchiesta penale della magistratura tranese ancora in fase di indagini, la tratta ferroviaria resta sotto sequestro.
Ad oggi l'inchiesta vede indagate 13 persone (il capotreno superstite, due capistazione, tecnici e amministratori della società Ferrotramviaria) per i reati, a vario titolo contestati, di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
In particolare ai dirigenti della Ferrotranviaria S.p.A. si contesta, inoltre, di aver contribuito a causare l'incidente, o meglio "di non averlo impedito", commettendo una serie di omissioni relative alla corretta informazione sulle norme che riguardano la sicurezza dei lavoratori e dei fruitori del servizio ferroviario.
Le testimonianze - «Siamo qui oggi - ha detto la moglie di Enrico Castellano, che risiedeva a Torino ed era in Puglia per le vacanze il giorno dell'incidente - sicuramente non per protestare contro l'operato della Procura, su cui non abbiamo molto da ridire. Vorremo un'accelerata dopo l'incidente che si è verificato ieri sera. La cosa che chiediamo è che si blocchino queste linee insicure. La Regione deve intervenire o chi per lei. Ecco perché anche la Procura dovrebbe farsi carico di questo problema serio che sta investendo la Puglia. Siamo nelle mani - ha concluso - di gente che non fa nulla per proteggerci».
«Rivedendo le immagini di ieri - ha detto la madre di un'altra vittima andriese, Jolanda Inchingolo - ho rivissuto gli stessi momenti di quella giornata. Se solo fossero stati installati prima i sensori di sicurezza sui binari, non ci sarebbero stati tutti quei morti, tra cui mia figlia. Chiedo giustizia. Crediamo nella Procura, sappiamo aspettare - ha concluso - ma i responsabili devono avere la giusta condanna anche a nomi di tutti i pendolari che si spostano ogni giorno».
Dal procuratore Giannella- Una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dal procuratore facente funzioni, dottor Francesco Giannella. Tra loro anche la presidente dell'associazione, Daniela Castellano, che nell'individuazione incidente ha perso il padre. Nell'incontro il dott. Giannella ha rassicurato i parenti e spiegato loro come gli uffici inquirenti siano al lavoro e che un'indagine così complessa richieda i suoi tempi.
Forse una concomitanza, ma probabilmente sollecitati dall'ultimo incidente ferroviario avvenuto ieri nel leccese, nella zona di Gallipoli, dove due treni si sono scontrati perché uno dei due non ha rispettato il semaforo rosso, alcuni rappresentanti dell'ASTIP (l'associazione creatasi dopo la strage del 12 luglio) hanno manifestato con striscioni fuori al Tribunale per sollecitare gli inquirenti a trarre le conclusioni nell'ambito dell'inchiesta, che coinvolge 13 persone. Hanno chiesto di poter parlare con i magistrati che si occupano dell'inchiesta.
Secondo una prima ricostruzione fatta dalla Procura di Trani, a causare quel terribile incidente sarebbe stato un errore umano dovuto all'utilizzo del blocco telefonico (ritenuto dagli inquirenti obsoleto e assolutamente non sicuro) su una linea a binario unico e, da parte dei dirigenti della società Ferrotramviaria, l'aver omesso "la collocazione di impianti e apparecchiature tecnologiche - ipotizza la Procura tranese - deputate alla protezione della marcia dei treni (Blocco Elettrico Automatico ovvero Blocco Conta Assi) idonei a prevenire ed evitare il disastro ferroviario". A undici mesi dell'incidente e con l'inchiesta penale della magistratura tranese ancora in fase di indagini, la tratta ferroviaria resta sotto sequestro.
Ad oggi l'inchiesta vede indagate 13 persone (il capotreno superstite, due capistazione, tecnici e amministratori della società Ferrotramviaria) per i reati, a vario titolo contestati, di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
In particolare ai dirigenti della Ferrotranviaria S.p.A. si contesta, inoltre, di aver contribuito a causare l'incidente, o meglio "di non averlo impedito", commettendo una serie di omissioni relative alla corretta informazione sulle norme che riguardano la sicurezza dei lavoratori e dei fruitori del servizio ferroviario.
Le testimonianze - «Siamo qui oggi - ha detto la moglie di Enrico Castellano, che risiedeva a Torino ed era in Puglia per le vacanze il giorno dell'incidente - sicuramente non per protestare contro l'operato della Procura, su cui non abbiamo molto da ridire. Vorremo un'accelerata dopo l'incidente che si è verificato ieri sera. La cosa che chiediamo è che si blocchino queste linee insicure. La Regione deve intervenire o chi per lei. Ecco perché anche la Procura dovrebbe farsi carico di questo problema serio che sta investendo la Puglia. Siamo nelle mani - ha concluso - di gente che non fa nulla per proteggerci».
«Rivedendo le immagini di ieri - ha detto la madre di un'altra vittima andriese, Jolanda Inchingolo - ho rivissuto gli stessi momenti di quella giornata. Se solo fossero stati installati prima i sensori di sicurezza sui binari, non ci sarebbero stati tutti quei morti, tra cui mia figlia. Chiedo giustizia. Crediamo nella Procura, sappiamo aspettare - ha concluso - ma i responsabili devono avere la giusta condanna anche a nomi di tutti i pendolari che si spostano ogni giorno».
Dal procuratore Giannella- Una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dal procuratore facente funzioni, dottor Francesco Giannella. Tra loro anche la presidente dell'associazione, Daniela Castellano, che nell'individuazione incidente ha perso il padre. Nell'incontro il dott. Giannella ha rassicurato i parenti e spiegato loro come gli uffici inquirenti siano al lavoro e che un'indagine così complessa richieda i suoi tempi.