Stop ad aiuto economico a donne incinte, Viviana Di Leo: "Dietrofront che consola ma non rassicura"
Per l'assessora 5 mila euro è un contributo decisamente scarso per chi ha oggettivamente problemi economici tali da decidere di effettuare una IVG
lunedì 24 aprile 2023
10.11
La Regione Puglia ha deciso di sospendere la delibera con cui si dava sostegno economico e psicologico alle donne in gravidanza in difficoltà. Lo annuncia l'assessora al Welfare, Rosa Barone: "Sospendiamo la delibera, non ancora pubblicata, per l'attuazione degli interventi a tutela delle donne in gravidanza in situazioni di difficoltà, per avviare un confronto con tutte le realtà, ripristinare la corretta informazione per non far diventare un tema così importante oggetto di attacchi strumentali". La delibera era stata approvata martedì scorso e prevedeva un aiuto economico alle donne in gravidanza che fossero in difficoltà se avessero portato a termine la gravidanza.
"La Regione Puglia ha sospeso la delibera portata in Giunta regionale con la quale si intende sostenere le donne in stato di gravidanza con 5 mila euro.
Sì, 5 mila euro, un contributo decisamente scarso per chi ha oggettivamente problemi economici tali da decidere di effettuare una IVG.
Mi consola questo dietrofront dell'Assessora al welfare Rosa Barone, ma di certo non mi rassicura.
Aver immaginato un provvedimento simile come misura di "tutela delle donne" in stato di gravidanza è indicativo di quanto sia ancora molto difficile in Italia pensare a delle politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità che tutelino però l'autodeterminazione e la libertà di scelta delle donne.
C'è una legge che dovrebbe andare in questa direzione, la 194/78, una legge che però ancora oggi non viene totalmente garantita e applicata, una legge che dopo quasi 50 anni in cui le politiche di genere sono cambiate, anzi il mondo è cambiato, andrebbe rivista e modificata.
Ma nessuno osa farlo, perché il tema è delicato e perché probabilmente spacca l'opinione pubblica.
È davvero necessario un contributo di 5 mila euro, su base reddituale, per disincentivare l'aborto? Io non credo.
Penso, invece, che prima di immaginare quasi un "contentino" a chi è in difficoltà, sia necessario potenziare i servizi di consultori e centri ospedalieri, in cui non sempre una donna riesce ad accedere in serenità per effettuare una IVG, una scelta personale, intima e delicata sulla quale non dovrebbe esserci il minimo giudizio esterno.
Libertà di scelta significa libertà di decidere senza condizionamenti ed influenze sociali, economiche, culturali e strutturali.
Invece ciò non sempre è garantito. Ancora oggi, purtroppo.
Solo in un secondo momento si possono e si devono immaginare politiche di sostegno a chi un figlio decide di averlo convintamente.
La delibera in oggetto, che ad oggi sembra avere appoggio solo dalla Lega e da Fratelli d'Italia, è certamente discutibile e a mio parere inapplicabile.
Ben venga il confronto con le realtà associative, con i Comitati e le commissioni a tutti i livelli anticipato in una sua dichiarazione dall'assessora Barone, sperando che questa sia la volta buona in cui si decide di affrontare il problema politicamente e con una visione globale tesa alla tutela delle libertà, di tutte le libertà.
In quanto Assessora alle pari opportunità del comune di Andria e con il supporto della neo nata Commissione per le pari opportunità, le politiche di genere e i diritti civili non faremo mancare il nostro apporto", commenta l'assessore Vivina Di Leo.
Sì, 5 mila euro, un contributo decisamente scarso per chi ha oggettivamente problemi economici tali da decidere di effettuare una IVG.
Mi consola questo dietrofront dell'Assessora al welfare Rosa Barone, ma di certo non mi rassicura.
Aver immaginato un provvedimento simile come misura di "tutela delle donne" in stato di gravidanza è indicativo di quanto sia ancora molto difficile in Italia pensare a delle politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità che tutelino però l'autodeterminazione e la libertà di scelta delle donne.
C'è una legge che dovrebbe andare in questa direzione, la 194/78, una legge che però ancora oggi non viene totalmente garantita e applicata, una legge che dopo quasi 50 anni in cui le politiche di genere sono cambiate, anzi il mondo è cambiato, andrebbe rivista e modificata.
Ma nessuno osa farlo, perché il tema è delicato e perché probabilmente spacca l'opinione pubblica.
È davvero necessario un contributo di 5 mila euro, su base reddituale, per disincentivare l'aborto? Io non credo.
Penso, invece, che prima di immaginare quasi un "contentino" a chi è in difficoltà, sia necessario potenziare i servizi di consultori e centri ospedalieri, in cui non sempre una donna riesce ad accedere in serenità per effettuare una IVG, una scelta personale, intima e delicata sulla quale non dovrebbe esserci il minimo giudizio esterno.
Libertà di scelta significa libertà di decidere senza condizionamenti ed influenze sociali, economiche, culturali e strutturali.
Invece ciò non sempre è garantito. Ancora oggi, purtroppo.
Solo in un secondo momento si possono e si devono immaginare politiche di sostegno a chi un figlio decide di averlo convintamente.
La delibera in oggetto, che ad oggi sembra avere appoggio solo dalla Lega e da Fratelli d'Italia, è certamente discutibile e a mio parere inapplicabile.
Ben venga il confronto con le realtà associative, con i Comitati e le commissioni a tutti i livelli anticipato in una sua dichiarazione dall'assessora Barone, sperando che questa sia la volta buona in cui si decide di affrontare il problema politicamente e con una visione globale tesa alla tutela delle libertà, di tutte le libertà.
In quanto Assessora alle pari opportunità del comune di Andria e con il supporto della neo nata Commissione per le pari opportunità, le politiche di genere e i diritti civili non faremo mancare il nostro apporto", commenta l'assessore Vivina Di Leo.