Spagnoletti Zeuli, riconoscimento Spighe Verdi 2021: «Turismo e valorizzazione produzioni tipiche, arme vincenti per il territorio» 

«Non dobbiamo farci cogliere impreparati per la ripresa che dovrà esserci: tutti facciano la loro parte» 

martedì 26 gennaio 2021
«Ho colto con piacere e soddisfazione, insieme alla notizia che per il terzo anno di fila, la Città di Andria ha ottenuto il riconoscimento del FEE delle "Spighe Verdi", le dichiarazioni della Sindaca Bruno sul rilievo che la nostra agricoltura ha avuto, per l'ottenimento del brillante punteggio raggiunto. Non meno importante è la considerazione che è necessario proseguire nel percorso di valorizzazione di questo settore primario, che è la quintessenza della storia sociale ed economica di questo territorio».

Il Cavaliere del Lavoro Onofrio Spagnoletti Zeuli, Presidente onorario di Confagricoltura Puglia ed imprenditore agricolo, portavoce dell'associazione Restart, plaude a questo nuovo riconoscimento per la Città di Andria e con esso alla rilevanza del comparto primario.

«La Foundation for Environmental Education Italia e Confagricoltura hanno creduto fermamente che "Spighe Verdi", possa rappresentare un concreto strumento di valorizzazione del nostro patrimonio rurale, in cui coesistono, splendidamente, risorse naturali e culturali, volano di sviluppo dell'economia e dell' occupazione.
In tante parti della vecchia Europa, pensiamo alla Francia o a regioni come la Toscana o l'Umbria, è possibile vivere "in presa diretta" un turismo rurale attrattivo per il territorio ed allo stesso modo interessante per le tradizioni enogastonomiche in esso racchiuse.
Questa parte della nostra Puglia, ed Andria in particolare, ha un ambiente ed un paesaggio veramente unici: una sana ruralità in simbiosi perfetta con una costa ricca di un mare incomparabile.

Questa pandemia dovrà pur finire ed io credo che non dobbiamo farci cogliere impreparati per la ripresa che dovrà esserci: ce lo dice la storia, ce lo ricordano economisti che, dopo un periodo di crisi mondiale, si innesca un meccanismo di positive coincidenze che rimettono in moto lo sviluppo di un Paese.
La nostra agricoltura, le produzioni tipiche, i borghi rurali quali Montegrosso o Troianelli sono le nostre carte vincenti, cuori pulsanti del Parco Nazionale dell'alta Murgia. Se sappiamo valorizzare ciò che abbiamo nel nostro tessuto economico, possiamo pensare a percorsi di richiamo per una fetta di turisti che amano, visitando luoghi sconosciuti, apprezzarne le loro peculiarità. Una fetta sempre maggiore di questo turismo è rappresentata dall'Asia. L'appeal che hanno i prodotti dell'agroalimentare in questa parte del mondo sta crescendo sempre più: se sapremo offrire con le nostre cattedrali, beni artistici e monumenti di richiamo come Castel del Monte, dei percorsi di promozione verso il benessere ed il miglioramento della qualità della vita, allora avremo intrapreso la strada giusta. Bene l'adesione di Andria alla rete dei Borghi della Salute. I nostri antenati, del resto non sbagliavano quando per curarsi da acciacchi o postumi d'interventi, si riparavano nelle campagne. Oggi dobbiamo pensare alle grandi potenzialità insite nei percorsi di benessere quali le camminate tra gli olivi, l'equitazione e le ciclovie sulla nostra Murgia e ai tanti altri sport sempre più diffusi, da praticare all'aria aperta.

Ma credo che Andria potrà essere anche Comune capofila di queste ed altre iniziative di tal genere, tenuto conto che siamo a livello europeo considerati una delle capitali dell'olio extra vergine d'oliva di qualità. Le nostre foreste sono le distese di ulivi, che silenziosamente, da secoli e secoli ci regalano tanta peculiarità salutistica: con l'olio d'oliva, quantità smisurate di ossigeno, abbattendo considerevolmente quel C02 che sta asfissiando il pianeta.
Ci sono parti del pianeta, dove a fronte del disboscamento che sta devastando polmoni verdi come l'Amazzonia, si stanno realizzando nuovi rimboschimenti. Inoltre, nelle altre democrazie occidentali, le industrie devono acquisire dei bonus ecologici, per via delle emissioni nocive che sprigionano dai loro stabilimenti, ma per farlo devono chiedere l'aiuto degli agricoltori. Oltre che essere i custodi della habitat rurale, saremo presto coloro che dovranno garantire, con le proprie colture la stessa sopravvivenza del pianeta: i nostri ulivi secolari sono a dimostrare come questa storia millenaria è nel nostro DNA.

Allora bene così, rimbocchiamoci tutti le mani e ognuno faccia la sua parte: le istituzioni provvedano a creare la logistica opportuna, a tessere quegli accordi virtuosi tra territori e Nazioni che con le risorse previste per la rivoluzione verde ed il turismo contenute nel Recovery plan, rappresenteranno le basi su cui ricostruire la nostra economia reale. Noi operatori del territorio, con le nostre produzioni, le coltivazioni esistenti, sapremo dare quel valore aggiunto che permetterà a questo territorio il giusto riconoscimento, atteso da tempo ma mai giustamente ottenuto».