Solennità di San Giuseppe e Festa del Papà: “E io vivrò per Lui, la mia discendenza Lo servirà…”

Riflessione di don Ettore Lestingi, Presidente della Commissione Liturgica diocesana

mercoledì 19 marzo 2025
Caro papà, oggi è la tua festa e, se per un anno intero hai vissuto ed operato forse nella indifferenza o, peggio ancora, nel ritenere così scontata e quasi dovuta la tua presenza, a tal punto da essere ignorato, oggi il mondo si accorge di te, l'attenzione di tutti è rivolta a te, con la speranza che Tu non sia solo un pretesto per fare festa. Oggi è la tua festa, dunque auguri, papà! In molti e in diversi posti ti faranno gli auguri: sul posto di lavoro, al bar, per strada. Ma la parola auguri ha un sapore tutto particolare risuonando sulle labbra di chi, grazie al quale, sei papà: tuo/a figlio/a.

E tu ringrazia Dio per questo privilegio, perché sai che non è da tutti esserlo! Chiediti: con la parola auguri cosa ti sta chiedendo tuo/a figlio/a? Auguri significa: sostenere dal basso, reggere, governare (da cui autorità) e quindi ti chiede di essere un punto di riferimento, una roccia, un porto sicuro dove poter attraccare la barca della propria esistenza quando il mare è in tempesta, poter dire, negli smarrimenti della vita: "C'è papà!" A volte, sia per gli orari del tuo lavoro o per lo stile di vita dei tuoi figli sembri un'ombra nella vita della tua famiglia, quasi un fantasma. Ma sapere che ci sei e poter vivere alla tua ombra è già una gran bella cosa.

C'è un papà nella storia, Giuseppe, che ha vissuto la sua paternità nell'ombra: di lui non si conosce una parola, un pensiero, nemmeno il suono della sua voce. Eppure da 2000 anni si parla di Lui, del suo essere esemplare, modello di paternità a cui ispirarsi. Perché? Perché è stato un padre "putativo" cioè credibile e perciò creduto. Non ha avuto bisogno di palare: parlava il suo corpo. Lavorando, ha insegnato il valore del lavoro. Obbedendo, ha insegnato il rispetto delle regole. Amando, ha insegnato l'amore fedele e liberante. Ma soprattutto, credendo, ha insegnato a credere in Dio. Quando sarai vecchio o "sazio di giorni", per che cosa vorresti essere ricordato da tuo/a figlio/a? Per le cose che gli o le hai lasciato in eredità? Ma queste sono soggette all'usura del tempo. Passando queste, passa anche il ricordo di te.

Allora per che cosa vuoi continuare a vivere nella memoria di tuo/a figlio/a? Ti auguro che il solco che tu possa segnare nella memoria di tuo/a figlio/a sia l'amore, perché: "credo che alla fine del viaggio non ti sarà chiesto chi sei stato o quanti soldi hai guadagnato, ma quanto amore, quanta bellezza c'è in più dopo il tuo passaggio su questa terra" (S. Cristicchi). E ti auguro di comprendere che di questo amore, sorgente inesauribile è Dio, di cui tu sei stato chiamato ad essere immagine e riflesso. E l'eredità più bella che ti auguro di lasciare a tuo/a figlio/a, come bene, l'Unico Bene della vita, sia Dio, quel Dio che hai servito e che ora consegni a chi esiste non solo dopo di te, ma soprattutto grazie a te.

Auguri, papà!