Sistema Trani, accuse anche per il magistrato Scimé
Lo riferisce l'Ansa: avrebbe preso 75mila euro
martedì 23 aprile 2019
21.52
Il magistrato Luigi Scimè, già sostituto procuratore a Trani ed ora in servizio alla Corte d'appello di Salerno, avrebbe ricevuto dall'imprenditore Flavio D'Introno 75mila euro in tre diverse tranche per alcuni procedimenti penali che lo vedevano direttamente coinvolto. Per questo la Procura di Lecce contesta al magistrato il reato di corruzione in concorso con i suoi colleghi Antonio Savasta (che dopo l'arresto si è dimesso alla magistratura) e Michele Nardi, con l'imprenditore D'Introno, con il poliziotto Vincenzo Di Chiaro e con l'avvocato Simona Cuomo.
Gli episodi ricostruiti dai magistrati salentini, anche grazie alle dichiarazioni rese dopo l'arresto da alcuni co-indagati, riguardano quattro diversi procedimenti penali istruiti dalla Procura di Trani tra il 2012 e il 2016. In una occasione Scimè, preparando la requisitoria con Savasta di un processo a carico di D'Introno del quale era titolare, formulò - secondo l'accusa su esplicita richiesta di Nardi - "richiesta parziale di assoluzione e di condanna per una parte dei reati per i quali i magistrati ritenevano di poter giungere ad una declaratoria di prescrizione nelle successive fasi di giudizio", ottenendo in cambio 30 mila euro. In un altro processo chiese il rinvio a giudizio per calunnia nei confronti di due accusatori di D'Introno (ottenendo una presunta tangente di 15 mila euro).
Ancora, chiese l'archiviazione di due procedimenti relativi all'incendio di due ville di proprietà della moglie dell'imprenditore e al danneggiamento di una delle due ville (in cambio di 30 mila euro complessivi), "sì da favorire D'Introno il quale aveva interesse ad una rapida liquidazione dell'indennizzo da parte dell'assicurazione". (ANSA).
Gli episodi ricostruiti dai magistrati salentini, anche grazie alle dichiarazioni rese dopo l'arresto da alcuni co-indagati, riguardano quattro diversi procedimenti penali istruiti dalla Procura di Trani tra il 2012 e il 2016. In una occasione Scimè, preparando la requisitoria con Savasta di un processo a carico di D'Introno del quale era titolare, formulò - secondo l'accusa su esplicita richiesta di Nardi - "richiesta parziale di assoluzione e di condanna per una parte dei reati per i quali i magistrati ritenevano di poter giungere ad una declaratoria di prescrizione nelle successive fasi di giudizio", ottenendo in cambio 30 mila euro. In un altro processo chiese il rinvio a giudizio per calunnia nei confronti di due accusatori di D'Introno (ottenendo una presunta tangente di 15 mila euro).
Ancora, chiese l'archiviazione di due procedimenti relativi all'incendio di due ville di proprietà della moglie dell'imprenditore e al danneggiamento di una delle due ville (in cambio di 30 mila euro complessivi), "sì da favorire D'Introno il quale aveva interesse ad una rapida liquidazione dell'indennizzo da parte dell'assicurazione". (ANSA).