SS. Sacramento: conclusa ieri la festa parrocchiale

Tre giornate, un'occasione per riflettere e ritrovarsi

lunedì 11 giugno 2018
Si è conclusa ieri la tre giorni organizzata dal SS. Sacramento in occasione della festa parrocchiale che ha proposto un ricco palinsesto da venerdì 8 a domenica 10 giugno.

Oltre ai momenti di preghiera, quali messa, adorazione, benedizione eucaristica e processione, non sono mancate le iniziative goliardiche come luna park, teatro e degustazione.

Particolarmente seguita la S. Messa, svoltasi nella Zona INPS preso largo Martiri di via Fani e la successiva processione che si è snodata lungo largo Martiri di via Fani, via G. Rossa, via Martiri di Bologna, Largo Martiri di via Fani, via A. Moro, via Ospedaletto, via Martiri di P.zza della Loggia, via Martiri di P.zza Fontana, via Ospedaletto, via Giovine Italia, v.le Venezia Giulia, via Masini, fino a giungere alla chiesa, in via Saliceti.

"Un momento di aggregazione ma anche un'occasione di riflessione", ha affermato Don Vincenzo Giannelli. "Questa nasce da uno spirito di comunione che, in genere, anima i suoi componenti, tutti, nessuno escluso -continuano anche don Alessandro e il consiglio pastorale parrocchiale-. Sarebbe bello se noi della comunità del SS. Sacramento riuscissimo a percorrere la strada che ci porta gradualmente a modellarci sulle prime comunità cristiane. A pensarci bene, tuttavia, si deve riconoscere che la parrocchia non ha un territorio diverso da quello civile; le due dimensioni, quella civile ed ecclesiale, coincidono nella prospettiva parrocchiale. Si vuole dire, insomma, che i problemi, le ansie, le speranze della comunità civile sono le stesse della comunità ecclesiale e che nella parrocchia trovano un punto d'incontro.

Stando così immersi in questa realtà cittadina, costituita dal territorio della parrocchia che è anche parte della città, come non accorgersi di chi è accanto a noi, con i suoi bisogni e con le sue necessità? Siano o non siano appartenenti alla comunità parrocchiale; siano o non siano credenti e praticanti, come non accorgersi della loro presenza?

Certo possiamo fare finta di non vedere e passare oltre, oppure fare nostro l'atteggiamento di Gesù che "vedendo le folle, ne sentì compassione. Solo uno sguardo diverso dal semplice guardare ci permette di vedere l'altro, conosciuto o sconosciuto, nella sua dignità di uomo o di donna. Il papà della parabola del padre misericordioso quando vede venire verso casa il figlio così sfigurato e malconcio dice il vangelo di Luca fu preso da viscerale compassione.

Solo quando ci si avvicina all'altro si è "feriti" dalla sua sofferenza, dai suoi problemi, dai suoi bisogni e necessità. Solo così si entra nel movimento della com-passione, del sentire e del soffrire con, cioè della misericordia. Infatti, aprendo il cuore all'altro possiamo praticare gesti concreti di accoglienza, cominciando con l'aprire le porte dei nostri appartamenti, con l'accogliere l'altro nella nostra casa, facendo spazio a lui nel nostro spazio, mangiando con lui intorno a una tavola, guardandoci negli occhi, invece di chiuderci dietro porte, muri, barriere, cancelli.

Non ci viene chiesto di fare cose straordinarie ma di fare ciò che possiamo fare: prenderci curadell'altro. Nessun protagonismo della carità, dell'accoglienza deve abitare il nostro cuore, ma una carità intelligente, bella, libera e liberante, creativa…capace di coinvolgere gli altri con gesti di attenzione, aiuto, sostegno, servizio.

Insomma, incamminarci su una strada di prossimità che porti l'altro: il diverso, l'estraneo, l'emarginato, lo scartato… ad entrare nella nostra vita. Gesù Eucaristia, segno della potenza di Dio che si manifesta in un fragile pezzo di pane, benedica i nostri propositi per una comunità sempre più conforme al Vangelo".

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